01/08/2007, 00.00
INDIA
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Il governatore del Gujarat respinge un emendamento contro la libertà religiosa

di Nirmala Carvalho
La proposta confermava l’illiceità della conversione a un’altra religione, norma ritenuta in contrasto con la Costituzione indiana. In pochi mesi è il terzo governatore che respinge simili leggi. Cardinal Toppo: “è un segnale positivo” per un’India davvero democratica e laica.

New Delhi (AsiaNews) – Il governatore del Gujarat, Nawal Kishore Sharma, ha rinviato al governo un controverso emendamento approvato dal parlamento locale sulle conversioni religiose, dicendo che viola la libertà di religione. Si attendono le reazioni del governo, guidato dal Partito Bharatiya Janata (Bjp), estremista indù, mentre una valutazione positiva è espressa dal card. Toppo.

L’emendamento proposto esclude che si possa parlare di “conversione” solo per chi si converte ad un’altra denominazione della stessa religione, come ad esempio dal cattolicesimo al protestantesimo o da sunnita a sciita. Ma lascia in vigore la legge anticonversione del 2003 che punisce chi fa opera di conversione tra diverse religioni, ad esempio dall’induismo all’islam. Sharma ha chiesto, invece, una modifica che non violi l’art. 25 della Costituzione indiana, che riconosce a tutti il diritto a professare, praticare e predicare la propria religione.

Commento positivo di John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union, che richiama New Delhi ad intervenire per eliminare simili leggi dei singoli Stati che violano la libertà religiosa e che favoriscono persecuzioni poliziesche e ingiusti processi penali, specie nelle zone rurali. “Negli ultimi mesi – ricorda Dayal in una dichiarazione ufficiale – Sharma è il terzo governatore di uno Stato che ha rigettato le cosiddette leggi sulla libertà di religione, che sono solo tentativi di impedire la libertà religiosa con il pretesto di prevenire conversioni forzate o fraudolente da parte di missionari cristiani”. “Prima di lui, l’attuale presidente Pratibha Patil, quando era governatore del Rajasthan, ha pure respinto una legge approvata dal parlamento dello Stato, seppure i cristiani sono lì meno dell’1% della popolazione. Nel Madhya Pradesh il governatore Balram Jhakkar ha rifiutato di approvare emendamenti del Bjp”. “Hamid Ansari, candidato vicepresidente per l’Alleanza progressiva unita, ha chiesto, nella qualità di presidente della Commissione per le minoranze nazionali, che gli Stati gli indichino casi di conversioni ottenute con la forza, ma non glie ne è stato portato nemmeno uno”.

Il cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, commenta ad AsiaNews che la decisione del governatore Sharma “è un segnale positivo, perché siamo orgogliosi della nostra India democratica e laica, come anche prevede la Costituzione che riconosce il diritto alla libertà religiosa. E’ ironico che nell’Orissa siano state arrestate due suore per la violazione dell’art. 4 della legge sulla libertà religiosa [accusate di avere cercato di convertire con la forza alcune scolare]. Ho detto loro di essere felici, perché non sono state arrestate per avere fatto qualcosa di ingiusto o illegale, ma hanno avuto il privilegio di partecipare alle sofferenze di Cristo”. “Debbono essere orgogliose di essere state messe in carcere con false accuse”, perché sono innocenti perseguitate. “La Chiesa indiana farà sempre quanto è giusto, a costo di subire persecuzioni”. Sono le stesse suore che, “quando un ciclone ha devastato l’Orissa”, “hanno lavorato senza riposo salvando vite, aiutando le vittime e tutta la comunità, senza distinzioni di casta o di fede religiosa. E’ triste che questo sia dimenticato, specie nell’Orissa dove la Chiesa ha lavorato con i più poveri e i più emarginati tribali e Dalits, migliorando le loro condizioni con i nostri centri di istruzione e medici e di insegnamento a un lavoro”.  “Anche con le leggi anticonversione, continua l’opera di evangelizzazione della Chiesa, missionaria per vocazione” e “orgogliosa di partecipare alle sofferenze di Cristo”.

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