20/04/2006, 00.00
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Gujarat: l'Alta Corte annulla gli arresti senza cauzione, "strumenti di repressione"

di Nirmala Carvalho

Il gesuita Cedric Prakash esprime "soddisfazione per un ordine che mette un limite alle intimidazioni usate sempre più spesso dall'autorità contro gli attivisti per i diritti umani".

Godhra (AsiaNews) – L'Alta Corte del Gujarat ha stabilito oggi, 20 aprile, che sono illegali gli ordini di arresto che non prevedono la cauzione, emanati dall'autorità giuridica per lo più contro gli attivisti per i diritti umani che cercano la verità sulla "Carneficina del Gujarat", il massacro operato quattro anni fa da "ignoti" contro la comunità musulmana.

"Soddisfazione" è stata espressa al riguardo da padre Cedric Prakash - direttore di Prashant, Centro gestito dai gesuiti che si occupa di diritti umani, giustizia e pace – che spiega: "Con questa sentenza, la Corte ha stabilito con chiarezza come non possa essere emanato un ordine di arresto che non prevede la cauzione: un'arma di intimidazione usata sempre più spesso dall'autorità contro gli attivisti per i diritti umani".

Dopo la carneficina di stampo etnico-religioso che ha sconvolto il Gujarat nel corso del 2002, padre Prakash si è interessato della situazione nella zona. Il gesuita è molto noto per il suo impegno a favore dei diritti umani: il presidente indiano gli ha conferito il premio Kabir Puraskar "per il suo impegno, teso a promuovere la pace e l'armonia etnico-religiosa nel Paese".

Ha da poco tempo visitato Lunawada - villaggio del distretto di Panchmahal dove a dicembre sono stati ritrovati i resti di alcune delle vittime degli scontri – e, tornato dal viaggio, ha ricevuto minacce ed intimidazioni al fine di convincerlo ad interrompere la sua ricerca della verità e della giustizia per le vittime e le loro famiglie.

"Gli arresti – spiega – sono compiuti contro coloro che si sono interessati del massacro di Pandharwada [nel quale più di 40 persone sono state uccise, anche se ufficialmente i morti sono 21 ndr]. La decisione di privare del diritto alla cauzione non è nulla di meno che un tentativo di intimorire le vittime, che hanno già sofferto delle violenze di massa all'epoca ed hanno perso i loro cari". Padre Prakash fa parte di una Commissione composta da 17 membri dal nome "Cittadini per la giustizia e la pace", che ha creato il "Tribunale dei cittadini preoccupati" i cui risultati sono stati poi riuniti in un voluminoso rapporto intitolato "Crimini contro l'umanità".

Secondo le denunce contenute nel rapporto, la polizia di Lunawada, sotto la pressione degli alti dirigenti della pubblica sicurezza e del governo, continua a intimidire le vittime e gli attivisti per i diritti umani per cercare di insabbiare le accuse di occultamento in fosse comuni dei cadaveri di coloro che sono morti nel 2002.

L'ordine di arresto era stato spiccato contro Mehboob Rasul Chauhan, Habib Rasul Saiyed, Sikander Abbas Shaikh, Kutubsha  Ayubsha Diwan e Gulam Ghani Kharadi, vittime sopravvissute al massacro, ma anche contro Shri Rais Khan, membro dei "Cittadini per la Giustizia e la Pace".

"Questo tipo di intimidazione – conclude il gesuita – mostra con chiarezza la voglia di vendetta a senso unico della polizia del Gujarat, che ha ottenuto degli ordini di arresto senza cauzione nonostante il fatto che non vi fosse alcun ordine che chiedesse la carcerazione di queste persone".

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