11/11/2015, 00.00
INDIA – ASIA
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Il nazionalismo religioso "minaccia la stabilità dell'India e del mondo intero"

di Felix Anthony Machado
Il vescovo di Vasai e presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche interviene al convegno ecumenico di Tirana. La divisione dei cristiani e gli scandali delle chiese “che spuntano come funghi” sono “strumenti nelle mani di coloro che ci perseguitano. Dobbiamo trovare un modo per essere uniti davanti al mondo”. Il dialogo interreligioso è possibile soltanto rimanendo saldi nelle proprie convinzioni e aprendosi al mondo. L’intervento completo del presule.

Tirana (AsiaNews) – Essere saldi nelle proprie convinzioni aiuta il dialogo interreligioso e l’apertura al mondo, ma soltanto se si tiene la mente aperta. Al contrario, se ci si fissa soltanto sulla propria identità senza lasciare penetrare il mondo si finisce nel fondamentalismo. È il senso dell’intervento di mons. Felix Machado, vescovo di Vasai e presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (Fabc), al convegno ecumenico che si è svolto in Albania dal 2 al 4 novembre scorso. Di seguito il testo integrale del presule, traduzione in italiano a cura di AsiaNews.

I cristiani di quasi ogni parte del mondo sono divenuti vittime di violenza non provocata. Se alcuni di questi sono bersagli diretti di questa violenza, altri sono vittime indirette di un sottile odio anti-cristiano. Nell’insieme vi sono circa 100 milioni di cristiani perseguitati nel mondo, che seguono gli insegnamenti di Gesù nei suoi Vangeli e sono campioni di mutuo rispetto e di dialogo interreligioso. Secondo l’Alleanza evangelica mondiale, il problema è peggiorato in maniera drammatica dall’inizio del nuovo millennio: circa 200 milioni di cristiani sarebbero ora sotto minaccia.

Non è il momento di cercare rifugio nella paura e nel timore. Lasciarsi andare al panico è indecoroso per noi cristiani. Io suggerisco invece che ogni cristiano che voglia testimoniare la sua fede e rispondere all’impegno che Cristo ci ha dato per l’evangelizzazione segua i principi di un documento, approvato dalla maggioranza dei fedeli in tutto il mondo, intitolato “Christian Witness in a multi-religious world, Reccomendations for Conduct”.

Suggerisco poi che noi cristiani, insieme, ci impegniamo per sostenere la libertà religiosa in senso assoluto. La libertà religiosa costituisce il cuore stesso dei diritti umani. La sua inviolabilità è tale che agli individui deve essere riconosciuto anche il diritto a cambiare religione, se le loro coscienze chiedono questo gesto.

Serve inoltre mutuo rispetto per la dignità di ogni persona umana. La pluralità religiosa deve essere accettata, e devono essere fatti sforzi per promuovere “tutte quelle relazioni interreligiose positive e costruttive, sia con gli individui che con le comunità di altre religioni, che sono dirette all’arricchimento e alla comprensione reciproca”.

Il papa Giovanni Paolo II ci ha avvertito: “Sia che impariamo a camminare assieme in pace e armonia, sia che ci estraniamo a questa vicenda e roviniamo noi stessi e gli altri [dobbiamo essere] essere coscienti della comune origine e del comune destino dell’umanità. Cerchiamo di vedere [in questo cammino] un’anticipazione di ciò che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dell’umanità: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la meta trascendente che egli stabilisce per noi” (cfr. Discorso ai Rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni mondiali convenuti in Assisi, 27 ottobre 1986).

La dignità della persona umana “è un valore trascendente, sempre riconosciuto come tale da coloro che cercano in maniera sincera la verità”. Mancare nel rispetto a questa dignità porta alle varie e spesso tragiche forme di discriminazione, sfruttamento, disordini sociali e conflitti nazionali e internazionali con i quali siamo sfortunatamente così familiari in questi nostri tempi. Senza l’elemento di libertà, ogni definizione di religione rischia di essere ristretta e debole in maniera pericolosa.

La libertà religiosa, se rappresenta la libertà di scegliere il proprio credo sul significato e sullo scopo della vita, è una libertà fondamentale. Forse il diritto umano più importante di tutti. La libertà religiosa non riguarda soltanto la nostra capacità di praticare la religione nella sfera privata, ma riguarda anche la nostra possibilità di contribuire al bene comune di tutte le persone e della società. Senza la libertà religiosa propriamente compresa, le persone di ogni religione soffrono perché vengono private di contributi essenziali. I cristiani in modo particolare sono attivi in campi come quello dell’istruzione, sanitario, sostegno alimentare per gli affamati e voce per chi non ne ha.

Tristemente, la libertà religiosa è in grande pericolo in tante parti del mondo. Se i fedeli di ogni religione – siano essi di minoranza o di maggioranza nella popolazione – non difendono la libertà religiosa in modo sostanzioso, allora nessuna religione sfuggirà alla grande prova che i credenti affrontano in tante parti del pianeta. In India avvengono omicidi, roghi di luoghi sacri, incendi ai danni delle istituzioni religiose e tante altre forme di violenza a causa della negazione sistematica dei diritti umani della popolazione. Questa negazione porta in maniera diretta alla persecuzione, in modo particolare dei cristiani.

L’ideologia nazionalista indù che è cresciuta nell’ultimo secolo in India (l’hindutva) inizia dalla concezione del Paese come nazione indù, nella quale e per la quale l’induismo è in automatico lo stile di vita degli indiani. Questo modello prevede una distinzione fra chi si converte per andarsene dall’induismo, fenomeno considerato come una minaccia all’integrità nazionale dell’India e fattore chiave per il presunto declino della religione indù, e chi si converte per entrare nell’induismo. Queste ultime sono conversioni descritte con il termine “ghar wapsi”, che si traduce come “ritorno a casa” o “riconversione” alla religione originale.

