08/11/2005, 00.00
hong kong - Cina
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Hong Kong, i leader cristiani sosterranno le manifestazioni per la democrazia

Le riforme proposte dal governo giudicate "inutili e non democratiche" . I cristiani invitano a partecipare alla marcia del 4 dicembre per il suffragio universale.

Hong Kong (AsiaNews/Scmp) – I leader delle comunità cristiane di Hong Kong hanno chiesto ieri al governo di ritirare il pacchetto di riforme costituzionali - "inutile e non democratico" - ed hanno invitato la popolazione ad unirsi alla marcia di protesta a favore del suffragio universale prevista per il 4 dicembre.

L'autorità esecutiva ha proposto infatti al Consiglio Legislativo un pacchetto di riforme che prevede la nomina di consiglieri distrettuali da parte del governo: saranno questi a nominare il capo dell'esecutivo ed i deputati del Consiglio Legislativo. Ma da anni nel territorio la popolazione domanda il suffragio universale e l'elezione diretta del governatore. I piccoli ritocchi proposti dal governo valgono soltanto per le elezioni del 2007 e del 2008: d'altra parte, Pechino ha escluso che ad Hong Kong si parli di suffragio universale dopo il 2008.

Il Movimento democratico ha indetto una marcia di protesta per il 4 dicembre, per chiedere al capo dell'esecutivo di non esitare e concedere il voto a tutta la popolazione.

Dimostrando grande unità, i leader cristiani - fra cui il vescovo cattolico mons. Joseph Zen Ze-kiun ed il presidente delle Chiese metodiste, il rev. Ralph Lee Ting-sun - hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. "In nessun modo – ha detto il presule cattolico – questa proposta del governo porterà al suffragio universale. E' completamente inutile". Il vescovo ha poi sottolineato che Donald Tsang Yam-kuen, il capo dell'Esecutivo del Territorio, ha poca libertà d'azione sull'argomento a causa delle pressioni di Pechino, ma ha aggiunto che il popolo "dovrebbe levarsi e far conoscere al governo centrale la propria proposta".

Il reverendo Lee ha ricordato che in passato Hong Kong ha sempre tenuto manifestazioni pacifiche e che Pechino non deve temere le aspirazioni democratiche del territorio, che non danneggeranno le relazioni bilaterali. "Se non usciamo a combattere per una riforma migliore – ha detto – il futuro progresso democratico diverrà grigio e spoglio".

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