13/07/2011, 00.00
INDIA
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India, rallenta ancora la crescita industriale, diminuiscono i consumi

Si teme che gli interventi del governo per frenare l’inflazione abbiano disincentivato gli investimenti nel settore industriale. Aumenta invece l’inflazione, che a giugno si prevede abbia superato la crescita economica.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Rallenta a +5,6% la crescita industriale dell’India a maggio, al minimo da 9 mesi, rispetto al +5,8% di aprile. Accelera invece l’inflazione, che a maggio è stata del 9,06% e che si prevede abbia superato il 10% a giugno.

Il timore è che gli aumenti del costo del denaro e gli altri interventi operati dal governo per frenare l’inflazione abbiano, invece, scoraggiato gli investimenti di cui il Paese ha necessità per crescere. Il rallentamento è grave anche perché colpisce soprattutto settori, come le manifatture (+5,6% a maggio dopo il +6,3% di aprile), che costituiscono circa il 75,5% della produzione industriale e la cui frenata indica una diminuzione di investimenti ma anche del consumo interno.

Si prevede che entro luglio la Banca d’India aumenti ancora il costo del denaro, per l’11ma volta dal marzo 2010, per frenare l’inflazione che colpisce soprattutto gli alimenti e altri generi essenziali, impoverendo le classi inferiori.

Il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee ha soltanto commentato che la situazione della crescita industriale “non è incoraggiante” ma che per delineare una chiara tendenza occorre analizzare molti più dati, mostrando così la grave incertezza del governo, colpito da continui scandali e accuse di corruzione anche ai massimi livelli.

Intanto la popolazione riduce i consumi non necessari: la vendita di autoveicoli è stata dell’1,6% a giugno, dopo che negli ultimi 2 anni fiscali era stata del 30% circa.

Molti economisti ritengono comunque che la crescita economica sarà di circa l’8% nell’anno, osservando che la manifatture contribuiscono per meno del 20% al Prodotto interno lordo nazionale e sono invece in espansione i servizi che costituiscono il 60% del Pil.

Esperti osservano comunque che il Paese non può permettersi un’inflazione superiore alla crescita, che si traduce in un aumento della già diffusa povertà e in un aggravamento del deficit tra un ristretto numero di ricchi e le centinaia di milioni di persone appartenenti ai ceti medio e basso, che sono anche più colpite dagli aumenti dei costi.
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