31/12/2007, 00.00
CINA
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Hu Jintao riflette sulla libertà religiosa. Una considerazione

di Angelo Lazzarotto
Un fatto passato quasi inosservato: il Politburo ha dedicato una sessione alle religioni, con un intervento del segretario generale, dove si valorizza il contributo delle religioni alla “società armoniosa”. La valutazione di un conoscitore della Chiesa cinese.

Milano (AsiaNews) -  Il Partito comunista cinese si sta aggiornando  in fatto di libertà religiosa? E’ ancora un semplice interrogativo, in attesa che gli sviluppi della prassi attuata in Cina nei confronti delle religioni lo possano confermare.

A motivare la nostra speranza, è intervenuto un fatto inedito di notevole importanza. Il 18 dicembre scorso, per la prima volta della storia della Nuova Cina, in una seduta plenaria dell’intero Politburo del Partito Comunista Cinese, è stato trattato formalmente anche il tema della religione, superando la pregiudiziale negativa propria dell’ideologia ufficiale.

Non si è trattato di uno degli ormai frequenti convegni destinati ad aggiornare i funzionari del Partito addetti alla supervisione delle religioni sulle specifiche problematiche che questo delicato “lavoro” comporta. Qui, nel secondo plenum del Politburo, seguito al 17° Congresso, sono stati convocati i più alti funzionari del Partito, sui quali ricade la responsabilità di riformulare, eventualmente, la “politica” da attuare.

Come rivelava il giorno seguente un breve comunicato dell’agenzia Xinhua, lo stesso segretario generale del Partito e presidente della Repubblica Hu Jintao vi ha svolto un intervento programmatico, sottolineando il ruolo positivo della religione nella costruzione di una società armoniosa, e chiedendo al Partito di prestare maggiore attenzione a questo contributo positivo della religione. Il tema della promozione dell’armonia sociale, particolarmente caro al presidente Hu, ha toccato i rapporti con gli altri “partiti democratici”, con le minoranze etniche, con le religioni, e con i vari strati sociali, per lo sviluppo economico e sociale.

Le versioni inglese e cinese del comunicato della Xinhua accentuano espressioni diverse del discorso, ma non contengono alcuna delle abituali riserve ideologiche sui pericoli che la pratica religiosa può nascondere. “Dobbiamo comprendere bene, ha detto Hu, i nuovi problemi e sfide (poste) al trattamento delle questioni religiose, per farlo in modo corretto”. E’ rilevante il fatto che, a parlare al Plenum, sia stato invitato il prof. Zhuo Xinping, direttore dell’Istituto delle Religioni mondiali nell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino, che si è laureato in un istituto teologico della Germania, oltre al prof. Mu Zhongjian, della stessa Accademia delle scienze sociali, esperto di Confucianesimo e delle religioni tradizionali cinesi.

L’interrogativo posto in apertura si coniuga con il sincero auspicio che il nuovo anno 2008 porti un coraggioso ripensamento della politica religiosa nella Repubblica Popolare Cinese, permettendo anche alla minoranza dei cattolici di esprimere al meglio il proprio contributo alla armonia sociale.

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