29/08/2010, 00.00
VATICANO
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Il papa ricorda con affetto e prega per i minatori cileni intrappolati a S.José

I 33 minatori sono bloccati dal 5 agosto e potranno essere liberati solo fra tre mesi. Nella riflessione prima dell’Angelus, a tema Gesù Cristo come modello di umiltà e di gratuità. La celebrazione al 1° settembre della Giornata per la salvaguardia del creato.
Castel Gandolfo (AsiaNews) – Benedetto XVI ha rivolto un saluto affettuoso ai minatori cileni intrappolati da 23 giorni nella miniera di san Josè nel nord del Cile ed ha assicurato le sue “continue preghiere” per loro e i familiari.
 
I 33 minatori sono bloccati a 700 metri di profondità; sono tutti vivi, ma alcuni hanno segni di depressione che rischia di peggiorare col tempo: si calcola che ci vorranno ancora tre mesi per liberarli.
 
“Desidero ricordate con particolare affetto – ha detto il papa – i minatori che si trovano intrappolati nel giacimento di san José, nella regione cilena di Atacama. Affido loro e i loro familiari all’intercessione di san Lorenzo, assicurando loro la mia vicinanza spirituale e le mie continue preghiere, perché mantengano la serenità e la speranza di una felice conclusione delle operazioni che si stanno portando a termine per la loro liberazione”.
 
Alla fine dell’Angelus Benedetto XVI ha anche ricordato la Giornata per la salvaguardia del creato,
promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e che si celebra il 1° settembre. “E’ un appuntamento ormai abituale – ha spiegato il papa -  importante anche sul piano ecumenico. Quest’anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!”.
In precedenza, Benedetto XVI si era soffermato su una riflessione legata al vangelo della domenica (Lc 14,1.7-14), con le parabole di Gesù che invitano ad occupare “l’ultimo posto” e ad invitare alla propria mensa “non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare perché il dono sia gratuito”.
Il Signore – ha detto il pontefice – “non intende dare una lezione sul galateo”, ma sottolinea “la posizione dell’uomo in rapporto a Dio”.
 
“L’ ultimo posto – ha aggiunto -  può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso “ha preso l’ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta” (Enc. Deus caritas est, 35)”.
 
“Ancora una volta, dunque, - ha concluso - guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: “Amico, vieni più avanti!” (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui”.
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