30/04/2008, 00.00
SRI LANKA
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In Sri Lanka i lavoratori non festeggeranno il 1° maggio

di Melani Manel Perera
Mentre governo e movimenti sindacali preparano le celebrazioni per la Giornata dei lavoratori, la gente comune si interroga sul senso di questa festa: lavoriamo e moriamo di fame nell’indifferenza dei nostri politici.
Colombo (AsiaNews) – “Che senso ha celebrare la Giornata internazionale dei lavoratori, quando la maggior parte dei salari non sono adeguati al costo della vita e la gente muore di fame?”. È la domanda più ricorrente tra i lavoratori giornalieri in Sri Lanka, dove fervono i preparativi per i festeggiamenti ufficiali del 1° maggio. Per la prima volta, quest’anno, il governo ha organizzato le celebrazioni fuori Colombo, a Dehiaththakandiya, nel nordest. Anche i partiti politici e i movimenti dei lavoratori svolgeranno manifestazioni pubbliche. Ma la gente comune, che si guadagna da vivere con lavori giornalieri, non si cura di tutto questo. AsiaNews ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro, padri di famiglia, vedove, venditori ambulanti, pescatori. Tutti raccontano lo stesso dramma: di vite che dipendono dal minimo rialzo dei prezzi alimentari e di un governo troppo impegnato a fare la guerra per interessarsi dei problemi reali dei cittadini.
 
“Siamo preoccupati l’attuale situazione economica – dicono in molti – conduciamo vite misere senza il minimo potere d’acquisto. Come possiamo andare avanti? Chi adeguerà i nostro salari al caro-vita? Chi pagherà i nostri straordinari? Nessuno. Ma il Paese festeggia il ‘nostro’ 1° maggio”.
 
Dissanyake, 45 anni, ripara le scarpe per strada a Borella, quartiere di Colombo. “Faccio questo lavoro da tempo, ma le scarpe non si rompono ogni giorno, quindi spesso non guadagno nulla. Mia moglie riesce a portare a casa qualche soldo grazie ai pranzi al sacco che prepara per un negozio di alimentari. Ma con due figli che vanno a scuola le nostre difficoltà sono enormi”.
 
Bandara, 30 anni,sposato con un figlio, racconta di guadagnare 8 euro al giorno per raccogliere noci di cocco. Ma anche in questo caso non si tratta di un lavoro fisso, quindi “devo spendere attentamente ogni centesimo e anche se non bevo, né fumo o mi concedo divertimenti, non riesco a mantenere la mia famiglia e spesso ci troviamo anche senza cibo”.
 
Marta Mary, una cattolica di 55 anni che vende frutta e verdura a Negombo, lamenta: “Anche se ogni anno il governo celebra il 1° maggio, per noi non vi è nessuna differenza. Come possiamo comprendere il significato di questa festa, quando per noi lavoratori non c’è alcun guadagno reale?”. “Come possono i politici festeggiare i lavoratori, se questi sono affamati e in miseria? Il governo dovrebbe mostrare più attenzione rispetto a questi problemi”.
 
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