04/12/2020, 10.27
CINA
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In ricordo degli intellettuali ‘scomparsi’ a causa del virus della politica cinese

di Xu Jinchuan

Lo sceneggiatore e romanziere Xu Jinchuan ricorda accademici, editori, attivisti, avvocati, che il regime cinese ha fatto scomparire: i frutti di una stagione ideologica da “inverno gelido”. Ma il mestiere di pensatore è cercare la verità e rivelarla, pagandone le conseguenze. Un saggio pubblicato su “China Heritage”, a cura del sinologo Geremie R. Barmé.

Roma (AsiaNews) – Vi sono personalità della cultura cinese che sono “scomparse” negli ultimi mesi. E questo non a causa del Covid-19, ma a causa di un “virus” (forse più potente): quello “che infetta il corpo politico della Cina”. Così il 16 novembre scorso, il sinologo Geremie Barmé presenta un saggio dello sceneggiatore e romanziere Xu Jinchuan (徐錦川, 1960 -) sul sito “China Heritage” di cui è direttore. Il testo, dal titolo “Quelli che amano”, è una specie di elegia verso uomini e donne “che hanno perduto” o meglio “che sono stati perduti”. Nel suo saggio Xu cita il prof. Xu Zhangrun, licenziato dall’università e praticamente agli arresti domiciliari per aver criticato Xi Jinping; l’editrice Geng Xiaonan, che col marito Qin Zhen sono accusati di “commercio illegale” e aspettano il processo; l’avvocato Chen Qiushi, “scomparso” mentre produceva informazioni sull’epidemia a Wuhan, poi confinato nel suo paese natale nello Shandong; l’attivista Xu Zhiyong, che per la sua lotta contro la corruzione con il Movimento dei nuovi cittadini, ha subito quattro anni di carcere; e diversi altri. Nel concludere la presentazione, Barmé cita Albert Camus: “In un mondo di conflitti, un mondo di vittime e boia, il mestiere della gente che pensa è di non essere dalla parte dei boia”.

Ciò che impressiona è che pur parlando di “scomparsi”, e “perduti”, il titolo sia al presente, “Quelli che amano”: un’azione presente e feconda. Presentiamo qui il saggio di Xu Jinchuan, basandoci sulla traduzione inglese di Geremie R. Barmé. Traduzione italiana a cura di AsiaNews. (B.C.)

 

Quelli che amano

 

 Il prof. Xu [Zhangrun] è apparso proprio mentre stavamo per iniziare a mangiare. Era tutto sorridente mentre diceva: basta aggiungere una sedia e un paio di bastoncini. Eravamo tutti sorpresi perché nessuno aveva avuto alcun segnale che egli sarebbe potuto venire. Da parte sua il prof. Xu ci ha confessato che no, non era stato invitato e che per il suo errore, avrebbe dovuto essere relegato nel peggior angolo della casa. Di fatto, egli si è preso una sedia e si è lasciato cadere proprio di fronte a me.

Non ci sono due modi per fare questo: il professor Xu è piuttosto il personaggio. Di lì a poco ci siamo seduti bevendo qualcosa di forte e ci siamo messi a scavare in una festosa pentola mongola. Tutti chiacchieravamo, anche se non di politica. Anche Geng [Xiaonan] e l’avvocato Chen [Qiuxi] erano lì con noi. Sebbene le sue performance siano piuttosto loquaci su internet, in privato, il giovane Chen non è così loquace.

Abbiamo preso una foto di gruppo, dopo il pasto, come potete vedere (v. foto 1).

Mentre ruminavo guardando vecchie foto sul mio computer e scrivevo questo saggio, ho incrociato questa foto e ho sentito una fitta di dolore. È perché tutti e tre loro [Xu Zhangrun, Geng Xiaonan and Chen Qiushi] sono scomparsi, è impossibile raggiungerli.

Talvolta penso a loro mentre guardo dalla mia finestra. Per quanto luminoso e assolato sia il giorno, nel profondo il mio cuore è congelato per questa spietata stagione, quella della Cina che va verso un inverno politico.

Guardando indietro agli ultimi anni, comprendo che siamo passati dalle prime brine al gelo profondo in quello che è sembrato un periodo di pochi giorni. Con l’inizio della stagione crudele, le cose sono andate avanti sempre più. Naturalmente, ci sono i pochi speranzosi a cui piace citare la famosa frase di Percy Bysshe Shelley: ‘O vento, se giunge l’inverno, forse che la primavera può essere molto lontana?’. Certo, essi trovano un qualche conforto in un simile sentire, ma ai miei orecchi, esso suona come un sonniloquio, una frase vuota biascicata nel sonno. Mi fa sentire ancora più abbattuto, ancora più depresso.

Poi, tutt’a un tratto, come dal nulla, penso ad un altro inverno. Anche quello è di pochi anni fa. Eravamo già nel pieno della stagione. Alcuni amici avevano messo insieme un evento culturale che comprendeva una recita di poesie. Il luogo doveva essere qualche passo dopo la zona orientale del quarto anello; andarci dal luogo dove stavo, voleva dire faticare come per una scalata. Sulla metropolitana per andare là, mi giunge una notifica dagli organizzatori: le autorità hanno chiuso l’evento. Ma questo non aveva scomposto nessuno ed essi hanno presto trovato un altro posto nella zona ovest della città. Ho semplicemente cambiato treno e sono andato nell’altra direzione. Ma poi il mio telefono ha trillato ancora: anche il secondo luogo è stato sbarrato. Imperterriti, gli organizzatori hanno detto che mi avrebbero contattato presto.

