24/07/2009, 00.00
IRAQ
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Il Kurdistan domani al voto, si prevede una conferma per Barzani

Verranno eletti il presidente e i 111 componenti dell’assemblea. Vigilia carica di tensione. Il nuovo esecutivo dovrà affrontare questioni difficili, in primo luogo la controversia con le autorità centrali per i diritti sul petrolio e poi la sovranità su Kirkuk.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Vanno alle urne, domani, i 2,5 milioni di abitanti della regione autonoma del Kurdistan, per scegliere il nuovo presidente e i 111 membri dell’assemblea. In corsa 24 partiti e cinque aspiranti presidenti. In realtà, circa 100mila persone ganno già votato: militari e agenti di polizia.
 
Le previsioni della vigilia parlano di una conferma per l’attuale presidente Massud Barzani e di una larga vittoria per il suo Kurdistan Democratic Party (KDP) e il Patriotic Union of Kurdistan (PUK) del presidente iracheno Jalal Talebani, che, dopo essersi per decenni contesa la preminenza nela regione, hanno presentato questa volta un’unica lista, ma con molti volti nuovi, per dare una positiva immagine di rinnovamento.
 
Il voto, che arriva sei mesi dopo quello del resto dell’Iraq, cade in un momento di particolari tensioni ed è stato preceduto da episodi di terrorismo ritenuti ad esso collegati, come alcuni attacchi a chiese.
 
In gioco ci sono questioni importanti, in primo luogo la richiesta dei curdi di veder incluse nella loro regione 16 aree disputate, tra le quali  Nineveh e Diyala e soprattutto Kirkuk. Quest’ultima è al centro di un ricco campo petrolifero e il greggio è già al centro di contrasti tra il governo locale e quello nazionale. All’inizio di giugno, i curdi hanno concluso importanti contratti per la vendita del “loro” petrolio, suscitando la contestazione del governo di al-Maliki, secondo il quale tali operazioni sono possibili solo con l’approvazione delle autorità nazionali. La controversia ha avuto toni molto aspri, al punto di far temere che potesse sfociare in un conflitto.
 
Per risolvere la questione di Kirkuk, i curdi - che definiscono la zona storicamente curda - chiedono un referendum, al quale sono contrari arabi e turkmeni, le altre due principali componeni della popolazione.
 
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