25/05/2005, 00.00
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Hariri lancia la "battaglia per il cambiamento" del Libano

Il presidente Lahoud invita a partecipare alle elezioni per consentire il mutamento nel Paese; la lotta con Israele deve continuare fino al raggiungimento di una "pace giusta" che preveda anche il rientro dei palestinesi.

Beirut (AsiaNews) -. "Cambiamento" è la parola d'ordine lanciata alla vigilia delle elezioni sia dal presidente libanese Emile Lahhoud, che da Saad Hariri, figlio del leader ucciso e capo di uno dei raggruppamenti che partecipano alle votazioni. Hariri, in un'intervista ad AsiaNews parla di "battaglia per il cambiamento" che deve coinvolgere la giustizia, la lotta alla corruzione ed il completamento dell'autogoverno del Paese, dopo quasi 30 anni di presenza delle truppe siriane.

Dal canto suo il presidente Lahhoud, in un messaggio diffuso per il quinto anniversario della liberazione del sud del Paese dall'esercito israeliano, afferma che i libanesi debbono "lavorare insieme" per "accelerare il movimento per il cambiamento" e per questo li esorta a "partecipare personalmente" alle prossime votazioni. "Voi – prosegue il messaggio – date legittimità alle istituzioni e voi avete da dire la vostra, senza che interessi particolari soffochino la vostra voce. La vostra unità ha potuto liberare il Paese, ora essa potrà ugualmente imporre il cambiamento".

Riferendosi poi alla legge elettorale sostiene che se "è stato impossibile elaborare una nuova legge, ciò dovrebbe costituire un buon motivo per spingere i cittadini ad andare a votare per il cambiamento" ed anche se "abbiamo l'impressione che esso incontri difficoltà, bisogna sapere che avverrà presto".

Lahhoud ha poi affermato che il Libano è il solo Paese arabo che si sia liberato dell'esercito israeliano senza scendere a compromessi e che la lotta contro lo Stato ebraico dovrà continuare fino a quando non sarà possibile avere una pace giusta , attraverso "la liberazione dei detenuti, il riconoscimento del diritto dei palestinesi al ritorno ed il rifiuto della loro collocazione in Libano".

Saad Hariri conferma che "la battaglia per il cambiamento" è già cominciata, ma sostiene che ci sono "numerose parti" che tentano di opporsi al mutamento. Per questo "essa non sarà facile come alcuni credono". A giudizio del leader di 'Al Moustakbal', "il Libano ha cominciato ad autogovernarsi: questa è la nuova realtà e questa è l'occasione che dobbiamo cogliere". "Abbiamo ottenuto – ha detto poi - la sostituzione dei capi dei servizi di sicurezza: era l'operazione più difficile, ma ciò non vuol dire che il processo di cambiamento si deve fermare: in futuro dovrà toccare tutti i simboli della corruzione politica ed amministrativa". Il cambiamento infatti, a suo parere, "non avverrà senza una riforma sia in campo politico che amministrativo". Secondo Hariri il problema della corruzione trae origine dalla "tutela", l'intervento dei servizi di sicurezza negli affari dello Stato e la protezione politica assicurata agli elementi corrotti dell'amministrazione. "Dobbiamo riformare la giustizia, che è la colonna vertebrale della riforma amministrativa e di una politica di incoraggiamento degli investimenti nei diversi settori; non c'è dubbio che la messa in opera di una giustizia equa ed integra avrà l'effetto di una frustata al settore privato, moltiplicherà le occasioni di lavoro per i giovani e quindi rilancerà l'economia".

"La corruzione – evidenzia Hariri – non riguarda solo l'Amministrazione: c'è anche una corruzione politica che tocca la gestione degli affari del Paese ed i bisogni dei cittadini. Ci sono, ad esempio, numerosi progetti vitali, finanziati da istituzioni e fondi internazionali, dal valore stimato di 1,5 miliardi di dollari che sono fermi da troppo tempo, a causa di una decisione politica arbitraria, con nefaste ripercussioni sui libanesi. Per non parlare dei deliberati ritardi nella concessione dei permessi per costruire nel centro di Beirut e per numerosi progetti turistici in altre località del Paese, che hanno impedito movimento di investimenti". Hariri, che ieri ha incontrato il nunzio apostolico Luigi Gatti, si impegna a sostenere "il settore privato" attraverso l'adozione di una legislazione che "abbatta gli ostacoli".

Intanto, sempre ieri, il generale Michel Aoun in una conferenza stampa tenuta a Rabieh ha dichiarato che "c'è tempo" per concludere un'alleanza con Hariri, mentre è caduta la possibilità di accordo con Walid Jomblatt. (Y.H.)

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