29/11/2013, 00.00
RUSSIA
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Il ruolo dell'ortodossia nella Costituzione russa: la proposta solleva polemica e timori

di Nina Achmatova
L'idea è emendare la Carta per inserire il cristianesimo come "fondamento dell'identità nazionale e culturale della Russia". Il Patriarcato appoggia l'iniziativa, ma chiede che sia affrontata in un dibattiti pubblico. Difensore diritti umani avverte: si rischia di sollevare una "guerra civile" nelle menti delle persone.

Mosca (AsiaNews) - La proposta di alcuni parlamentari di emendare la Costituzione per inserire, nel suo preambolo, il ruolo esclusivo della Chiesa ortodossa sta facendo discutere in Russia, Paese multireligioso e dove le tematiche legate alla convivenza tra diverse etnie e confessioni appaiono sempre più delicate. Promotrice dell'idea è la deputata del partito di opposizione Russia Giusta, Elena Mizulina, nota per le sue posizioni conservatrici. In una recente riunione del gruppo parlamentare per i valori cristiani, ha sottolineato la necessità di riconoscere nella Costituzione che "il cristianesimo ortodosso è il fondamento dell'identità nazionale e culturale della Russia".

La proposta ha trovato il sostegno degli altri colleghi del gruppo parlamentare, per lo più del partito di governo Russia Unita e di quello comunista. E anche l'appoggio del Patriarcato, il quale ha, però, chiesto che sul tema si apra un ampio dibattito pubblico. "Tali iniziative posso e devono essere discusse in modo libero", ha dichiarato a Interfax l'arciprete Vsevolod Chaplin, capo del dipartimento sinodale per le relazioni tra Chiesa e società. "Abbiamo bisogno di conoscere cosa pensano realmente le persone e non solo l'opinione di gruppi ristretti di esperti e politici", ha aggiunto, prevedendo già una forte opposizione alla proposta di emendamento. "Il nostro Paese non sarebbe diventato la Russia senza la fede ortodossa e senza di questa non ha futuro", ha sottolineato Chaplin, dicendosi convinto che una "una Russia atea, pagana, non ortodossa non potrebbe chiamarsi Russia".

Totalmente contrario, invece, è il commissario russo per i diritti umani, Vladimir Lukin, che ha messo in evidenza i rischi di una tale proposta. "La questione è molto seria - ha dichiarato - la gente si comporta in modo irresponsabile. Queste persone non capiscono che provano una guerra civile nelle menti? E voi sapete bene a cosa può portare una guerra civile". Dello stesso parere anche il capo del comitato alla Duma per le associazioni pubbliche e le organizzazioni religiose, Yaroslav Nilov. A suo dire "va preservato il carattere laico dello Stato". "Un tale emendamento - ha avvertito - può destabilizzare la situazione e causare delle provocazioni, tenendo conto che la questione religiosa è estremamente sensibile e politicizzata in questo momento". Nilov non ha negato il "ruolo speciale" dell'ortodossia nella storia del Paese, ma ha ricordato che questo viene già riconosciuto in alcune leggi nazionali, come quella sulla libertà religiosa. "Dobbiamo essere consapevoli del fatto che siamo uno stato laico in cui sono rappresentate molte religioni ed etnie e potrebbe esserci pretese del genere anche da parte di altre religioni", ha avvertito.

La Costituzione descrive la Russia come uno Stato laico e protegge la libertà di coscienza. Quattro religioni  (cristianesimo, islam, ebraismo e buddismo) sono ritenute "tradizionali", anche se non si tratta di un riconoscimento di tipo legale.Secondo un sondaggio condotto dal centro indipendente Levada, a fine ottobre, oltre il 70% dei cittadini russi si considera ortodosso; il 44% degli intervistati ritiene il cristianesimo ortodosso la religione ufficiale del Paese e il 56% è d'accordo col fatto che la Chiesa abbia svolto un ruolo fondamentale nella storia russa.

 

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