05/03/2019, 07.29
RUSSIA-COREA DEL NORD
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Il patriarca Kirill visiterà la Corea del Nord. L’ortodossia russa in Oriente

di Vladimir Rozanskij

Dal 2006 a Pyongyang vi è la cattedrale ortodossa della SS Trinità, dove pregano russi, bulgari e rumeni. L’opera dell’esarcato ortodosso asiatico, con sede a Singapore. Ad esso si riferiscono le attività del patriarcato di Mosca in Vietnam, Indonesia, Cambogia, Corea del Sud e del Nord, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine e Thailandia. L’importanza delle amicizie ex sovietiche.

Mosca (AsiaNews) - Il patriarca ortodosso di Mosca Kirill (Gundjaev) visiterà la Corea del Nord su invito del presidente Kim Jong-un. Lo ha rivelato lo scorso 3 marzo l’esarca patriarcale per l’Asia Sud-orientale, il 45enne metropolita di Singapore Sergij (Chashin). Incontrando i giornalisti a Bangkok, ha rivelato che “a Pyongyang ci accolgono sempre molto cordialmente, noi lì facciamo il nostro servizio e io sono riconosciuto come il vescovo legittimo”.

L’esarca ha ricordato che già da molti anni esiste a Pyongyang la cattedrale della SS. Trinità, costruita per decreto dell’allora dirigente della Corea del Nord Kim Jong-il come simbolo dell’amicizia russo-coreana. Alla fine della sua costruzione, nell’agosto 2006, la chiesa fu solennemente consacrata dall’allora metropolita di Smolensk Kirill, l’attuale patriarca.

“L’ultima volta sono stato a Pyongyang lo scorso novembre”, ha continuato il metropolita Sergij, “e ho celebrato la Divina Liturgia. Ho verificato quanto le autorità siano ben disposte verso la Chiesa ortodossa russa. In chiesa vengono i nostri diplomatici, e anche il personale delle ambasciate di Bulgaria e Romania. In Corra del Nord non abbiamo alcun problema nello svolgimento delle nostre attività”.

Estendendo lo sguardo agli altri Paesi, Sergij ha osservato che la vita degli ortodossi non è così semplice a Singapore, in Thailandia e in Vietnam, “dove la legislazione è molto rigida per le organizzazioni religiose; in Vietnam peraltro siamo riusciti negli anni a intenderci con l’ufficio per gli affari religiosi. Adesso ci conoscono e siamo costantemente in contatto, abbiamo ottenuto il permesso per aprire una comunità nella cittadina marittima di Vung Tau; per ora la parrocchia è attiva in una casa privata, ma con un sacerdote stabile”.

I progetti russi in Vietnam ora si concentrano su Hanoi e sulla città di Ho-Chi-Minh, dove ci sono molti russi; a Pasqua si prevede l’invio di un sacerdote stabile ad Hanoi, dove l’ambasciata russa ha ottenuto un terreno in cambio di un appezzamento simile a Mosca, su cui i vietnamiti hanno aperto un centro commerciale e culturale. Il progetto russo prevede la costruzione di una chiesa ortodossa nel centro di Hanoi.

In Thailandia lavora stabilmente l’archimandrita Oleg (Cherepanin), come rappresentante del patriarcato per tutto il Paese. Alla conferenza stampa egli ha illustrato anche la situazione della parrocchia russa del Laos: “Due anni fa venne in Thailandia il vescovo Mark, e abbiamo organizzato un incontro con la dirigenza del partito al governo del Laos e con il fondo per l’edilizia nazionale. Abbiamo trovato in loro molta disponibilità, hanno promesso che daranno la registrazione della nostra Chiesa, a condizione che venga richiesta da cittadini laotiani”.

Le trattative in Laos dovranno essere riprese dopo una pausa, ha spiegato l’archimandrita, “ma pensiamo che non ci saranno difficoltà: l’esarca dovrà recarsi in Laos e incontrarsi con i dirigenti del partito e del fondo, per confermare le decisioni annunciate. Molti dirigenti e funzionari del Laos hanno fatto gli studi in Unione Sovietica, e hanno conservato relazioni amichevoli con la Russia”.

L’esarcato ortodosso asiatico, con sede a Singapore, è stato istituito lo scorso 28 dicembre dal Sinodo del patriarcato di Mosca, insieme alla metropolia per l’Europa occidentale. Ad esso si riferiscono le attività del patriarcato di Mosca a Singapore, in Vietnam, Indonesia, Cambogia, Corea del Sud e del Nord, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine e Thailandia. Il 26 febbraio l’esarcato è stato suddiviso in quattro diocesi, di Singapore, Corea, Thailandia e Vietnam-Filippine.

La decisione di formare l’esarcato dipende ufficialmente dai successi delle missioni russe nei paesi dell’Asia Sud-Orientale, con l’apertura di decine di nuove parrocchie. Allo stesso tempo, la struttura ha il compito di prendersi cura dei fedeli al posto del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che rivendica l’assistenza in tutti i territori non tradizionalmente ortodossi, ma con cui Mosca ha interrotto le relazioni dopo la creazione della Chiesa autocefala ucraina.

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