17/12/2003, 00.00
iraq
Invia ad un amico

"I cristiani sotto Saddam soffrivano persecuzione"

di Lorenzo Fazzini
Intervista a mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei latini

Verona (AsiaNews) - Ora che il tiranno è sotto chiave, vengono a galla senza paura le esperienze di sofferenza e di persecuzione dei cristiani irakeni ai tempi di Saddam Hussein.

Ne parla ad AsiaNews monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad per i cattolici latini: "Anche se in Occidente si parlava di Stato laico per il regime di Saddam, la società civile era retta dalla legge islamica, con gravi conseguenze per i non musulmani".

In Occidente si citava Tareq Aziz, vicepresidente cristiano, come esempio di situazione positiva per i cristiani….

Tareq Aziz non era viceministro perché cristiano, ma perché era un grande amico di gioventù di Saddam, con il quale aveva compiuto anche alcune stragi nei loro primi anni di azione. Aziz era salito nella scala politica irakena solo perché amico di Saddam. Devo dire che spesso come minoranza cristiana ottenevamo concessioni non da Aziz, ma da altri ministri musulmani. Ricordo ad esempio il caso di un libro di scuola che riportava dichiarazioni offensive nei confronti della religione cristiana: Aziz non fece nulla di fronte alle nostre proteste. Solo un ministro musulmano ordinò che quel libro venisse ritirato dalle scuole. Inoltre, quando Tarek Aziz incontrò il Papa, poco prima della guerra, il suo atteggiamento sprezzante scandalizzò i cristiani….

Quali conseguenze porta sulle religioni la fine del regime di Saddam?

È finito il tempo della coesistenza orizzontale – schiacciati dallo stesso potere - fra diversi gruppi religiosi, ma non è avvenuto il passaggio a una accettazione interiore della convivenza fra diversi. Un musulmano non parlerà mai male di un cristiano in sua presenza, ma questo non vuol dire che è convinto della convivenza con una fede diversa dalla sua. L'Autorità provvisoria ha soppresso il Ministero degli Affari religiosi; ora c'è un Consiglio religioso per gli sciiti, uno per i sunniti, e uno per le minoranze cristiane. Questo cambiamento sta però mettendo in crisi i rapporti tra i cristiani: nel Consiglio per le minoranze, ad esempio, ci sono tre rappresentanti caldei, ma nessun ortodosso. Inoltre, queste rappresentanze vengono spesso vissute più in termini di appartenenza etnica, che religiosa e ciò crea problemi.

Che strascichi ha lasciato la politica repressiva di Saddam sulle confessioni religiose?

Nessuna comunità religiosa in Iraq oggi sa cosa significhi la libertà; imparare cos'è la libertà è dunque la grande sfida per le religioni oggi in Iraq. Ad esempio, ci stiamo confrontando con il grande attivismo delle sette evangeliche, che sono ben protette politicamente e hanno grandi risorse economiche: fanno azioni di proselitismo, infastidiscono e indispettiscono fortemente i musulmani, che rischiano così di rispondere col fondamentalismo.

L'islam iracheno rischia il fondamentalismo?

Il fondamentalismo sta penetrando con forza nella società irachena. Le faccio l'esempio delle scuole: i bambini vengono educati in modo molto stretto, e spesso arrivano a dire ai loro compagni cristiani: "Tu sei cristiano e andrai all'inferno perché solo noi musulmani andremo in paradiso".

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Cattolico di Mosul ucciso dopo il rapimento. La famiglia aveva pagato un riscatto
29/08/2010
Mons.Sako, così è cambiato in Iraq il rapporto tra cristiani e Islam
01/10/2008
Libertà di religione per tutti: in Oriente, ma anche in Europa
05/07/2007
Funerali del prete siro-ortodosso, decapitato a Mosul
12/10/2006
Sempre più difficile la sopravvivenza per i cristiani dell'Iraq
12/10/2006


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”