28/04/2010, 00.00
BHUTAN
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Il Bhutan debutta al vertice del South Asia, ma si dimentica dei profughi nepalesi

di Nirmala Carvalho
Per la prima volta nella sua storia il piccolo regno ospita il Summit della South Asian Association for Regional Cooperation e si apre al mondo. Non cambia però la situazione di oltre 80mila profughi di origine nepalese, da quasi 20 anni costretti a vivere nei campi profughi. Karma Dupto, dissidente bhutanese in esilio spiega ad AsiaNews la situazione dei rifugiati e afferma:”Siamo sempre meno fiduciosi che il rimpatrio avverrà in tempi brevi”.

Timphu (AsiaNews)Conservazione dell’ambiente, cambiamenti climatici, prevenzione dei disastri naturali e incremento del commercio. Sono queste alcune delle tematiche del 16° summit della South Asian Association for Regional Cooperation (Saarc), iniziato oggi a Timphu capitale del Bhutan. Al vertice, dal titolo “Verso una verde e felice Asia del Sud (Towards a Green and Happy South Asia), partecipano i primi ministri di Afghanistan, Bangladesh, India, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka. Il summit festeggia quest’anno i suoi 25 anni di fondazione e di impegno nell’affrontare le problematiche della regione attraverso la mutua collaborazione tra i Paesi.

Oltre al rilievo internazionale il Saarc del 2010 segna anche una tappa fondamentale per il piccolo regno himalayano. Esso ospita l’evento per la prima volta, dopo anni di isolamento volontario dal mondo e ancora tante contraddizioni da risolvere. Tra queste spicca il problema degli oltre 80mila cittadini di origine nepalese dagli anni 90’ rinchiusi nei campi profughi al confine con il Nepal. Essi sono stati espulsi dal Paese tra il 1977 e il 1991 durante la campagna di nazionalizzazione portata avanti da re Jigme Singye Wangchuck, che mirava alla costituzione di uno stato buddista privo di influenze esterne.

AsiaNews ha raccolto la testimonianza di Karma Dupto, segretario del Druk National Congress, movimento politico bhutanese in esilio in India.   

"Il summit del Saarc sarà un’ottima vetrina per mostrare la cultura bhutanese, le bellezze naturali e l’ospitalità della sua popolazione, ma sfortunatamente per i profughi, non c’è ancora speranza per il rimpatrio. Di recente il governo ha espresso il desiderio di riaccogliere i rifugiati, ma questa è solo una tattica per perdere tempo. Il governo del Bhutan è solo interessato ad accoglierne un piccolo numero per ragioni demografiche".

"Lettere spedite dai rifugiati bhutanesi ai leader del Saarc con la richiesta di rimpatrio non sono una novità. Ma in ogni occasione esse non sono state ascoltate e non si sono mai viste azioni concrete. Infatti, una delle principali caratteristiche del Saarc è quella di non interferire negli affari interni dei suoi membri, per evitare il commento della comunità internazionale. Siamo sempre meno fiduciosi che il rimpatrio avverrà in tempi brevi. Ma nonostante ciò, siamo molto orgogliosi per il nostro Paese che ospita per la prima volta il vertice del Saarc e per di più nel suo 25° anniversario. Siamo anche felici dell’opportunità data agli stranieri di visitare e conoscere meglio il nostro Paese e la nostra gente".

"Da un altro punto di vista, notiamo che la comunità internazionale si trova d’accordo solo sul fatto che il rimpatrio di tutti i rifugiati avverrà dopo il 2012 quando 80mila persone saranno sistemate nei Paesi occidentali. In questi anni sono già 30mila i rifugiati fatti espatriare in occidente e di recente il governo del Nepal ha emesso oltre 8mila nuovi visti di espatrio". 

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