29/05/2018, 09.11
INDIA
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Il Tamil Nadu chiude una fonderia di rame, dopo l'uccisione di 13 manifestanti

Tra i deceduti, anche quattro cattolici. Sui social si diffonde la falsa notizia della morte di un sacerdote, che è solo ferito. Le proteste sono avvenute il 22 maggio di fronte all’ufficio dell’esattore distrettuale. L’azienda Sterlite Copper è di proprietà del gigante minerario Vedanta Resources. L’impianto estrae ogni anno 400mila tonnellate di rame; è accusato di inquinamento e di aumentare malattie mortali come il cancro.  

Tuticorin (AsiaNews) – Il governo del Tamil Nadu, in India del sud, ha disposto oggi la chiusura di un impianto per la fusione del rame nella città di Tuticorin (o Thoothukudi in hindi). La decisione arriva dopo 100 giorni di proteste da parte della popolazione locale a causa dell’inquinamento provocato dall’azienda. Le dimostrazioni sono sfociate il 22 maggio scorso in una marcia pacifica di circa 20mila persone, cui la polizia ha risposto aprendo il fuoco. Il bilancio di quello che è stato definito un “omicidio di massa” è stato di 13 manifestanti uccisi, di cui quattro cattolici, e il ferimento di numerosi altri, tra cui un sacerdote, p. Leo Jayaseelan (v. foto 2).

Le violenze della settimana scorsa si sono verificate di fronte all’ufficio dell’esattore distrettuale. Gli abitanti della cittadina, situata a circa 600 km dalla capitale Chennai, protestavano contro l’azienda Sterlite Copper di proprietà del gigante minerario Vedanta Resources, con a capo il miliardario anglo-indiano Anil Agarwal. La zona è a maggioranza cristiana e nei dintorni dello stabilimento sono situate 19 parrocchie, che contano circa 100mila fedeli.

All’origine delle manifestazioni, la richiesta della compagnia, che estrae rame da 25 anni, di rinnovare la licenza e raddoppiare la produzione annuale di 400mila tonnellate. Fin da quando ha aperto i battenti nel 1994, l’azienda ha raccolto le critiche della popolazione locale per la contaminazione delle falde acquifere e dell’aria, dovuta alla dispersione di fumi tossici. Secondo esperti e ambientalisti, lo sversamento di sostanze dannose ha aumentato l’incidenza di malattie mortali come il cancro, problemi respiratori e cardiaci.

Intanto sono in via di miglioramento le condizioni di p. Jayaseelan, 70 anni, parroco del villaggio di Thailapuram, di cui ieri si era diffusa la notizia del decesso sui social network (v. foto 3). Il 22 maggio egli si trovava alla manifestazione insieme ad altre migliaia di persone, quando è stato investito dalle raffiche di proiettili esplosi dalla polizia. Una delle pallottole gli ha trapassato il fianco destro. Operato all’American Mission Hospital, è in fase di recupero. Ad un giornalista del Deccan Chronicle, che lo ha visitato nel nosocomio, ha affermato che non si sarebbe mai aspettato una simile reazione della polizia contro manifestanti pacifici.

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