11/09/2006, 00.00
india
Invia ad un amico

India: festa per il centenario della nonviolenza, unica arma contro il terrorismo

di Nirmala Carvalho

La Chiesa indiana invita la comunità internazionale a riprendere il concetto di Satyagraha, lanciato cento anni fa da Gandhi, ed a metterlo in pratica per una società più giusta e senza divisioni.

Delhi (AsiaNews) – L'India festeggia oggi il primo anniversario della Satyagraha, il concetto di nonviolenza lanciato un secolo fa dal Mahatma Gandhi, che viene ripreso ed invocato dalla Chiesa come "chiamata alla comunità internazionale, che deve riprendere quei valori e superare le divisioni create da terrorismo e guerre".

Il concetto di Satyagraha nasce nel 1893, quando Gandhi si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana: qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spinge alla lotta politica.

Il Mahatma [la Grande Anima ndr] si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e l'11 settembre del 1906 lancia il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, chiamato Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce.

Con il termine Satyagraha si indica anche il tipo di lotta nonviolenta praticata da Martin Luther King, Mandela ed altri nella storia. La parola deriva dai termini in sanscrito satya (verità), la cui radice sat significa Essere, e Agraha (fermezza, forza). Le traduzioni italiane che più si avvicinano al significato di Satyagraha sono "vera forza", "forza dell'amore" o "fermezza della verità". Il termine porta con sé l'idea di ahimsa, cioè assenza di violenza, di danneggiamento.

L'arcivescovo Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale cattolica indiana, parla ad AsiaNews di questo anniversario: "Gandhi è stato l'apostolo della nonviolenza, della pace e dell'armonia. Egli aveva una forza spirituale al suo interno e questa, insieme a molte altre sue virtù, lo ha aiutato a conseguire i suoi scopi. Gandhi aveva un enorme seguito popolare perché le persone di ogni cammino di fede, di ogni casta e credo sono state testimoni della sua forza spirituale, non di un mero impegno politico".

"Il messaggio di nonviolenza proclamato dal Mahatma – sottolinea il presule - è importante oggi più che mai, per l'India e per il mondo. Nell'India odierna assistiamo al modo in cui alcune sfere della società, influenzate dallo scenario globale, ci stanno portando in maniera graduale a perdere i principi base della pace, armonia e coesistenza reciproca per cui Gandhi ha combattuto così tanto, quei principi su cui si fonda la nostra amata patria. Il Mahatma amava l'India e questa forza interiore lo ha aiutato a superare gli ostacoli che si presentavano davanti alla sua libertà ed indipendenza. Questo amore lo ha reso un leader ammirato ed amato a sua volta: il suo esempio ha ispirato personaggi del calibro di Martin Luther King e Mandela".

"Il mondo di oggi – conclude - è diviso da odio, violenza ed intolleranza: dovrebbe guardare invece a questo apostolo della nonviolenza, che ci incoraggia a migliorare ed a muovere verso la strada della pace. Il centenario della Satyagraha è una chiamata rivolta alla comunità internazionale, che si deve riunire superando il terrorismo e le guerre".

Il direttore del Centro per i diritti umani Prashant, il p. gesuita Cedric Prakash, è stato invitato ad una conferenza per la pace a Durban, in Sud Africa, dal Gandhi Development Trust. Ad AsiaNews dice: "La Satyagraha, nel mondo in cui viviamo, è senza dubbio il modo migliore per raggiungere dei risultati nel campo della ricerca della pace. Quando Gandhi lanciò la sua campagna per la verità in Sud Africa, esattamente un secolo fa, non aveva forse ben chiaro in mente i risultati che questa arma così potente avrebbe portato. E' risultata un'arma vincente allora e nello sforzo per l'indipendenza indiana".

"Affinché la Satyagraha abbia un senso – aggiunge - dobbiamo assicurarci che la società divenga più aperta e trasparente e che siano accolti e protetti i diritti di ognuno. Il terrorismo deve essere sempre condannato, in ogni sua forma. Oggi infatti ricorre un altro anniversario, quello della strage in America ad opera di fondamentalisti religiosi: i cittadini di tutto il mondo devono arrivare a condannare senza appello azioni del genere".

"Noi – conclude - siamo consapevoli che il mondo potrebbe divenire un posto molto differente se i diritti legittimi e le aspirazioni di popoli e nazioni vengono accolti dalle superpotenze del pianeta e se ci impegniamo seriamente per il disarmo e per lo smantellamento di quelle industrie che creano la base su cui poggiano violenza e guerra. La Satyagraha, insieme alla nonviolenza come sua pietra d'angolo, è l'unica strada per rispondere in maniera corretta ai problemi fondamentali che, ad oggi, generano violenza".

Il direttore dell'Istituto per la cultura indiana e noto teologo, p. Augustine Kanjamala svd, aggiunge: "Il Mahatma Gandhi rappresenta una delle personalità più complesse del ventesimo secolo. Egli si è sempre impegnato ad interagire con situazioni e popolazioni complesse, prima in Sud Africa, dove si è scontrato con ingiustizia e disparità sociale e più tardi in India, dove ha combattuto per la libertà dal potente oppressore coloniale. Le sue armi, però, sono sempre state la nonviolenza e la Satyagraha".

"Per sua stessa ammissione – spiega ad AsiaNews - la sua spiritualità è ciò che lo ha sempre mantenuto sano in questo prolungato sforzo per la giustizia. Il concetto della spiritualità indù del Bhagavat Gita [il "Canto del Beato", poema indù paragonabile al Vangelo ndr ] e quello cristiano del sermone della montagna sono gradualmente divenuti, in lui, un unico ed armonioso concetto. E' stato sempre in contatto con le realtà sociali e politiche del suo Paese ed in dialogo con indù, cristiani, musulmani e fedeli di altre religioni."

"Per me – dice - Gandhi è l'esempio che ispira il dialogo. Nel contesto attuale di scontro fra le civiltà, violenza settaria e corruzione nella vita pubblica, riprendere il suo spirito diviene lo scopo più importante, anche se di difficile attuazione".

"Negli ultimi anni – conclude - la Chiesa ha ridefinito la sua missione dando prevalenza al dialogo interreligioso, alla alfabetizzazione ed alla cura dei poveri. Il messaggio di Gandhi ed il suo esempio saranno un grandissimo aiuto nella riscoperta del significato e dell'importanza di Gesù, che ha sempre ammirato e seguito".

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Giornata della non violenza, la speranza di un Tibet libero
02/10/2007
La nonviolenza di Gandhi e la nuova evangelizzazione
02/10/2012
Leader cristiano: Nel giorno della nonviolenza, l’India tradisce gli ideali del Mahatma Gandhi
02/10/2013
Giornata internazionale della nonviolenza, la spiritualità di Gandhi contro la corruzione
01/10/2011
La Giornata internazionale della nonviolenza nel ricordo di Gandhi
02/10/2010


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”