21/10/2015, 00.00
INDIA
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India, due bambini dalit bruciati vivi per una lite su un cellulare

di Nirmala Carvalho
Vaibhav, due anni e mezzo, e la sorella Divya, di nove mesi, sarebbero morti per una diatriba su un cellulare da 27 euro. I membri di una casta elevata hanno incendiato la loro casa. La madre è ricoverata in condizioni critiche, il padre ha ustioni a entrambe le mani. Cinque poliziotti sospesi per negligenza. Attivista per i diritti di dalit e tribali: “Nessun governo è in grado di contenere o fermare la violenza senza pietà contro le caste più basse. Polizia e governo non si assumono le proprie responsabilità e fanno apparire gli altri come non sinceri”.

New Delhi (AsiaNews) – Due bambini indiani di una famiglia dalit sono morti carbonizzati nell’incendio che ha distrutto la loro casa nel villaggio di Sunpedh a Faridabad, nello Stato dell’Haryana, a circa 40 km dalla capitale dell’Unione. Vaibhav aveva due anni e mezzo e la sorellina, Divya, nove mesi. Secondo le indagini, i colpevoli sarebbero i membri del clan Rajput, una delle caste più elevate dell’India, con cui la famiglia dalit aveva un contenzioso in corso da più di un anno per un telefono cellulare da 2mila rupie (circa 27 euro). Arun Ferreira, attivista per i diritti di dalit e tribali, denuncia ad AsiaNews: “L’aumento di casi di violenza settaria e la brutalità da parte delle caste elevate sulle minoranze dalit e tribali rappresentano un serio problema. La violenza basata sull’appartenenza di casta va avanti da decine di anni in India”.

L’aggressione è avvenuta ieri mattina verso le 2 (ora locale). Jitender, il padre, ha riportato ustioni ad entrambe le mani, mentre la moglie Rekha è ricoverata in ospedale in condizioni critiche. L’uomo ha raccontato: “Gli assassini erano Rajput e nell’ottobre del 2014 avevano avuto un diverbio con la minoranza dalit per l’uccisione di tre uomini in seguito al presunto furto di un cellulare. Essi si sono introdotti nella nostra casa mentre dormivamo, hanno versato la benzina attraverso le finestre, ci hanno chiusi dentro e hanno appiccato il fuoco. Io ho sentito puzza di benzina e ho svegliato mia moglie, ma le fiamme avevano ormai avvolto tutta la casa”.

I vicini hanno portato la famiglia all’ospedale Safdarjung di Delhi, dove i piccoli sono deceduti e la madre è ricoverata con il 70% del loro corpo ustionato. Il governo statale nelle ore successive ha sospeso cinque poliziotti per negligenza e dispiegato forze di sicurezza sul luogo dell’aggressione.

Ferreira commenta: “Nessun governo è in grado di contenere o fermare questa serie di incidenti violenti che vengono scatenati senza pietà contro le caste più basse, soprattutto nelle aree rurali più povere. Nonostante esistano leggi che tutelino le minoranze, le indagini sono così distorte che è raro che i casi arrivino a processo davanti ad un giudice. I problemi e le discriminazioni di casta sono così radicati presso le caste elevate e i pregiudizi così difficili da abbattere, che le violenze contro i dalit rimangono impunite”.

Inoltre, conclude, “lo spauracchio della guerriglia dei Naxal [un gruppo di estrema sinistra radicale, associato con i maoisti – ndr] viene usato dalle autorità per affossare i gruppi di attivisti che difendono i dalit. Gli attivisti vengono spesso identificati con il nome di Naxalites per attuare una repressione implicita contro di loro. La polizia e il governo vengono criticati dalla comunità dalit per la loro incapacità e persino per il supporto che danno alle caste elevate in questi episodi. Essi non solo sono incapaci di assumersi le proprie responsabilità, ma fanno in modo che all’esterno siano gli altri ad apparire come non sinceri”.

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