09/05/2012, 00.00
VIETNAM
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Imprenditori cattolici vietnamiti: contro la crisi, il lavoro per la dignità dell’uomo

di Thanh Thuy
Nel 2003, su iniziativa del card di Saigon, è nata un’associazione che riunisce gli uomini di affari cattolici. Nel tempo hanno offerto lavoro e prodotto ricchezza. Tra questi il presidente della cooperativa Quang Minh, aperta a cattolici e non, con 100 dipendenti all’interno, 3mila collaboratori e un volume di affari di 3 milioni di dollari.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Nel panorama economico mondiale caratterizzato da una crisi fonte di disoccupazione, licenziamenti e povertà tanto da spingere le persone al suicidio, gli imprenditori cattolici vietnamiti si propongono come punto di riferimento per uno sviluppo sostenibile della società e dell'uomo. Riuniti in un'associazione nata nel 2003 su iniziativa dell'arcivescovo di Ho Chi Minh card. Jean Baptiste Phạm Minh Mẫn, essa oggi coinvolge anche l'arcidiocesi di Hanoi e molte altre diocesi del Paese. Perché la fede cattolica, unita all'impresa privata, può offrire un modello di sviluppo che supera la mera ottica di ricchezza e denaro, ma è in grado di fornire un concetto di etica nel lavoro capace di migliorare la vita e arricchire la fede, coinvolgendo al contempo pure i non cattolici e altre associazioni nell'attività di caritativa.  

Ad oggi vi sono più di 300 imprenditori e uomini d'affari cattolici della ex Saigon a far parte dell'associazione. Le loro iniziative di solidarietà e comunione vengono realizzate in collaborazione con la Caritas e altre organizzazioni non governative attive nel sociale e nel sostegno ai poveri della città. Solidarietà, condivisione dei problemi, aiuti concreti non impediscono però ai businessman di fare affari e raggiungere il successo.

E' il caso di Cao Dũng Khanh, presidente della cooperativa Quang Minh, considerato oggi uno dei primi 100 uomini - la classifica è del 2011 - più potenti e influenti del Paese. Fondata nel 2003, l'azienda ha dato vita a una serie di laboratori artigianali che hanno saputo offrire un centinaio di posti di lavoro al suo interno e contratti di collaborazione esterna a più di 3mila operai. Negli otto anni di attività, tutti gli operai hanno ricevuto un salario regolare e nella media nazionale, che ha permesso loro di mantenere la famiglia e garantire il diritto allo studio di dei figli. Oggi i prodotti sono destinati anche al mercato estero e fruttano un volume di affari annuale superiore ai tre milioni di dollari.

Ma ciò che più conta è il valore umano: tutti gli imprenditori riuniti nell'associazione di ispirazione cristiana offrono lavoro a cattolici e non, come racconta il signor Huy, un dipendente della cooperativa Quang Minh che non professa il cattolicesimo: "I leader cattolici - spiega ad AsiaNews l'uomo - e i lavoratori della cooperativa sono gentili, di buon cuore. Ed è semplice avere una 'voce comune' in un'ottica di lavoro. Questo è un fattore essenziale per promuovere la forza interiore, dare vita a un circolo di solidarietà nel lavoro e contribuire così al successo della cooperativa".

Dal 1987, anno in cui il governo comunista ha aperto all'economia di mercato, a oggi le imprese privaterappresentano una risorsa essenziale per il Vietnam e sanno offrire impiego e ricchezza. Oggi tuttavia, a causa della crisi economica mondiale e per una gestione errata delle risorse, almeno 50mila attività fra piccole e medie imprese sono a rischio fallimento o hanno dovuto chiudere i battenti. E a dispetto di un volume di esportazioni pari a 24 miliardi di dollari nel primo quadrimestre del 2012, le previsioni per il futuro sono fosche per gli squilibri nel macrosistema economico, le distorsioni nella produzione, i costi del commercio e sulle transazioni. A tutto ciò si aggiunge il limbo in cui si trova il Paese, sospeso fra il vecchio sistema "statalista" e comunista e l'economia di mercato di stampo capitalista.

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