03/09/2009, 00.00
NEPAL
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Himalaya “vulnerabile” ai cambiamenti climatici

di Kalpit Parajuli
Dieci delegazioni, tra cui Cina e India, tentano di affrontare il problema della fragile regione himalayana e si preparano alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima il prossimo dicembre a Copenhagen.

Kathmandu (AsiaNews) – Si sono conclusi il 2 settembre a Kathmandu i lavori della Conferenza regionale sui cambiamenti climatici (Regional Climate Change Conference) iniziata il 31 agosto. Evento principale della tre giorni l’incontro dal titolo “da Kathmandu a Copenhagen: una visione per affrontare il rischio del cambiamento climatico e la vulnerabilità dell’Himalaya”, che ha visto la presenza dei principali paesi dell’Asia centrale e del sud, tra cui Cina e India, colossi economici del continente. Obiettivo dell’incontro la pianificazione di un’agenda comune in vista della 15ma Conferenza Onu sul clima, che si terrà in dicembre a Copenhagen.

Inaugurando la manifestazione, il primo ministro nepalese Madhav Kumar Nepal ha affermato che “i Paesi sviluppati e in via di sviluppo stanno vivendo difficoltà e problemi a causa della crisi globale. Il Nepal essendo situato in un ecosistema fragile e delicato risulta particolarmente vulnerabile”. Egli sottolinea soprattutto il rischio di impoverimento idrico della regione himalayana, che da sola fornisce acqua a oltre 700 milioni di persone.

Lo svizzero Andreas Shield, direttore generale del Centro internazionale per l’integrazione sviluppo montano (ICIMOD) di Kathmandu, mette in guardia i governi a “comprendere la necessità di dichiarare la regione come punto nevralgico per il cambiamento del clima”. Shield si riferisce alla devastante siccità che da luglio sta colpendo la regione himalayana.

I dati che si registrano sono allarmanti. In Nepal il raccolto di orzo ha fatto segnare una perdita rispetto al 2008 di oltre 133mila tonnellate, costringendo 3,4 milioni di persone a ricorrere ad aiuti umanitari. Nell’India dieci stati hanno dichiarato l’emergenza in 246 distretti e si stima un calo della produzione di riso pari al 10% . In Cina la siccità coinvolge invece ben dieci regioni da nord a sud e rischia di vanificare la raccolta autunnale di cereali (70% della produzione annuale).   

In questo contesto il premio Nobel per la pace 2007 Mohan Munasinghe, personalità di spicco dell’evento, dichiara che “i Paesi ricchi hanno la necessità di ridurre i loro consumi mentre i Paesi in via di sviluppo devono regolare i propri standard di emissione su livelli più bassi di quelli mantenuti finora dall’Occidente”.

Nonostante l’importanza dei temi affrontati e l’entusiasmo mostrato dai partecipanti alcuni organizzatori della Conferenza denunciano la mancanza nelle delegazioni di persone qualificate. Infatti tra esse non vi sono ministri. L’ex ministro nepalese per le risorse idriche, Ganesh Shah, tra i principali sostenitori dell’evento, afferma che “la conferenza avrebbe avuto un maggiore impatto con la presenza di delegazioni ministeriali di alto livello”. Egli ha anche sottolineato l’importanza di una vera collaborazione tra i Paesi della regione asiatica per “formare un'unica voce e che tutte le nazioni dovrebbero avere un peso decisionale”.

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