16/09/2013, 00.00
HONG KONG – CINA – ONU
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Hong Kong, la Chiesa si appella all’Onu: Fermi la repressione religiosa in Cina

La Commissione Giustizia e Pace della diocesi ha inviato un documento al Comitato che deve valutare i progressi di Pechino nel campo della libertà religiosa. Nel testo si evidenziano storture e violazioni eclatanti, dalle ordinazioni episcopali illecite alla tortura e sparizione del clero fedele al Papa. Un appello affinché la Cina “interrompa queste attività rivolte contro il suo stesso popolo”.

Hong Kong (AsiaNews/Se) - La Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Hong Kong ha chiesto al Comitato Onu per la Revisione periodica della libertà religiosa in Cina di spingere affinché Pechino aderisca davvero ai principi espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e della Convenzione internazionale per i diritti civili e politici. Il governo cinese ha firmato entrambi i documenti.

La richiesta formale è stata presentata il 18 luglio ed è stata presa in esame dall'audizione preliminare il 2 settembre. La Revisione periodica è prevista per il 22 ottobre. La Commissione diocesana ha sottolineato che altri 4 sacerdoti della comunità cattolica non ufficiale sono stati arrestati nel mese di agosto: questi vanno ad accrescere la lista di coloro che sono già detenuti in varie parti della Cina.

Nel documento inviato all'Onu, la Commissione denuncia: "Le autorità cinesi hanno imposto politiche religiose e di partecipazione politica che sono contrarie ai principi e alla pratica della fede cattolica, e hanno violato in maniera grave i diritti umani". Queste politiche sono alla base della divisione interna alla Chiesa cattolica cinese, che si è spezzata in due gruppi: uno che si è registrato presso l'Associazione patriottica dei cattolici cinesi e un altro che si è rifiutato di farlo. Questo "ha provocato dolore e sofferenza all'interno della Chiesa".

Il testo denuncia come sia la comunità registrata (o "ufficiale") sia quella non registrata (o "non ufficiale) abbiano sofferto a causa di queste politiche, che sono definite "una violazione ai diritti umani". Inoltre viene sottolineato come diversi sacerdoti abbiano subito sorveglianza illegale, arresti domiciliari, detenzione o rapimenti; siano stati chiusi in maniera illegale in stanze di albergo, costretti a partecipare a classi di educazione politiche, conferenze o attività religiose contrarie agli insegnamenti della Chiesa e infine persino torturati e abusati nei loro diritti fondamentali.

Anche i fedeli cattolici hanno subito la restrizione (o la privazione) della libertà di associazione, a volte costretti a unirsi a gruppi governativi e, di conseguenza, abbiano subito violazioni alla propria libertà religiosa: "Tutto questo ha creato non solo una distorsione nella libertà religiosa dei fedeli, ma persino nella loro libertà personale". La Commissione sottolinea che tutto questo è in aperto conflitto con l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e con l'articolo 18 della Convenzione internazionale per i diritti civili e politici.

Le autorità cinesi "hanno agito in modo da dividere la comunione della Chiesa cinese" e come dice la Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa cinese "comunione e unità sono elementi essenziali e integrali della Chiesa cattolica". Inoltre, il testo evidenzia come la spinta di Pechino per una Chiesa indipendente dalla Santa Sede sia una aberrazione religiosa che nega la sua stessa natura: "La proposta di una Chiesa simile nella sfera religiosa è incompatibile con la dottrina cattolica".

Il testo accusa poi l'Associazione patriottica di manipolare le questioni relativa alla Chiesa in una maniera contraria alla dottrina cattolica con la scusa di "salvaguardare l'autonomia della Chiesa cinese auto-gestita". Questo avviene "piazzando i vescovi sotto la propria autorità invece che sotto quella papale, un comportamento che viola l'autonomia e la naturale maniera d0essere della Chiesa". I cattolici cinesi "sono frustrati per il modo in cui vengono manipolati dall'Associazione patriottica e dall'Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici, organizzazioni che sono poco più che marionette che avallano le decisioni del governo".

Il rapporto inviato all'Onu scende poi nei particolari sul modo in cui le autorità hanno costretto nel 2010 i vescovi a partecipare ai raduni di entrambe queste organizzazioni e di come siano stati rapiti quei sacerdoti che si sono rifiutati, costretti poi a partecipare a classi di studio politico in case "protette". Nella lista delle violazioni ci sono le ordinazioni episcopali illecite del 2010 e del 2012, e il racconto di come alcuni sacerdoti siano stati rapiti dalla polizia e costretti con la forza a partecipare a diverse fasi di questo procedimento contro la loro volontà.

Si parla poi del veto imposto nel 2012 dal governo alla normale amministrazione della diocesi di Wuhan (provincia dell'Hebei), quando fu impedito ai sacerdoti di assumere i ruoli che erano stati assegnati loro nel corso di normali procedimenti diocesani. In quella diocesi venne anche imposto un cambiamento di personale amministrativo.

La denuncia sottolinea come la Cina stia sovvertendo il significato dell'attività religiosa, che diventa così attività patriottica. Nel testo vengono nominati otto fra vescovi e sacerdoti che sono detenuti in maniera illegali da anni o persino decenni. Altri che sono stati torturati attraverso pestaggi o privazione del sonno. Due di loro che sono rimasti disabili permanenti per questi trattamenti. Si tratta - dice la Commissione - "di una violazione diretta degli articoli 5 e 7 dei documenti menzionati sopra".

In conclusione, la Commissione Giustizia e Pace chiede al Comitato dell'Onu di premere affinché il governo cinese indaghi in maniera seria su queste torture contro il popolo cinese; ricompensi e si scusi con i feriti; interrompa questi atti inumani contro di loro. E chiede all'Onu di fare in modo che le autorità cinesi interrompano queste violazioni alla libertà religiosa, rispettino le autorità cattoliche e permettano loro di esercitare in maniera libera il proprio mandato, portando avanti le normali pratiche e attività religiose senza ulteriori interferenze.

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