29/04/2005, 00.00
VIETNAM
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Il Vietnam celebra 30 anni di unificazione

Una crescita economica che crea sperequazione sociale in una cronica mancanza di rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. La difficile situazione delle minoranze etniche.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Domani  in Vietnam si celebra il 30esimo anniversario dell'unificazione del Paese dopo la  fine di quella che i vietnamiti chiamano la "guerra americana". La commemorazione avviene in un periodo di notevole crescita economica, ma con forti sperequazioni che aggravano le ingiustizie sociali, mentre resta ancora lontano il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa.

Le celebrazioni manterranno toni bassi per non creare tensioni con gli Stati Uniti: a Saigon - l'ex capitale del Vietnam del sud, caduta alle 11 di mattina del 30 aprile 1975 - ci sarà una cerimonia con fuochi di artificio e una sola parata militare. Unico ospite straniero di alto livello sarà il generale Raul Castro Ruz, vicepresidente cubano. L'isola - insieme a Russia e Cina – è stata alleata del Nord Vietnam nella guerra contro gli Stati Uniti.

A 30 anni dalla fine della guerra la prosperità ha però raggiunto solo un'elite nelle grandi città di Hanoi e Ho chi Minh City, nonostante gli ideali comunisti di uguaglianza e prosperità comune che guidano il Paese.

Il reddito medio pro capite tra i 1.600 abitanti di Kim Lien - comune rurale del Vietnam centrale - è di 300 dollari americani (Usd) all'anno, meno di un dollaro al giorno. La situazione delle minoranze etniche che abitano le remote zone montuose del centro e del nord del Vietnam è peggiore: hanno a mala pena accesso alle cure sanitarie e all'istruzione.

Secondo Tran Khac Viet, analista politico, "il dislivello tra i ricchi e i poveri continua a crescere creando diversi problemi sociali". Egli esorta a "non sacrificare la giustizia sociale per lo sviluppo economico".

Una delle cause principali è l'alto tasso di crescita economica, tra i più alti al mondo. Il Vietnam mira a diventare una nazione moderna e sviluppata entro il 2020; per raggiungere l'obiettivo la leadership ha deciso di investire economicamente nel settore industriale – appannaggio delle grandi città – sacrificando il settore agricolo - che consente il mantenimento degli abitanti delle zone rurali.

Alcune organizzazioni internazionali – tra cui la World Bank e il Development Fund dell'Onu – sono tuttavia ottimiste. Nonostante il reddito annuo pro capite del Vietnam (545 Usd) pone il Paese fra quelli considerati più bisognosi al mondo, i dati della World Bank dimostrano che il numero dei poveri è diminuito: nel 1990 l'87% della popolazione viveva con meno di 2 dollari al giorno ma nel 2004 si è scesi al 53%.

La situazione dei diritti umani e della libertà religiosa lascia invece ancora delle perplessità nella comunità internazionale. I diplomatici dalle ambasciate dell'Unione Europea ad Hanoi cercano di tenere sotto controllo le condizioni di 21 dissidenti considerati "soggetti a rischio". Queste persone sono in prigione o agli arresti domiciliari per opposizione al regime.

Per quanto riguarda la libertà religiosa, anche se negli ultimi anni il Vietnam ha mostrato un atteggiamento più tollerante, permettendo ad esempio ad alcuni monaci buddisti di rientrare nel Paese dopo 40 anni di esilio, lo Stato - attraverso l'Ordinanza sulle credenze e le religioni del 15 novembre scorso - continua ad esercitare un controllo totale ed oppressivo sulle religioni.

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