10/08/2016, 10.47
INDIA
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India, la Chiesa celebra il “Giorno nero” contro la discriminazione dei dalit

di Nirmala Carvalho

Il 10 agosto 1950 sono state approvate le norme che colpiscono i “fuori casta” cristiani e islamici. La Conferenza episcopale ha invitato tutti i cattolici a manifestazioni, fiaccolate e scioperi della fame per protestare. Card. Gracias: “Non chiediamo alcun favore speciale ma solo giustizia ed uguaglianza”.

 

 

New Delhi (AsiaNews) – La comunità cristiana “non chiede alcun favore speciale, ma solo giustizia, uguaglianza e protezione per le minoranze, garantita dalla Costituzione del Paese. I dalit cristiani affrontano una discriminazione simile a quella di altri dalit, e non sono salvaguardati dalle violenze visto che non rientrano nella lista delle caste”. Con queste parole il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Ccbi), ha ricordato le ragioni del “Black Day”, giorno di protesta che viene inscenato tutti gli anni il 10 agosto contro le discriminazioni nei confronti dei fuori casta cristiani.

Il 10 agosto 1950 il presidente dell’India approvò l’art. 3 della Costituzione sulle Scheduled Caste (Sc). La legge riconosce ai membri della Sc vari diritti previsti dall’art. 341 (1) della Costituzione indiana. Ma il 3° paragrafo della norma specifica che non può essere membro di questi gruppi “chi professa una religione diversa dall’induismo”. Nel 1956 e nel 1990 sono stati introdotti emendamenti per estendere la categoria anche a buddisti e a Sikh, mentre ne sono tuttora esclusi i cristiani e i musulmani. Grazie a questa legge, i dalit indù hanno facilitazioni di tipo economico, educativo e sociale, con quote di posti di lavoro assegnati nella burocrazia.

I dalit cristiani e islamici hanno da tempo tacciato di illegalità la norma, che viola principi costituzionali-base come l’uguaglianza (art. 14), il divieto di discriminazioni per la propria fede (art. 15) e la libertà di scegliere la propria religione (art. 25). I dalit cristiani sono circa due terzi della comunità cristiana nazionale, che conta per il 2,3% della popolazione totale.

In occasione del 66mo anniversario della legge, la Ccbi ha invitato tutti i cattolici ad osservare il “giorno nero nelle vostre rispettive diocesi e istituzioni. Si possono organizzare incontri, dimostrazioni, scioperi della fame e fiaccolate per mostrare solidarietà ai cristiani che soffrono. Utilizziamo anche i social media per diffondere la notizia nella società civile”.

“Gli indicatori della sviluppo dei dalit cristiani – continua il card. Gracias – mostrano discriminazioni di tipo sociale, economico, politico e culturale, che portano a differenze nei salari e nel grado di povertà, a difficoltà ad avere opportunità e ad accedere a risorse e servizi. Il governo deve interrompere questa differenza di trattamento”.

Purtroppo, ammette il presule, anche “nella Chiesa a volte si trovano discriminazioni in base alla casta. Ma, come dice il mio amico arcivescovo mons. Marampudi Joji, ‘la Chiesa cattolica è l’unica dove un dalit può diventare arcivescovo, come me che sono stato il primo’. Di recente la Chiesa ha sofferto di profonde ferite, come l’attacco ad un vescovo che appartiene alla casta Dalit, ma nello stesso periodo un altro dalit è stato consacrato vescovo”.

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