23/07/2009, 00.00
IRAN
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Il caso Mashai evidenzia un contrasto tra Ahmadenejad e Khamenei

Nominato suo vice dal presidente, la Guida suprema ne chiede la rimozione, col sostegno dei più oltranzisti dei “conservatori”. Ma Ahmadinejad resiste. Mousavi, intanto, cerca di convincere manager e professionisti che l’attuale governo per loro non è conveniente.
Beirut (AsiaNews) – La vicenda del primo vicepresidente iraniano, Esfandiar Rahim-Mashai sembra assumere i connotati di un braccio di ferro tra la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei e il presidente Mahmoud Ahmadinejad, che ure in Khamenei aveva avuto il grande sponsor della sua rielezione. E’ dunque un contrasto tutto interno all’ala conservatrice dell’establishment.
 
Mashai è stato nominato giovedì scorso, provocando la rimostranze degli ambienti più conservatori. Domenica ne sono state annunciate le dimissioni, che lo stesso Mashai ha smentito lunedì. Martedì è stata chiamata in causa la massima autorità del Paese e nei due giorni successivi il vicepresidente del parlamento, Mohammad-Hassan Aboutorabi-Fard, e un ayatollah di primo piano, Seyyed Ahmad Khatami, leader ad interim della preghiera del venerdì a Teheran, hanno fatto riferimento a una lettera nella quale Khameni ha scritto ad Ahmadiejad di cambiare la sua decisione sulla nomina di Mashai. La semiufficiale Fars, scrive in proposito che “il punto di vista della Guida sulla rimozione di Mashai dal posto di vicepresidente è stata notificata per iscritto ad Ahmadinejad”. E l’ayatollah Khatami, ieri, ha aggiunto che “è interesse di Ahmadinejad seguire le prese di posizione della Guida sulla recente nomina”. Quest’ultima affermazione è diffusa da Press tv, un’agenzia che fa riferimento proprio alla Guida suprema e secondo la quale “Ahmadinejad finora si è rifiutato di rimuovere Mashai”. Il figlio del quale è anche il marito della figlia del presidente.
 
Il contrasto interno al fronte “conservatore” cade nel momento in cui per la prima volta il fronte “riformista” ha messo sotto attacco la Guida suprema, la cui autorità al vertice del regime non era mai stata messa in discussione. Tanto da far ritenere che oggetto del contendere è proprio il ruolo attualmente ricoperto da Khamenei. In realtà, infatti, il conflitto non ha per obiettivo una impensabile “laicità” dell’Iran ed è del tutto interno agli stessi ayatollah. Tale è Khamenei e appartengono ai religiosi tutti i suoi principali oppositori: da Rafsanjani e Mousavi.
 
Quest’ultimo, che ha mostrato di avere dalla sua i giovani (in Iran sono la maggioranza della popolazione) e gli studenti, almeno nelle grandi città, ora sta cercando di convincere a passare dalla sua parte anche la classe media. Nel corso di un incontro, rivolgendosi a professionisti e manager ha detto che “il governo non è interessato a usare l’esperienza dell’elite” e che tale volontà “risulta in mancanza di efficienza e legittimazione che può incrementare i problemi interni e internazionali”. (PD)
 
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