25/01/2013, 00.00
RUSSIA
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Il Patriarca Kirill “silenzia” le voci critiche all’interno della Chiesa russa

di Nina Achmatova
Divieto di parlare con la stampa o tenere blog ai sacerdoti che “non sono in grado di fare gli interessi della Chiesa”. Kirill chiede di "evitare interviste" a uno dei sacerdoti che si erano espressi a favore del perdono alle Pussy Riot.

Mosca (AsiaNews) - All'interno della Chiesa russo-ortodossa è in atto una campagna di "silenziamenti mirati" contro sacerdoti che esprimono in pubblico posizioni critiche rispetto al Patriarcato. A raccontarlo sono i media russi, come il quotidiano Novaya Izvestia e l'agenzia Interfax-Religia, che hanno parlato con l'arciprete Georgi Mitrofanov (v. foto), professore presso l'Accademia ecclesiastica di San Pietroburgo. L'anno scorso l'arciprete si era espresso controcorrente, rispetto ai vertici ecclesiastici, sul caso Pussy Riot. A febbraio, la band punk femminista aveva inscenato una performance anti-Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, attirandosi le ire del Patriarca Kirill che non si è mai espresso a favore della loro scarcerazione, nonostante siano entrambe madri di bambini piccoli. Per quell'esibizione, due delle cinque ragazze stanno scontando due anni di campo di lavoro.

Secondo quanto riferito da Mitrofanov, le gerarchie ecclesiastiche non hanno gradito i suoi commenti con la stampa e a novembre gli hanno chiesto di non parlare più con i giornalisti. "Forse la situazione cambierà dopo Pasqua", ha detto. La primavera scorsa, il sacerdote aveva definito la reazione della Chiesa alla performance delle Pussy Riot come "politica" e ne aveva auspicato la scarcerazione su cauzione. All'epoca le ragazze erano in custodia cautelare in attesa del processo, che ad agosto le ha poi condannate per "teppismo motivato da odio religioso". Mitrofanov aveva suggerito, parlando con una radio di San Pietroburgo, che fosse lo stesso Patriarcato a pagare la cauzione "in modo che queste femministe che hanno dimenticato di essere madri, possano tornare dai loro bambini". Il sacerdote si era spinto oltre, denunciando un diffuso comportamento in "stile sovietico" tra i rappresentanti del clero russo e aveva messo in dubbio che, con posizioni così intransigenti verso la società, si potesse elevare l'autorità della Chiesa nel Paese.

Il servizio stampa del Patriarcato di Mosca ha spiegato che non vi è stata alcuna disposizione ufficiale dall'alto nei confronti di Mitrofanov e che si è trattato solo di una "raccomandazione fattagli dal Patriarca in privato".

Come ha raccontato a Novaya Izvestia l'arciprete Vladimir Vigilianskii, parroco della chiesa di San Basilio il Grande nel villaggio di Zaitsevo, regione di Mosca, in un recente incontro diocesano il Patriarca ha più volte sottolineato che alcuni sacerdoti "non sono in grado" di rilasciare dichiarazioni alla stampa e per questo è meglio che si astengano per evitare fraintendimenti e danni alla Chiesa stessa.

Anche padre Vigilianskii ha poi confermato che a riguardo non è stato emesso un vero e proprio bando, ma che esistono "casi singoli". "Ai sacerdoti che tenevano blog dove si parlava troppo apertamente delle questioni della Chiesa - ha raccontato -  è stato chiesto di chiuderli". 

A metà gennaio, inoltre, la diocesi di Mosca ha sospeso padre Dmitry Sverdlov , il quale aveva difeso le Pussy Riot chiedendone il perdono. Secondo quanto ha reso noto l'agenzia Ria Novosti, la Chiesa ha precisato che la decisione, per cui padre Dmitry non potrà celebrare messe per almeno cinque anni, non è correlata alla sua presa di posizione nel caso, ma a una ''assenza senza permesso'' dalla sua chiesa.

Le preoccupazioni del Patriarcato circa la sua immagine sui media e nell'opinione pubblica sono legate soprattutto alla tesi di una presunta campagna stampa in atto contro la Chiesa russa. Lo scorso 20 gennaio è andato in onda il controverso documentario "Non ci credo", trasmesso dalla rete Ntv, già nota per diversi docufilm confezionati ad arte per screditare l'opposizione politica russa. Nel filmato si tenta di provare, con telecamere nascoste e montaggi poco chiari, che gli attacchi al Patriarca - finito l'anno scorso nel mirino della stampa per alcuni scandali che ne denunciavo lo sfarzoso stile di vita - sono opera di forze ostili alla Chiesa, che si concentrano in Ucraina.
Il documentario, di dubbia qualità, ha  suscitato commenti critici anche da parte di molti fedeli. Ma si è critici anche verso le reazioni del Patriarcato. Il giornalista Konstantin von Eggert, di radio Kommersant, ha definito controproducente il modo di rispondere del Patriarcato a questi presunti attacchi. 

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