24/08/2016, 14.36
SIRIA - TURCHIA
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I turchi invadono Jarablus: col pretesto della lotta all’Isis, Ankara mira ai curdi

di Pierre Balanian

Mezzi di terra hanno invaso la cittadina oltreconfine, in pieno territorio siriano. Ankara "vuole colpire i miliziani dello Stato islamico", ma i jihadisti hanno già lasciato l’area. L’obiettivo turco sono i curdi siriani e bloccare la nascita di una enclave autonoma. Nell’area si gioca la partita delle alleanze e si consuma il braccio di ferro fra Stati Uniti e Turchia. 

Jarablus (AsiaNews) - L’esercito turco ha invaso la città di Jarablus, poco oltre il confine in pieno territorio siriano; l’area è circondata dai mezzi di Ankara, che hanno attaccato la zona per colpire i miliziani dello Stato islamico (SI). Tuttavia, fonti locali riferiscono che i jihadisti sono fuggiti da tempo e si moltiplicano, di contro, i morti fra la popolazione civile, colpita dai bombardamenti che hanno preceduto l’invasione, con i cadaveri abbandonati ai margini delle strade.

Intervistato da una tv araba un abitante di Jarablus chiamato Sabri Osman riferisce di “soli 13 membri di Daesh” [acronimo arabo per lo Stato islamico] tuttora “presenti” in città; l’invasione turca prosegue e la zona nord è distrutta. 

Fonti locali spiegano che i mezzi dell’esercito di Ankara sono entrati da ovest e da nord e hanno circondato l’area. L’invasione turca è pressoché completa. I bombardamenti delle scorse ore, aggiungono le fonti, erano “fittizi” perché la gran parte dei jihadisti “era già fuggita”. 

Nelle prime ore della mattinata di oggi, in risposta ai bombardamenti turchi di ieri, sono partiti dei missili da Jarablus in direzione del confine, che hanno colpito il villaggio turco di Karkamish. Ankara ha ordinato l’evacuazione completa degli abitanti di Karkamish e di altri sei villaggi limitrofi. 

A Karkamish sorge una base delle milizie siriane anti-governative e da giorni attraverso un passaggio segreto al confine turco si assiste ad un passaggio di armi e uomini, in preparazione all’attacco di terra di oggi contro Daesh a Jarablus.

Al momento è in atto una vera e propria gara per chi potrà occupare per primo Jarablus e cacciare le milizie di Daesh, che hanno controllato la città con la protezione della Turchia fino a poco tempo fa, ovvero fino a poco prima del fallito golpe contro Erdogan. La città è ambita anche dai curdi siriani, coadiuvati da esperti di guerra americani, dal cosiddetto Esercito libero siriano (Free Syrian Army, composto non da ex militari dell’esercito regolare siriano ma da milizie organizzate dalla Turchia) e dall’esercito di Damasco. Da pochi giorni sullo scenario di Jarablus si è affacciata anche la Turchia. 

L’imminente sconfitta di Daesh a Jarablus, ultima roccaforte dell’Esercito Islamico al confino siro-turco, a questo punto è inevitabile; si tratta solo di scoprire il “quando” e “da parte di chi”. Sui siti jihadisti emergono proclami di resistenza feroce a oltranza; tuttavia, abitanti locali parlano di fuga dei combattenti del Califfato, che si stanno stanziando intorno a Jarablus. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i familiari dei combattenti di Daesh si sono già trasferiti fuori città e si trovano a El Bab, nei pressi della Capitale del “Califfato” Raqqa.

Fonti di AsiaNews a Beirut riferiscono che ieri 15 esperti militari americani si sono recati alle linee di demarcazione con Jarablus, per uno studio del terreno che si stende da Zor Mghar fino al villaggio di Shuyukh, verso ovest, con lo scopo di fissare il fronte di battaglia nellaa zona. La battaglia di terra è imminente. A Jarablus prima della guerra vivevano 100mila abitanti (l’ultimo cristiano, un armeno ortodosso, è stato ucciso da Daesh l’anno scorso), composti all’80% da arabi, 10 % di turkmeni, 5% di armeni cristiani e 5% di curdi. La città è caduta sotto il controllo dello SI nel 2014 e dai 100mila abitanti iniziali si è passati ai 4500 di oggi, governati da 40 capi di Daesh.

Ankara è fortemente preoccupata che la città di Jarablus possa cadere sotto il controllo dei curdi siriani, ultimo tassello mancante per completare il mosaico di una provincia autonoma curda in Siria. Con il sostegno, secondo la stampa turca, degli Stati Uniti. Il governo turco più che combattere contro Daesh intende impedire ai curdi di occupare la zona e per questo motivo appoggia il Free Syrian Army. Esso è composto da 400 combattenti di Failaq El Sham, e Liwaa al Sultan Murad (Unità del Sultano Murat), Harakat,  Nur el Din Al Zinki e Ahrar el Sham (I Liberi di Damasco). Tutti agenti sotto il marchio dell’Fsa.

I combattenti di Daesh a Jarablus sono composti da due gruppi: un gruppo che opera sotto il comando dei servizi segreti turchi, il cosiddetto Comando dei gruppi uniti dell’Eufrate, che fa parte dell’Esercito libero siriano, guidato da un colonnello fuoriuscito dall’esercito regolare siriano, Yussef Al Hader, morto ad Aleppo nell’Accademia della fanteria per mano del Fsa. E un secondo gruppo di combattenti fuoriuscito dai primi perché troppo dipendenti della Turchia e che si è unito al gruppo armato Kassad sotto la guida di Abdel Sater Al Jader. Eletto il 22 agosto scorso capo del Consiglio militare di Jarablus, Abdel Satter Al Jader è stato assassinato in circostanze misteriose poche ore dopo aver diramato un comunicato nel quale invitava a proteggere la zona contro le ingerenze di Ankara. Egli aveva accusato la Turchia di aver inviato nei giorni scorsi a Jarablus molti esponenti di Daesh attraverso i vari passaggi con la Turchia. 

La battaglia di Jarablus non sarà soltanto una questione di controllo territoriale bensì un vero e proprio braccio di ferro fra Stati Uniti e Turchia. L’aviazione statunitense sorvola e bombarda posizioni di Daesh a Jarablus, ma secondo fonti curde raccolte a Beirut, gli Usa potrebbero colpire anche le fazioni degli uomini armati del cosiddetto Esercito libero siriano. La battaglia è iniziata, le alleanze stanno cambiando. 

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