17/12/2009, 00.00
PAKISTAN
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Islamabad: l’opposizione chiede le dimissioni del presidente Zardari

Ieri la Corte suprema ha cancellato l’amnistia dalle accuse di corruzione. Il capo di Stato respinge ogni addebito e parla di “motivazioni politiche” dietro la scelta della magistratura. Al vaglio degli inquirenti il patrimonio personale di Zardari, che registra un calo nei consensi e la crisi nei rapporti con l’esercito.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – L'opposizione pakistana chiede le dimissioni del presidente  Asif Ali Zardari e dei suoi alleati politici, dopo la decisione della Corte suprema di cancellare l’amnistia che lo ha protetto dalle accuse di corruzione. Zardari respinge ogni addebito, nega l’ipotesi di rimettere il mandato e parla di “motivazioni politiche” dietro l’attacco della magistratura.
 
Ieri la Corte suprema ha stabilito che il decreto a protezione del presidente e dei suoi alleati politici contro le accuse di corruzione è “illegale”. La controversa norma – che garantiva l’amnistia ai più anziani esponenti del parlamento – era stata introdotta dall’ex capo di Stato Pervez Musharraf . Meglio nota come National Reconciliation Ordinance, essa ha bloccato tutte le inchieste per i casi di corruzione e i procedimenti penali pendenti a carico di 8mila fra ministri, funzionari e politici pakistani.
 
La legge è frutto di un accordo con il governo statunitense e ha consentito all’ex premier Benazir Bhutto (e ai suoi alleati) di rientrare dall’esilio, godere dell’immunità e partecipare alla politica attiva del Paese. La Bhutto e i membri del suo partito – il Pakistan Peoples Party (Ppp) – hanno più volte ribadito che le accuse erano a sfondo “politico”. Zardari, marito della Bhutto, ha assunto il controllo del partito dopo l’assassinio della moglie, morta in un attentato il 27 dicembre 2007 durante un comizio elettorale.
 
La sentenza del tribunale ha di nuovo infiammato il clima politico in Pakistan, impegnato in una dura lotta contro i talebani nel Nord-ovest e nel contenimento dell’ala fondamentalista del Paese. Vi è un fronte comune che concorda sul fatto che Zardari goda dell’immunità in quanto presidente; le opposizioni mettono però in dubbio la sua eleggibilità alla guida dello Stato. Al momento della candidatura, infatti, egli sarebbe stato perseguibile a livello penale.
 
La magistratura aveva avviato diversi fascicoli di inchiesta a suo carico. Nell’udienza di ieri la Corte suprema ha fornito diversi elementi sul presunto patrimonio personale del presidente, che sarebbe frutto di corruzione e malaffare. La sua popolarità nel Paese è in forte calo e anche le relazioni con l’esercito – uno dei poteri forti del Pakistan – sono in crisi.
 
I critici sottolineano che “è moralmente costretto a dimettersi”. Khawaja Asif, figura di primo piano del partito di opposizione Pakistan Muslim League, aggiunge che la decisione di lasciare è “nel suo stesso interesse, nell’interesse del suo partito e un bene per il sistema”.
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