15/11/2007, 00.00
PAKISTAN
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Islamabad, conto alla rovescia per la democrazia

di Qaiser Felix
Alla mezzanotte di oggi si scioglie, dopo cinque anni, l’Assemblea nazionale fedele al presidente Musharraf. Nuove elezioni previste per il 9 gennaio, mentre non si fermano arresti e violazioni dei diritti umani in tutto il Paese. Giustizia e Pace chiede il ritorno della Costituzione e del potere giudiziario.
Islamabad (AsiaNews) – Con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, che avverrà alla mezzanotte di oggi, il Pakistan inizia il suo conto alla rovescia per la democrazia. Il limite per darsi battaglia fra le fazioni politiche in gioco è il 9 gennaio 2008, quando si terranno le elezioni parlamentari che determineranno il prossimo governo.
 
Secondo il ministro per l’Informazione, Tariq Azeem, questo “è un momento storico: dopo 22 anni, il nostro Paese assiste allo scioglimento di un Parlamento dopo i cinque anni regolari del suo mandato”. Azeem ha poi spiegato che verrà formato domani una sorta di governo ad interim, con il compito esclusivo di preparare le prossime elezioni. In serata sarà annunciato il nome del premier temporaneo.
 
Il presidente Musharraf ha dichiarato che attende la sentenza della Corte Suprema per abbandonare la divisa ed iniziare un nuovo mandato presidenziale “da civile”. Non ha però aggiunto che la Corte è stata decimata dagli arresti seguiti alla proclamazione dello stato di emergenza – divenuta de facto  una legge marziale – e soprattutto è stata privata del suo presidente, il giudice Chaudhry, strenuo oppositore del governo.
 
L’ex premier Benazir Bhutto ha invece dichiarato di non voler più alcun accordo politico con il presidente, che secondo lei “ha tradito il suo popolo mettendo l’esercito per le strade”. Dagli arresti domiciliari a cui è costretta, ha aggiunto: “Le elezioni di gennaio saranno con molta probabilità una farsa. Certo, Musharraf sarà sulla scena come il libero capo di un libero Partito, ma tutti gli altri saranno dietro le sbarre”.
 
Per questo, secondo alcuni suoi collaboratori, la leader del Partito popolare ha teso una mano all’altro storico oppositore del generale: Nawaz Sharif, anche lui ex premier in esilio, tornato in Pakistan per essere ricacciato dopo poche ore, leader incontrastato della politica di stampo islamica. Sharif “sarebbe pronto a collaborare” con la ex rivale.
 
L’unico altro attore sulla scena, l’ex campione di cricket Imran Khan, è stato arrestato ieri mentre cercava di organizzare una nuova protesta anti-governativa. Insieme a lui, centinaia di suoi sostenitori.
 
Anche molti cristiani, membri dell’All Pakistan Minorities Alliance, sono stati arrestati negli scorsi giorni. Soltanto ieri, dice il presidente Shahbaz Bhatti ad AsiaNews, oltre 100 attivisti cristiani sono stati picchiati ed arrestati a Lahore, mentre cercavano di unirsi alla Lunga marcia di protesta organizzata dalla Bhutto.
 
La Commissione episcopale Giustizia e Pace ha chiesto la revoca immediata dello stato di emergenza ed il ritorno delle garanzie costituzionali. In un documento firmato dall’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, e dal segretario della Commissione, Peter Jacob, si chiede inoltre al governo “il rispetto dello stato di diritto, il rilascio immediato ed incondizionato di tutti i detenuti politici e la restaurazione di un potere giudiziario indipendente”.
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