13/10/2011, 00.00
INDIA – VATICANO – ASSISI 2011
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I Baha’i in pellegrinaggio ad Assisi: educazione, ecologia e dialogo contro il fondamentalismo

di Nirmala Carvalho
A.K. Merchant, amministratore nazionale della comunità indiana Baha’i, sottolinea i temi che porterà al 25mo incontro mondiale per la pace di Assisi, il prossimo 27 ottobre. Un’intervista di AsiaNews.
Mumbai (AsiaNews) – Il prossimo 27 ottobre si terrà l’incontro dei leader religiosi mondiali per la pace di Assisi. Quest’anno ricorre il 25mo anniversario dell’evento, celebrato per la prima volta nel 1986 da Giovanni Paolo II. Per l’occasione, Benedetto XVI presenzierà un incontro speciale con alcuni rappresentanti delle principali religioni del mondo. Tra gli invitati, anche A.K. Merchant, amministratore nazionale ed ex segretario generale della comunità indiana Baha’i: una religione che riconosce tutti i fondatori della grandi religioni come annunciatori di un unico Dio e predica l’umanità come una singola razza, senza distinzioni etniche o religiose. Merchant si è detto “molto sorpreso e felice” di aver ricevuto l’invito. Oltre all’impegno con la comunità Baha’i, Merchant lavora nel campo nell’ambiente e delle energie rinnovabili. Temi, questi, che spera di affrontare alla Giornata di Assisi, perché “cambiare è possibile, se ci si impegna a farlo”. Di seguito, l’intervista esclusiva di AsiaNews.

Sig. Merchant, per lei quanto è importante l’evento di Assisi?

Rispetto al Summit sulla terra di Stoccolma nel 1972 – e di quello successivo a Rio de Janeiro nel 1992 –, oggi qualcosa è cambiato. Il mondo è consapevole dei cambiamenti climatici, della devastazione diffusa, degli stili di vita malsani. Il problema delle risorse in esaurimento è ormai noto. Il mondo si è reso conto degli squilibri ecologici e della devastazione in atto. Sullo sfondo di questi eventi, l’appello del Santo Padre è molto significativo e una necessità urgente del nostro tempo. Unire questo a San Francesco d’Assisi lo rende ancora più importante, soprattutto per le nuove generazioni.

A dieci anni dall’11 settembre, cresce la radicalizzazione. Quanto è urgente l’invito del papa?

Tra la popolazione cresce l’insicurezza, provocando l’ascesa del radicalismo e del fanatismo in molti ambienti della società. Le persone cercano disperatamente di aggrapparsi a qualcosa, per assicurarsi una maggiore sicurezza per le loro vite e il loro futuro. Vogliono che la loro comunità non venga danneggiata. Alcuni si impegnano nel tentare di mantenere lo status quo, altri vogliono annullare ciò che ha provocato loro grandi ingiustizie. Per fermare questo, i leader religiosi devono cercare di trasmettere alle loro comunità i messaggi positivi che emergono da incontri come quello di Assisi.

Secondo la fede Baha’i, molti conflitti avvengono perché i capi di alcune comunità religiose instillano il pregiudizio. È per evitare questo che dobbiamo fare attenzione ed essere cauti: in quello che diciamo e facciamo; come ci comportiamo; come ci relazioniamo con gli altri credenti. Inoltre, credo nel ruolo dei mass media: se sosterranno iniziative positive come questa, possiamo sperare in un cambio di rotta.

È una sfida su più fronti: un processo che coinvolge sistemi educativi, mass media e leader politici e religiosi. Bisogna prendere e attuare le decisioni, perché tutti conoscano i risultati.

L’India ha un ricco patrimonio spirituale ed è la culla delle quattro religioni più importanti del mondo. Tuttavia, il tessuto pluralista del Paese è fatto a pezzi e cresce la politicizzazione della religione. Una sua riflessione.

Nel Paese si sta diffondendo il dialogo multireligioso, multietnico e multilingue. In molti lavorano per costruire la pace, per non dimenticare la nostra cultura pluralistica e multireligiosa di tolleranza.

Purtroppo, la radicalizzazione è il risultato di una piccola minoranza che ha interesse a sfruttare le emozioni della maggioranza. La classe politica deve lavorare per costruire la nazione, ma spesso non guarda oltre la vittoria elettorale. È triste che il nostro sistema di governo sia così minato, tanto da non garantire gli interessi e la sicurezza della gente comune.

Anche i leader religiosi, che dovrebbero servire la gente, a volte giocano con i sentimenti dei loro fedeli. Sono poche le guide religiose che affrontano certe sfide con la loro comunità.

L’istruzione riveste un ruolo fondamentale nel promuovere comprensione, tolleranza e amicizia tra tutte le nazioni e i gruppi razziali, etnici o religiosi. L’educazione materiale deve andare di pari passo con l’educazione spirituale e lo sviluppo morale.

Nella maggior parte dell’India, non c’è discriminazione religiosa: tutti cercano l’amicizia e il sostegno dell’altro, a prescindere dalle differenze. Ma a volte pettegolezzi ed elementi maliziosi possono distruggere la pace. Si deve tornare ai testi originali dei fondatori delle religioni per comprendere i loro insegnamenti.

La scintilla del divino è in ogni essere umano. Non possiamo cambiare la storia, ma possiamo sviluppare un’unità culturale abbandonando il fanatismo e il fondamentalismo. Possiamo cercare una vita permeata di valori, piuttosto che diventare schiavi della cultura del consumismo o preda di una violenza insensata.

L’India è un Paese dove lo spirito di armonia e la mutua coesistenza sono reali, e con il sostegno dei media, di leader religiosi e politici motivati possiamo fare molto per promuovere la pace e l’armonia. Si può fare del bene con consapevolezza ed educazione. Con la volontà e l’impegno, cambiare è possibile. 
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