02/08/2019, 12.17
SIRIA
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Idlib: ‘calma prudente’ dopo la tregua di Damasco. Primo passo dopo la lettera del Papa

Il governo ha annunciato un cessate il fuoco dopo mesi di violenze da entrambi i fronti. L’obiettivo è applicare l’accordo di de-escalation del settembre 2018. Vescovo siriano: “Segnale in direzione della pace”, ma non deve essere sfruttato da jihadisti e ribelli per “riorganizzarsi”. Ad Astana nuovo round di colloqui allargato a Iraq, Giordania e Libano. 

Aleppo (AsiaNews) - Nella regione di Idlib, epicentro nelle ultime settimane di una escalation di violenze fra l’esercito governativo e i gruppi ribelli e jihadisti che controllano l’area, da questa mattina vige un clima di “calma prudente”. A riferirlo sono fonti locali, secondo le quali l’annuncio del cessate il fuoco da parte del governo di Damasco nella serata di ieri sembra tenere e dopo tre mesi di scontri e bombardamenti anche la popolazione civile sembra beneficiare di questa tregua. 

Con un annuncio a sorpresa, Damasco ha interrotto l’offensiva nella provincia nord-occidentale, sotto il controllo dei miliziani di Hayat Tahrir al-Cham, emanazione di al-Qaeda in Siria, e contesa con altri gruppi ribelli. Un cessate il fuoco “condizionato” al fatto che sia “applicato” l’accordo sulle zone di de-escalation del conflitto raggiunto nel settembre 2018 fra Russia e Turchia

“Ogni segnale che va in direzione della pace, per noi è un elemento molto importante e una fonte di speranza” sottolinea ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen. “Ci auguriamo però - aggiunge il prelato - che non accada quanto avvenuto già in passato, quando questi tentativi di cessate il fuoco sono serviti solo a jihadisti e ribelli per riorganizzarsi”. Questo, aggiunge, “è il nostro timore” ma “oggi accogliamo la buona notizia della tregua, che permetterà di risparmiare vite umane”. 

Idlib era uno dei punti al centro della lettera di papa Francesco ad Assad, una missiva fonte di critiche e apprezzamenti anche all’interno della comunità cristiana siriana. “Non abbiamo potuto leggere il testo - racconta mons. Georges - e non possiamo sapere se vi è un legame fra la lettera e la tregua nella zona”. Tuttavia, ogni azione in direzione della pace intrapresa dal pontefice ha sempre un grande valore e può aver contribuito al buon esito dei dialoghi.

“Il governo siriano e lo stesso presidente Assad - ricorda il prelato - sono i rappresentanti legittimi dello Stato e con loro si deve dialogare per ricostruire il futuro. Non dimentichiamo che anche in questi ultimi giorni sono piovute bombe e mortai su Aleppo, Hama, su cittadine cristiane e musulmane. Bisogna fermare chi alimenta e rifornisce questi gruppi che agiscono solo in nome di una violenza” che finisce per impoverire sempre più la popolazione civile. 

L’annuncio della tregua giunge in concomitanza con il 13mo round di colloqui di Astana, capitale del Kazakhstan oggi ribattezzata Nur-Sultan, fra Mosca, Ankara e Teheran, ai quali partecipano per la prima volta anche delegati da Iraq, Giordania e Libano. “Speriamo che questi incontri - sottolinea il vicario di Aleppo - possano servire ad allentare le tensioni e mettere fine alle violenze”.

L’obiettivo degli incontri in Kazakhstan è dare piena applicazione all’accordo di quasi un anno fa e mettere fine ai bombardamenti che hanno centrato negli ultimi tre mesi la provincia di Idlib e parte dei territori di Aleppo, Hama e Latakia. Esso prevede una sostanziale suddivisione del controllo del territorio, parte del quale va ai jihadisti e ribelli, mentre l’altra resta sotto il governo di Damasco. A separare i due fronti una zona “de-militarizzata”.

L’escalation delle violenze, dopo il moderato ottimismo dei mesi scorsi verso una soluzione a lungo termine del conflitto, è confermata anche dall’ultimo bilancio pubblicato dalle Nazioni Unite che parla di quasi 800 vittime e 400mila sfollati nella sola Idlib negli ultimi tre mesi. Gli attacchi dell’esercito siriano, sostenuto da Mosca, contro obiettivi terroristi e jihadisti hanno innescato un nuovo esodo a Idlib, ma situazioni di criticità si stanno registrando anche nelle province circostanti.

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