20/11/2017, 14.57
SRI LANKA
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Incidente stradale riaccende lo scontro tra buddisti e musulmani in Sri Lanka

Almeno 66 case, 26 negozi, due moschee e 16 veicoli danneggiati o bruciati. La polizia arresta 24 persone per incitamento alla violenza etnica. I disordini in contemporanea con la revisione dell’Onu sui diritti umani. “Le minoranze sono ancora in pericolo”.

Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Un incidente stradale avvenuto a Gintota, nel distretto di Galle, sulla costa sud-occidentale dello Sri Lanka, ha riacceso lo scontro etnico tra buddisti e musulmani. Lo scorso 17 novembre una donna e suo figlio, entrambi di religione islamica, sono stati investiti da un centauro buddista. Da qui la scintilla che ha riattivato la fiamma – mai del tutto sopita – dell’intolleranza dei confronti dei musulmani.

Tafferugli e disordini si sono diffusi ad opera di entrambe le parti e hanno portato al danneggiamento e al rogo di diverse proprietà, in maggioranza dei membri della comunità islamica. Le ultime stime parlano di 66 case, 26 negozi, due moschee e 16 veicoli (tra cui quattro motociclette), rovinati o dati alle fiamme. Negli scontri non si registrano vittime, mentre almeno cinque persone sono state ricoverate in ospedale.

Ieri il primo ministro Ranil Wickremesinghe si è recato sul posto e ha ordinato l’apertura di un’indagine ufficiale da parte dell’ispettore generale di polizia, cui ha chiesto di accertare al più presto le responsabilità. SP Ruwan Gunasekara, portavoce della polizia, ha denunciato “il tentativo di certi gruppi estremisti di inasprire il conflitto etnico con questioni di poco conto”.

Nel frattempo le autorità avevano imposto il coprifuoco dalle 4 del pomeriggio alle 9 di mattina nelle località di Gintota, Kurunduwatte, Maha-Hapugala, Welipitimodara, Ukwatte e Piyaddigama. Le indagini hanno portato all’arresto di 24 persone, sospettate di aver fomentato le violenze.

Alcuni analisti ora temono che i disordini possano condurre ad un nuovo conflitto tra i due gruppi religiosi. Nel giugno 2014 i radicali buddisti del Bodu Bala Sena (Bbs) hanno aggredito, saccheggiato e raso al suolo Dharga Nagar, Beruwela e Aluthgama, tre città a maggioranza islamica.  Circa 10mila persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case, 8mila musulmani e 2mila singalesi. Sono stati i musulmani a pagare il prezzo più alto: il bilancio finale è stato di 4 morti, 80 feriti, 90 case distrutte, negozi, proprietà e moschee danneggiate per milioni di rupie srilankesi.

Lo Sri Lanka è un Paese a maggioranza buddista (70% del totale della popolazione di 21 milioni di abitanti). I musulmani rappresentano il 10% dei cittadini e sono il secondo gruppo etnico più numeroso dopo quello dei tamil.  In un editoriale apparso oggi su Ceylon Today si legge: “È scioccante che un simile piccolo incidente, peraltro nemmeno fatale, abbia portato allo scontro settario. L’incidente mostra quanto siano pronti gli elementi ultranazionalisti tanto da ingigantire il più piccolo problema per ‘rimestare il nido di calabroni’”.

Altri esperti evidenziano che nell’isola la violenza etnica non è ancora tramontata, a otto anni dalla fine del trentennale conflitto civile e ad appena pochi giorni dall’accoglimento delle raccomandazioni dell’Onu sui diritti umani. “Questi attacchi contro i musulmani – commenta una fonte locale – nel momento della revisione periodica dell’Unhcr, fa capire alla comunità internazionale che le minoranze sono ancora in pericolo sull’isola”.

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