Mentre aspetto, mi arriva una chiamata del poeta Ye Kuangzheng. Voleva sapere dove andare, ma gli ho detto che non lo sapevo e che forse valeva la pena incontrarci intanto che aspettavamo. Ye era appena arrivato alla fermata Taoran Ting, avendo preso la metropolitana dalla stazione sud di Pechino, dopo il suo arrivo dallo Shandong [la provincia, la cui capitale dista 400 km da Pechino]. MI sono diretto là e ci siamo incontrati sulla piattaforma della stazione della metropolitana[1].

Quanto all’evento, avevo fatto quasi il giro completo della metropolitana, quando siamo finiti in un hotel che essi avevano trovato, piuttosto lontano dal centro, un posto oltre la zona nord del quarto anello. Intanto che tutti i partecipanti – diverse decine – si sono radunati, eravamo piuttosto scioccati ed eravamo chi seduto, chi in piedi, tutti di umore cupo. Gli organizzatori ci hanno annunciato che invece di recitare le poesie da noi scelte, ognuno di noi sarebbe stato invitato a dire due parole.

Quando è arrivato il mio turno, io ho detto che siccome avevo fatto un grande sforzo a memorizzare la mia poesia, volevo ad ogni costo recitarla. Era [‘The New Colossus’] un sonetto della poetessa ebrea americana Emma Lazarus (1849-1887):

Non come il gigante di bronzo di greca fama,

Che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti da conquistatore;

Qui alle nostre porte del tramonto, bagnate dal mare, si ergerà

Una donna potente con una torcia, la cui fiamma

È il fulmine imprigionato e il suo nome è

Madre degli esuli. Dal faro della sua mano

Bagliori di benvenuto per tutto il mondo; i suoi occhi miti vigilano

Il porto e l’aria che fa da cornice alle città gemelle.

 

‘O terre antiche, tenete pure il vostro storico sfarzo!' lei grida

Con labbra silenziose. 'A me date i vostri stanchi, i vostri poveri,

Le vostre masse accalcate che desiderano respirare da liberi,

I miserabili rifiuti delle vostre spiagge brulicanti.

Mandatemi questi, i senzatetto, gli sbattuti dalla tempesta,

E io leverò la mia lampada accanto alla porta dorata!’

 

C’era anche qualcuno mandato dalle autorità ad ascoltare, di nascosto. A un tratto ho finalmente incontrato i professori Gao Quanxi[2] e Jin Gang in persona – fino ad allora avevamo soltanto gioito di un ‘incontro delle menti’ su internet.

Dopo l’evento, un gruppo di noi ha trovato un posto dove mangiare. Io era schiacciato proprio vicino al dott. Xu (non il prof. Xu citato sopra[3]). Aveva una certa aria determinante e non diceva molto. Sembrava oppresso, perfino malinconico. A quel tempo egli era venuto fuori dalla prigione da poco – e ora che scrivo, egli è irraggiungibile da circa un anno. Sembra che il suo destino sia di continuo l’essere ‘gettato dentro’.

Nella foto di gruppo scattata quel giorno (v. foto 2), oltre il 10% dei partecipanti erano “stati rilasciati dopo aver soddisfatto una sentenza”, “rilasciati per motivi sanitari”, o “viventi sotto costante sorveglianza della polizia”.  Naturalmente, in senso legale stretto, nessuno di loro è stato punito per ciò che ha detto o scritto; contro di loro sono state espresse accuse nebulose.

Il risultato di tutto questo è stato che, nonostante il sollievo perché queste vittime erano libere, [molti oserebbero dire di essere convinti che] sostenere i valori universali non solo è pericoloso, ma ti rende intimorito.

E dunque questo è il destino degli intellettuali della Cina.

Nonostante ciò, essi non soccombono nel sentirsi schiacciati. È inevitabile che quando una nazione è in crisi, i suoi pensatori siano i primi a soffrire. Dopo tutto, gli intellettuali hanno una enorme responsabilità di perseguire la verità e rivelare ciò che sta davvero succedendo, almeno paragonando questo con quanto vivono tutti gli altri sotto l’attuale sistema politico. Cosa significa, del resto la vecchia frase "studiare i classici"? Significa imparare a esprimere i tuoi dubbi, a criticare, ad alzare la voce in un clamore. Questo è il dovere e la responsabilità dei pensatori, ed è inevitabile che uno debba viverne le conseguenze.

Essi soffrono perché amano davvero.

Nel pieno dell’allarme virale, all’inizio di quest’anno, un gruppo di noi sognava di annegare le tristezze, così abbiamo trovato un piccolo ristorante ancora aperto, dove abbiamo potuto incontrarci. Alcuni giorni dopo, uno della nostra piccola banda è scomparso. Anche lui, ora, è irraggiungibile. Perché, non oso nemmeno citare il suo nome qui.

Io non sono veramente intimo, o amico stretto di qualcuna delle persone che ho nominato sopra. Eppure, ogni volta che penso a loro, sento quella fitta. È come se anch’io fossi dietro le sbarre. Mi lascia sconvolto e non più capace di continuare quieto a leggere.

Talvolta mi trovo a passare una giornata a guardare fuori della finestra. Fissando la lontananza nebbiosa, il mio cuore si sente vuoto, come la vasta volta del cielo.

 


[1] Per un poema di Ye Kuangzheng, v. ‘Hollow Men, Wooden People’China Heritage, Christmas Eve, December 2017.

 

[2] V. Gao Quanxi 高全喜, ‘A Breach of the Law, a Betrayal of Autonomy’China Heritage, 18 May 2019.

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