02/04/2012, 00.00
CINA
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Il caso della Foxconn-Apple “è una manovra per gettare fumo negli occhi”

di Chen Weijun
Il China Labour Bulletin ad AsiaNews: “La visita di Cook e le promesse dell’azienda sono soltanto propaganda. Qualche miglioramento c’è, ma solo perché agli industriali non conviene vedere troppa violenza dentro e fuori le fabbriche. Ora la sfida è trasformare questo modello in una rivoluzione nel mondo del lavoro”.

Hong Kong (AsiaNews) - Quella della Foxconn "non è una riforma, ma una manovra per gettare fumo negli occhi. Tutte le promesse che sono state fatte dai dirigenti al numero 1 della Apple sono per il momento frasi vuote: bisogna controllare, giorno per giorno, che vengano messe in pratica". A parlare con AsiaNews è Geoffrey Crothall, sindacalista di Hong Kong e portavoce del China Labour Bulletin: "Qualche miglioramento nel mondo del lavoro in Cina esiste, ma nasce dal pragmatismo degli affaristi. Di certo non dal loro buon cuore".

L'amministratore delegato della Apple, Tim Cook, si è recato in visita nello stabilimento Foxconn di Zhengzhou: qui lavorano circa 120mila persone per più di 60 ore a settimana, in condizioni igienico-sanitarie molto scarse e con contratti capestro dalle condizioni proibitive. Cook, dopo una riunione con i vertici locali, ha annunciato "miglioramenti sensibili" per i lavoratori. La fabbrica è salita agli onori della cronaca per l'altissimo tasso di suicidi al suo interno: la dirigenza ha promesso "maggiori controlli" e "sostegni psicologici" per i dipendenti.

Ma il modello di sviluppo cinese non permette troppi risparmi: orientato del tutto alla produzione destinata all'esportazione, la catena produttiva nazionale non può fermarsi o tanto meno rallentare. I vertici locali della Foxconn hanno cercato di nascondere questo fatto con dei miglioramenti anche di tipo abitativo - agevolazioni per i dipendenti - e con la concessione di un'assicurazione sanitaria minima per tutti. Ma questi miglioramenti, spiega Crothall, "rischiano di rimanere sulla carta".

Foxconn - sottolinea - "ha accettato soltanto di compiere dei cambiamenti, ma questo in Cina non vuol dire che tali cambiamenti avverranno. E la posizione di Cook è quanto meno prematura: bisogna essere cauti nel fare certe dichiarazioni. La Foxconn sta cercando la sua strada e potrebbe verificarsi un miglioramento se tutte le promesse fossero mantenute. Inoltre, questo cambiamento reale potrebbe riflettersi in altre aziende: hanno alzato la paga minima per gli operai e questa decisione avrà un impatto forte".

Una delle cose più importanti di tutta questa vicenda, continua Crothall, "è l'impegno della Foxconn a migliorare la rappresentatività sindacale all'interno delle fabbriche, consentendo agli operai di partecipare alla gestione diretta degli stabilimenti. Si tratta di un vero passo in avanti, che tuttavia ha i suoi lati negativi: gli operai cinesi non hanno esperienza di impegno sindacale e si troveranno davanti un modello dittatoriale di gestione. Quella della Foxconn è una sfida paragonabile al tentativo di cambiare una dittatura in una democrazia".

Quella dei fornitori Apple, secondo il sindacalista, "è poi una mosca bianca nel campo dei diritti del lavoro in Cina. Negli ultimi tempi sono aumentati i contatti fra le aziende, soprattutto della provincia del Guangdong, e la nostra associazione: ma si tratta di timidi, primi passi. Nell'ultimo anno alcune situazioni sono migliorate, soprattutto per l'impegno dei lavoratori che oggi non hanno più paura di scioperare. Il caso di Shenzhen [dove gli operai di una ditta giapponese hanno fermato la produzione fino a che non hanno ottenuto un miglioramento delle condizioni di lavoro ndr] è emblematico".

Ma la strada è ancora molto lunga: "Credo - conclude Crothall - che il governo del Guangdong sia prima di tutto pragmatico: cerca una soluzione e non la violenza pura. Molta gente ha iniziato a capire che un miglioramento della situazione dei lavoratori sia un miglioramento per tutti. Ci sono stati diversi casi di trattative fra aziende e operai andate a buon fine. Ma questo soltanto perché trattando vincono entrambi. E questo sarà il modello cinese per le rivendicazioni sindacali".

 

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