06/07/2015, 00.00
HONG KONG – CINA
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Hong Kong, il movimento di Occupy “non verrà punito dalla sicurezza nazionale”

L’ex “ministro della Giustizia” del Territorio, oggi ai vertici dell’Assemblea nazionale del Popolo cinese, spiega che il movimento democratico non minaccia la sicurezza interna della Cina continentale e quindi non rientra nei parametri della nuova, repressiva legge varata da Pechino. Esenti anche coloro che marciano per chiedere la fine del dominio comunista: “Solo persone che cantano slogan”.

Hong Kong (AsiaNews) – I 79 giorni di occupazioni e dimostrazioni pacifiche riunite sotto il nome di “Occupy Central with Peace and Love” non rientrano nei margini d’azione della nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata dalla Cina continentale. Lo ha dichiarato Elsie Leung Oi-sie, ex “ministro della Giustizia” del Territorio e oggi vice presidente della Commissione Basic Law dell’Assemblea nazionale del Popolo cinese.

Secondo la Leung “la nuova legge [molto contestata per gli eccessivi poteri concessi alla pubblica autorità ndr] fornisce un quadro per definire cosa sia la sicurezza nazionale. È sbagliato pensare che possa colpire le attività portate avanti da un piccolo gruppo di cittadini di Hong Kong. La legge infatti previene e punisce quegli atti che minacciano la sicurezza nazionale, e in questa definizione rientrano azioni che organizzano, pianificano e mettono in atto minacce alla sicurezza. Non è il caso degli aderenti ad Occupy”.

La giurista ha spiegato alla Commercial Radio che si tratta di una valutazione di tipo legale: “Quella gente mirava a cambiare una decisione legale. Non è un atto che cerca in qualche modo di rovesciare la Commissione permanente dell’Anp o il sistema politico della nazione”. Si tratta “di una questione interna a Hong Kong: hanno fatto pressioni per cambiare una decisione politica, ma non hanno chiesto alla popolazione di organizzarsi o prendere le armi per rovesciare questa scelta”.

Il riferimento della Leung è alla bozza di riforma elettorale per Hong Kong, presentata nell’agosto del 2014 dalla Commissione permanente dell’Assemblea nazionale del Popolo di Pechino e identica a quella ribadita dall’esecutivo del Territorio. In pratica, il governo centrale cinese voleva scremare gli sfidanti alla carica di Capo dell’Esecutivo e “concedeva” al Territorio la possibilità di scegliere fra due o tre candidati vagliati da una commissione elettorale composta da membri vicini alla Cina.

Dopo il pronunciamento cinese, decine di migliaia di persone hanno deciso di aderire al movimento pacifico “Occupy Central with Peace and Love”, che per mesi ha tenuto in scacco il governo locale chiedendo una vera riforma in senso democratico. Il 17 giugno 2015, il Consiglio legislativo del Territorio ha respinto con soli 8 voti a favore la proposta di Pechino.

Nei margini della nuova legge non rientrano neanche coloro che ogni anno marciano a Hong Kong per chiedere una revisione sul massacro di piazza Tiananmen e la fine del dominio del Partito comunista in Cina: “Sono soltanto persone che urlano slogan, non violano i parametri di legge”. 

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