26/04/2019, 12.50
TIBET – CINA
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Il Panchen Lama compie 30 anni: da 24 è scomparso

Il “numero 2” del buddismo tibetano, riconosciuto dal Dalai Lama, è stato sequestrato dalle autorità comuniste quando era soltanto un bambino. Una marcia pacifica ne chiede il rilascio, mentre i leader politici tibetani chiedono a Pechino spiegazioni e notizie sulla sua sorte.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – La comunità tibetana in esilio celebra oggi il 30esimo compleanno del Panchen Lama, “numero 2” del buddismo tibetano rapito dalle autorità comuniste quando era soltanto un bambino. In India – Paese che ospita la diaspora tibetana più numerosa del pianeta – una marcia pacifica ne chiede il rilascio a Pechino.

Oltre mille persone sono partite ieri da Salugara, nel West Bengal, con lo scopo di camminare almeno 25 chilometri al giorno. Pregando e cantando, i manifestanti vogliono arrivare a Mysore (Bangalore). La marcia è del tutto pacifica: i dimostranti offrono ai passanti dei manifesti in cui spiegano la situazione di Gendun Choekyi Nyma, definito “il più giovane prigioniero di coscienza al mondo”.

I leader tibetani hanno chiesto formalmente a Pechino notizie sulla sua sorte. Lobsang Sangay, presidente dell'Amministrazione centrale tibetana (il “governo” della diaspora in India), ha aperto le celebrazioni a Dharamsala pregando per la sua salute e il suo rilascio.

Gedhun Choekyi Nyima fu catturato con la sua famiglia dalle autorità cinesi il 17 maggio 1995, tre giorni dopo essere stato riconosciuto come Panchen Lama dall’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso. Per il buddismo tibetano, il Panchen Lama è importante perché ha il compito di riconoscere la nuova rinascita del Dalai Lama, dopo la sua morte.

Da quando scomparve con la sua famiglia, non ci sono più state notizie sul destino di Nyima. Inutili le richieste delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni e agenzie per i diritti umani di fargli visita, con costanza rigettate da Pechino. Due anni fa, un membro del governo cinese aveva affermato che il Panchen Lama “sta vivendo una vita normale e non vuole essere disturbato”.

Il rapimento del giovane ha dimostrato la volontà del governo comunista di interferire nelle linee dinastiche del buddismo tibetano. La selezione dei lama reincarnati nelle aree cinese del Tibet già oggi è sottoposta all’approvazione di Pechino. Spesso gli insegnanti di alto grado spesso scelti fra i “lama patriottici”, su cui la Cina può fare affidamento che non chiederanno l’indipendenza tibetana dal governo cinese.

La Cina sta cercando di assicurarsi la scelta del monaco che sostituirà l’attuale Dalai Lama dopo la sua morte. In risposta all’ingerenza di Pechino, Tenzin Gyatso negli ultimi anni ha teorizzato che lui potrebbe essere l’ultimo Dalai Lama oppure che la sua reincarnazione potrebbe essere scelta da una sorta di “conclave” composto dai maggiori abati buddisti della diaspora.

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