20/02/2009, 00.00
TIBET - CINA - STATI UNITI
Invia ad un amico

I tibetani chiedono alla Clinton di premere su Pechino per evitare un massacro

C’è molta preoccupazione per la dura repressione in atto, con persecuzione di ogni dissenso e condanne ad anni di carcere. Gruppi pro-Tibet si appellano alla Clinton perché intervenga presso il governo cinese, da cui oggi è in visita, e chieda con forza una diversa politica.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Condannati a lunghe pene altri 4 tibetani della contea di Kardze. Secondo i gruppi pro-Tibet, sono ancora centinaia i tibetani in carcere per le proteste del 2008. Questi gruppi si appellano al Segretario di Stato Usa Hillary Clinton perché intervenga presso  il governo cinese e prevenga un possibile imminente massacro.

Ieri il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy ha rivelato la condanna a pene tra 9 e 10 anni di carcere di due suore di un gruppo di 55 arrestate durante le proteste nella contea di Kardze il 14 maggio 2008. Pure condannati a tre anni di carcere ciascuno Dorjee Tashi e Ngawang Tashi, di 18 anni, per le proteste del marzo 2008.

Ieri gruppi pro-Tibet hanno chiesto alla Clinton, che stasera sarà a Pechino, di premere perché termini la repressione militare nella regione.

Tenzin Dorjee, vicedirettore di Studenti per un Tibet libero (Sft), osserva che “la Clinton arriva in Cina mentre il governo cinese sta drammaticamente aumentando l’aggressione contro il popolo tibetano… Ella e molti leader Usa hanno fatto forti dichiarazioni a sostegno del Tibet, è tempo che trasformino le loro parole in azioni e chiedano una risoluzione negoziata tra la Cina e il Dalai Lama, come parte integrale dei rapporti Usa-Cina”.

Negli ultimi giorni le autorità cinesi hanno proibito agli stranieri di entrare in Tibet e in zone limitrofe di etnia tibetana e vi hanno molto aumentato la presenza militare.

Nella contea di Lithang (Sichuan) il 15 e il 16 febbraio molti tibetani sono scesi in piazza per invocare il ritorno del Dalai Lama e per invitare a non festeggiare il Capodanno tibetano che cade il 25 febbraio in protesta contro la repressione cinese. I soldati hanno picchiato i dimostranti con bastoni e hanno arrestato almeno 24 persone, le autorità hanno ordinato la chiusura di negozi e alberghi dal 17 febbraio, la polizia ha pattugliato le strade e arrestato chiunque avesse i vestiti sporchi di sangue o avesse partecipato alle proteste.

Kate Woznow, leader di Sft, ammonisce che “le forze cinesi si stanno preparando a una sanguinosa repressione escludendo testimoni indipendenti, vietando la zona agli stranieri e rendendo impossibile l’accesso ai giornalisti”. A marzo ricorrono i 50 anni dalla fuga in esilio del Dalai Lama e dalla sanguinosa repressione delle proteste del 2008. “Siamo molto preoccupati – prosegue la Woznow – che nelle prossime settimane ci saranno molti arresti e forse uccisioni. Chiediamo al Segretario Clinton di dire in modo inequivocabile ai leader cinesi che la loro politica dura deve finire”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Negozi aperti a capodanno, per protesta contro le autorità cinesi
26/02/2009
Per la festa del Capodanno tibetano, le autorità cinesi bloccano internet
23/02/2009
Fa paura alla Cina la protesta dei tibetani di non festeggiare il Capodanno
16/02/2009
I tibetani non festeggiano il capodanno, in memoria dei massacri del 2008
27/01/2009
Premier tibetano in esilio: cresce la tensione in Tibet, il Dalai Lama è preoccupato
02/03/2009


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”