13/06/2007, 00.00
THAILANDIA
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Il governo: Thaksin può rientrare, ma rischia la vita

Il leader della giunta militare: non siamo in grado di proteggerlo se torna. Ieri sono stati congelati i depositi bancari di Thaksin e della moglie per oltre 1,6 miliardi di dollari. L’ex premier denuncia che è un attacco politico e annuncia una battaglia legale, anche internazionale.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Se l'ex premier Thaksin Shinawatra torna in Thailandia dall’esilio, rischia di essere ucciso e la pubblica sicurezza non è in grado di proteggerlo. Il generale Sonthi Boonyaratkalin, presidente del Consiglio per la sicurezza nazionale e leader della giunta militare al potere, risponde così alle speculazioni sul possibile prossimo ritorno dell’ex premier, sorte dopo che ieri l’Assets Scrutiny Committee (Asc) ha “congelato” i conti in banca suoi e della moglie Pojaman.

Ieri Thaksin, tramite i suoi legali, ha definito il provvedimento come “un poderoso esempio che l’intera Thailandia rimane nella morsa del potere militare, che è distinto dallo Stato di diritto” e ha annunciato l’uso di “qualsiasi possibilità internazionale” per tutelare i suoi diritti. I legali ipotizzano azioni civili e penali contro l’Asc.

Noppadon Pattama, legale di Thaksin, ha anche commentato che lo si vuole così costringere a tornare per difendersi. Sempre ieri il premier Surayud Chulanont ha risposto che l’ex premier è libero di tornare e che ne garantisce la sicurezza.  Lo stesso Sonthi ha assicurato che non sarebbe stato arrestato, né gli sarebbe stato precluso di sostenere alcun gruppo politico.

Ma Sonthi ha smentito Surayud, osservando che nel Paese ci sono “molte persone” che si oppongono a Thaksin e che “correrebbe seri rischi”.

Il sequestro di circa 52,9 miliardi di baht (1,63 miliardi di dollari) vuole colpire i profitti ottenuti dalla vendita della Shin Corp nel gennaio 2006. Thaksin è accusato di corruzione e di abuso di potere, per favorire la sua azienda di telecomunicazioni, così da ottenere un grande aumento del valore delle azioni. Si è sempre difeso dicendo tra l’altro che, prima di entrare in politica nel 2001, ha trasferito ai due figli la proprietà dell’azienda. Ora ha 60 giorni per impugnare il provvedimento.

Dopo il colpo di Stato del settembre 2006 Thaksin non è più tornato nel Paese. A maggio il Tribunale costituzionale ha sciolto il suo partito, il Thai Rak Thai, e ha inibito lui e l’intero gruppo dirigente dalla politica per 5 anni.

 

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