23/05/2007, 00.00
AFGHANISTAN
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Inaugurata a Bamyan la seconda missione del Jesuit Refugee Service

Oltre ad Herat i gesuiti porteranno il loro “aiuto alla ricostruzione” anche a Bamyan, in una delle regioni più povere e impervie del Paese; accoglienza “favorevole” da popolazione e autorità. Imminente l’arrivo della quarta comunità di suore cattoliche nel Paese.
Kabul (AsiaNews) – Il Jesuit Refugee Service (JRS) ha aperto una seconda missione in Afghanistan, a Bamyan, nella poverissima regione dell’Hazarajat, nord-ovest di Kabul. Accolti “con favore” dalla governatrice della zona, Habiba Sarabi – racconta p. Giuseppe Moretti, direttore della missio sui iuris nel Paese – i tre gesuiti che animano la nuova missione si dedicheranno all’insegnamento della lingua inglese e della biologia all’Università e porteranno avanti corsi di agricoltura per la popolazione, collaborando anche con altre realtà umanitarie presenti sul posto, come la Caritas americana (CRS). Intanto si attende l’arrivo della quarta comunità di suore in Afghanistan, destinate ad Herat.
“La nostra presenza nel Paese – ha detto p. Hector D’Souza, superiore provinciale dell’ordine per l’Asia del sud – vuole rendere la popolazione in grado di compiere trasformazioni in vista di un futuro più luminoso”. Dal canto suo p. Santiago, rappresentante del JRS in Afghanistan, ribadisce che scopo della missione è “assistenza e sostegno al Paese nello sforzo di ricostruzione e nella realizzazione del sogno di una società globale, democratica e attiva”. Da ricordare che in Afghanistan vige il divieto di evangelizzazione e gli stessi gesuiti sono nel Paese come operatori umanitari.
Il JRS è già presente dal 2005 ad Herat. Al momento sono 6 i religiosi presenti, di cui la maggior parte è originario dell’India. Inaugurata lo scorso 15 maggio, la missione di Bamyan nasce in un territorio “poco appetibile per la maggior parte delle altre Ong”, spiega p. Moretti. “L’Hazarajat è una delle zone più povere del Paese, popolata dall’etnia hazara, è bellissima dal punto di vista naturistico, ma di difficile penetrazione a causa di collegamenti stradali per lo più assenti”. Il sacerdote barnabita - anche parroco dell’unica chiesa in Afghanistan, quella interna all’ambasciata italiana a Kabul - è convinto che i gesuiti troveranno “favore tra gli hazara, sempre accoglienti e volenterosi”.  
P. Moretti conclude poi con l’annuncio dell’imminente arrivo della quarta comunità di suore cattoliche nel Paese. Si tratta della Comunità di Giuseppe e Maria, fondata da un gesuita, animata da 3 o 4 religiose indiane che lavoreranno nella formazione di infermiere. Nel Paese sono già presenti le Piccole sorelle di Gesù, le suore di Madre Teresa e la Congregazione pro bambini di Kabul.
 
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