01/10/2014, 00.00
INDONESIA
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Indonesia, mezzo passo indetro sulla norma che cancella l’elezione diretta di sindaci e governatori

di Mathias Hariyadi
Con un decreto speciale, il presidente uscente cancella la controversa norma approvata la scorsa settimana dal Parlamento. Tuttavia, la disposizione ha carattere temporaneo. Al capo di Stato entrante Widodo, che ha già criticato la legge, il compito di risolvere la questione, con un (eventuale) nuovo decreto speciale. Una parte della politica vuole svuotare la democrazia.

Jakarta (AsiaNews) - Negli ultimi giorni di mandato il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono intende utilizzare i poteri "extra" garantiti dalla Costituzione, per abrogare la norma approvata dal Parlamento che ha cancellato l'elezione diretta di governatori e sindaci. Il colpo di mano dei deputati ha fatto infuriare attivisti, esponenti della società civile, semplici cittadini e anche il capo di Stato "in pectore" Joko "Jokowi" Widodo, che ha parlato di "grande passo indietro" per la democrazia nel Paese. Il presidente era stato oggetto di forti critiche per il mancato intervento nel dibattito parlamentare che ha portato all'approvazione della nuova legge, voluta con forza dal controverso ministro degli Interni Gamawan Fauzi. 

Al termine di un dibattito in aula durato oltre 10 ore, la scorsa settimana 226 deputati hanno votate a favore della modifica dell'attuale sistema, che prevede l'elezione "diretta" degli amministratori da parte dei cittadini. Fondamentale per il passaggio della legge, la decisione dei membri del Partito democratico (del presidente Yudhoyono) di non partecipare al voto. Pur essendo, in linea teorica, contro la riforma, la mossa del Pd ha di fatto concesso il via libera all'approvazione.

Il colpo di mano dell'Assemblea ha fatto infuriare attivisti e società civile, che già da tempo protestavano contro un disegno di legge controverso e oggetto di critiche. Secondo i critici si tratta di un duro colpo per il processo di democratizzazione avviato dopo la caduta del dittatore Suharto nel 1988, a conclusione di un trentennio di regime autoritario. 

Dopo giorni di feroci polemiche interne e proteste di piazza, il presidente Yudhoyono già in occasione della trasferta negli Stati Uniti per partecipare al summit Onu di New York aveva mostrato profondo "rammarico" per l'approvazione della legge. Le scorsa notte egli ha deciso di usare i propri poteri costituzionali e ha emesso il cosiddetto decreto presidenziale "Perpu". Acronimo di "Peraturan Pemerintah Pengganti Undang-undang", esso è una sorta di "regolamento speciale" che prevede la possibilità di cancellare norme esistenti.

Yudhoyono ha quindi deciso di usare questo potere per eliminare la norma al centro delle polemiche, dopo essersi consultato con i tutti i politici e parlamentari del Partito democratico (Dp) presenti nella nuova legislatura, che prende il via oggi con il giuramento ufficiale. Tuttavia, la decisone del presidente sarà valida solo per i prossimi 20 giorni, tanti quanti ne mancano alla fine del suo mandato. Toccherà quindi al successore, Widodo, emettere un nuovo, analogo decreto e di certo non mancheranno le polemiche visto che una parte (consistente, composta da islamisti e conservatori) del Paese non vede di buon occhio la leadership dell'ex governatore di Jakarta. In questo contesto si inserisce la proposta di legge della Coalizione bianco-rossa (che ha sostenuto l'ex generale Prabowo Subianto alle presidenziali, poi sconfitto da Widodo) di "restituire" al Parlamento indonesiano - e non ai cittadini - la scelta del capo di Stato e del suo vice. 

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