09/02/2015, 00.00
INDIA
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India, vescovi cattolici: Basta violenze anticristiane, non siamo cittadini di serie B

di Nirmala Carvalho
Nel corso della plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (Ccbi), i presuli hanno parlato dei "numerosi deplorevoli incidenti che colpiscono la comunità cristiana in diverse zone del Paese". La Costituzione garantisce libertà di coscienza e di culto (art. 25) e uguaglianza (art. 14). Il silenzio delle istituzioni e dei tutori della legge dinanzi agli attacchi "sono incomprensibili".

Mumbai (AsiaNews) - Alla luce degli attacchi contro le chiese di New Delhi e contro fedeli e istituzioni cristiane in altre parti dell'India, i vescovi cattolici di rito latino chiedono al governo di "far rispettare lo Stato di diritto e mettere un freno agli attacchi dei gruppi che inquinano la pace e l'armonia tra le comunità della nazione". I presuli si sono espressi in occasione della 27ma Assemblea plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (Ccbi), avvenuta a Bangalore (3-9 febbraio). Per ricordare le aggressioni in corso contro la comunità cristiana, il 6 febbraio scorso i vescovi hanno organizzato una Marcia per la pace e l'armonia, culminata con una preghiera comune. Di seguito, pubblichiamo il comunicato ufficiale redatto dalla Ccbi, dal titolo "Far rispettare lo Stato di diritto, la pace e l'armonia". (Traduzione a cura di AsiaNews)

Noi, i 140 vescovi che da tutto il Paese hanno partecipato alla 27ma Assemblea plenaria (Bangalore, 3-9 febbraio) della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (Ccbi)1, con questo documento esprimiamo le nostre profonde angosce e preoccupazioni riguardo le crescenti minacce alla pace e all'armonia delle comunità, sulla scia di numerosi deplorevoli incidenti che colpiscono la comunità cristiana in diverse zone del Paese.

Negli ultimi mesi a malapena un giorno è passato senza che ci fossero notizie di attacchi contro cristiani, chiese e istituzioni cristiane in tutta la nazione. Le chiese sono state incendiate persino nella capitale nazionale, mentre casi di "Ghar Wapsi" e minacce sfacciate di organizzare riconversioni di massa continuano a creare agitazione tra i cristiani sparsi negli angoli più remoti del Paese.

Mentre gruppi violenti e i loro leader diffondono bugie e lanciano aperte minacce alle minoranze religiose, persino i rappresentanti eletti del popolo indiano hanno fatto dichiarazioni scioccanti, sfidando senza vergogna la libertà di coscienza garantita dalla Costituzione dell'India con l'art.25 (1). Esso stabilisce che "salvo l'ordine pubblico, la moralità e la salute, e altre disposizioni di questa Parte, tutte le persone hanno ugualmente diritto alla libertà di coscienza e a professare, praticare e propagare liberamente una religione".

Siamo angosciati per una serie di atti perpetrati con lo scopo di creare divisioni nella società, come il bandire le attività cristiane in alcuni villaggi, fino al tentativo di tenere le scuole aperte anche il giorno di Natale. Simili sforzi coordinati a vari livelli generano preoccupazione rispetto a un programma pianificato per ridurre la minoranza cristiana a cittadini di seconda classe nella nostra madrepatria. Terra a cui la comunità ha dato immensi contributi nei campi dell'educazione, dell'assistenza sanitaria e dei servizi sociali, perfino nelle aree più remote.

Come cittadini di questo Paese, abbiamo ogni diritto di "uguaglianza davanti alla legge", come garantito dall'art. 14 della Costituzione, che stabilisce che "lo Stato non negherà ad alcuna persona l'uguaglianza dinanzi alla legge o l'uguale protezione delle leggi all'interno del territorio dell'India", tantomeno "discriminerà alcun cittadino su base di religione, razza, casta, sesso o luogo di nascita" (art.15).

L'azione violenta compiuta il 5 febbraio 2015 dalla polizia su un raduno pacifico di donne, bambini, suore e sacerdoti dinanzi alla cattedrale del Sacro cuore solleva delle domande, in particolare se queste garanzie costituzionali non siano forse applicabili alla comunità cristiana.

I ricorrenti assalti e gli atti vandalici  contro obiettivi cristiani [avvenuti] in diverse parti del Paese, e il fallimento dei tutori della legge nell'assicurare i colpevoli alla giustizia, hanno solo aggravato il clima di impunità.

Il silenzio di quanti sono responsabili di tutelare i nostri diritti costituzionali e il loro fallimento nel proteggere la comunità sono oltremodo incomprensibili. È giunto il momento per il governo - che ha il dovere di proteggere i suoi cittadini e i loro diritti - di far rispettare lo Stato di diritto e mettere un freno agli attacchi dei gruppi che inquinano la pace e l'armonia comunale nella nazione.

 

Card. Oswald Gracias

Presidente della Ccbi

 

1 La Conferenza episcopale dell'India (Catholic Bishops' Conference of India, Cbci) raggruppa i vescovi dei tre riti esistenti in India: latino (Conference of Catholic Bishops of India, Ccbi), siromalabarese (Syro-Malabar Bishops' Synod, Smbs) e siromalankarese (Holy Episcopal Synod).

 

 

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