24/04/2020, 12.53
INDIA
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India: l’epidemia aggrava la situazione dei dalit cristiani

di Nirmala Carvalho

Mons. Sarat Chandra Nayak della diocesi di Behrampur afferma che “scelte politiche sono prese tenendo conto della popolazione urbana, ma la situazione di base dei villaggi non viene mai presi in considerazione”. Fermato e rilasciato un sacerdote per violazione dei regolamenti sul blocco.

Mumbai (AsiaNews) – “La nostra gente sta soffrendo molto” per il coronavirus e anche per il blocco imposto dalle autorità per combattere l’epidemia. Lo spiega ad AsiaNews il vescovo Sarat Chandra Nayak (nella foto) della diocesi di Behrampur, che racconta il fermo di un sacerdote per violazione dei regolamenti sul blocco. “Padre Devendra Nayak, un prete cattolico di Mohana, è stato preso in custodia dalla polizia per aver attraversato la strada all'interno del complesso della parrocchia cattolica. P. Devendra Nayak stava andando dall'edificio dell'ostello all'edificio del refettorio, per pranzo, quando la polizia è entrata nel complesso, lo ha preso in custodia e lo ha trattenuto per alcune ore. La distanza tra i due edifici è di soli 30 metri e il sacerdote stava attraversando la strada all'interno del complesso”.

"Ho presentato una denuncia al magistrato distrettuale contro l’arresto del nostro sacerdote", riferisce ancora mons. Sarat Chandra Nayak. "La polizia è entrata nel complesso, anche se gli agenti sostengono che erano dall'esterno”.

Il vescovo Sarat Chandra Nayak che è anche presidente della Commission for Scheduled Castes (SCs)/other Backward Castes (BCs) evidenzia che "in ogni situazione, i cristiani Dalit subiscono una grave emarginazione, le scelte politiche sono prese tenendo conto della popolazione urbana, ma la situazione di base dei villaggi non viene mai presi in considerazione, c’è insensibilità verso le realtà dei villaggi. L'impatto catastrofico del blocco ha causato enormi sofferenze umane alla popolazione dei villaggi, e i cristiani Dalit subiscono un'enorme emarginazione”.

“Nella diocesi di Behrampur – racconta poi - abbiamo aperto un centro per la  quarantena nella parrocchia dell’Immacolata Concezione di Aligonda, nel distretto di Gajapati, quindi chiunque della nostra gente che ritorna nei propri villaggi da altri Stati, può rimanere lì per il periodo di quarantena. La chiesa lavora a stretto contatto con il governo per mantenere le persone nelle nostre aree rurali al sicuro dal virus       “.

“La nostra gente soffre, non solo per la situazione socio-economica, ma anche per la mancanza di sacramenti. Siamo un popolo sacramentale, e con questo blocco siamo nella comunione spirituale, ma ...... Tra i nostri tribali e Dalit, la fede è comunitaria e ciò non è possibile a causa del blocco, che stiamo rispettando molto rigorosamente. Ma i nostri modi di espressione della fede sono attraverso una comunità. La preghiera della comunità è molto importante per il nostro popolo, specialmente durante la Quaresima, la Via Crucis è una tradizione del villaggio, come anche la Pasqua. Il villaggio è una comunità di credenti, e questo manca.

“Mi sto coordinando con i sacerdoti per trovare modi creativi per essere uniti spiritualmente anche senza la comunione sacramentale. Alla nostra gente mancano i sacramenti. Dopo Pasqua in un villaggio, mantenendo le distanze la gente si era radunata per pregare, ma è venuta la polizia e ha detto di disperdersi”.

“La fede del nostro popolo sta crescendo. In questi tempi di pandemia, le famiglie pregano di più nelle loro case, le loro case sono diventate Chiese domestiche e offrono le loro sofferenze e difficoltà per la Chiesa, per il Santo Padre e per coloro che soffrono".

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