Di conseguenza, la questione della libertà religiosa è divenuta molto complessa negli ultimi anni in India. Diversi Stati dell’Unione hanno approvato leggi anti-conversione, e per ironia queste leggi sono chiamate dal punto di vista formale “Leggi sulla libertà religiosa”!

La strumentalizzazione della religione da parte dei politici è alla base della seria preoccupazione per la libertà religiosa in India. Per essere più precisi di tratta di un movimento, che agisce basandosi sul nazionalismo e appellandosi per questo al sentimento religioso. È una reazione sempre violenta, che viene scatenata dalla paura del “secolarismo indiano”.

Mentre i cristiani e le loro istituzioni sono attaccati in maniera sistematica da coloro che propongono queste idee nazionaliste indù vi è un movimento sottile (ma in forte crescita) di neo-intellettuali che, influenzati dall’Occidente, diffondono idee secolariste. La corrente del secolarismo nella società post-moderna marginalizza la religione, e di conseguenza la libertà religiosa è ristretta se non addirittura proibita del tutto.

Il secolarismo ritiene che il mondo in cui viviamo dovrebbe essere compreso interamente nei propri termini, e quindi che non c’è bisogno di riferirsi ad altri punti che non siano “storia”, “società” o “Stato” se si vuole capire il loro significato e il loro valore. La Verità Eterna viene relativizza, in particolare attraverso il ricorso all’indagine storica, e questo porta all’errore del nichilismo che – alla sua estrema conseguenza – altro non è che una sorta di totalitarismo del mondo ideologico. È una assolutizzazione completa della ragione, che porta all’ateismo. Qui, tutti coloro che seguono Dio e la religione sono ridicolizzati e definiti “ciechi” nel loro credo.

Sfortunatamente, per, non possiamo soltanto e semplicemente negare che la diffusione di nuovi gruppi cristiani che spuntano come funghi attraverso il Paese, una propaganda aggressiva, la denigrazione della religione altrui, l’operare spesso in competizione l’uno contro l’altro per ottenere più fedeli possibili, attrarre membri con l’inganno oppure agire in completo isolamento non abbiano fornito la triste fotografia al mondo di un Corpo di Cristo ancora più diviso.

L’annuncio del Vangelo viene messo in pericolo da questa “divisione del Corpo di Cristo”, che diviene uno strumento nelle mani di coloro che cercano ogni opportunità per distruggere ogni traccia del Vangelo di Gesù Cristo. Questo tipo di situazione rende anche inutili gli sforzi per promuovere la pace e l’armonia.

Vorrei proporre che lo spirito dell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla libertà religiosa divenga la norma, almeno per i cristiani di ogni denominazione. In termini inequivocabili, la Chiesa distingue il doppio significato di libertà dalla coercizione: nessuno deve essere costretto ad agire in modo contrario alle proprie convinzioni; nessuno deve essere limitato nell’azione a favore delle proprie convinzioni.

La Dignitatis Humanae avverte i fedeli di tutte le religioni con parole chiare: “Nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre pratiche religiose, si deve evitare ogni modo di procedere in cui ci siano spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti, specialmente nei confronti di persone prive di cultura o senza risorse: un tale modo di agire va considerato come abuso del proprio diritto e come lesione del diritto altrui”. Il Concilio Vaticano II non parla soltanto di singoli fedeli. La libertà religiosa è un diritto della singola persona umana, così come di ogni comunità religiosa. Queste “non dovrebbero essere impedite dall’insegnare in pubblico e dal testimoniare il proprio credo con la parola scritta o parlata”.

Il nucleo di ogni religione insegna la promozione dell’armonia interreligiosa; in ogni fede c’è una “regola aurea” a favore della libertà religiosa. La religione, per sua propria natura, non può essere altro che strumento di pace. Il soggettivismo, una nozione errata di libertà che esalta l’isolamento individuale in modo assoluto, va messo in discussione. Il relativismo etico, figlio di questo fenomeno, fa sì che le persone ritengano ogni cosa negoziabile, aperta al baratto. Persino il primo dei diritti fondamentali, ovvero il diritto alla vita.

Una volta che viene accettata la pluralità religiosa, il sentiero del dialogo diviene obbligatorio. In questo dialogo, l’apertura all’altro non è separata dalla fedeltà a Cristo. Essere aperti al dialogo significa essere in linea con la propria tradizione religiosa. La Chiesa cattolica ha fatto del dialogo interreligioso una “strada obbligata” per i propri fedeli: “Il dialogo interreligioso è parte della missione evangelizzatrice della Chiesa; il dialogo è fondamentale per la Chiesa; tutti i cristiani sono chiamati al dialogo; il dialogo trova il suo posto all’interno della missione salvifica della Chiesa”.

Tuttavia, bisogna dire che il sentiero del dialogo non è mai facile. È importante che i fedeli mantengano la mente aperta e uno spirito di benvenuto. Questo significa che vanno evitati due estremi: da una parte una certa ingenuità che accetta tutto senza domandare oltre; dall’altra un atteggiamento iper-critico che porta al sospetto. Essere di mente aperta non implica il non avere convinzioni personali. Al contrario, la fermezza delle proprie convinzioni permette maggiore apertura, perché elimina la paura di perdere la propria identità.

L’apertura senza la ferma convinzione nelle proprie radici porta quasi sempre al relativismo. La ferma convinzione senza apertura porta al fondamentalismo. 

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