27/05/2019, 11.51
ISRAELE - PALESTINA
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Israele, migliaia in piazza contro una legge per garantire l’immunità a Netanyahu

Decine di migliaia di persone - secondo gli organizzatori - si sono riuniti all’esterno del museo di Tel Aviv. I manifestanti brandivano immagini di Erdogan, simbolo del “regime” che vuole instaurare il premier. Al centro della controversia le accuse di corruzione e frode sulle quali è chiamata a giudicare la Corte suprema. All’orizzonte possibili (e clamorose) nuove elezioni.  

Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) - In Israele si scatena la protesta contro un disegno di legge della maggioranza di governo, che vuole garantire l’immunità al Primo Ministro incaricato (al quinto mandato) Benjamin Netanyahu dalle inchieste della magistratura per corruzione e frode. Nella notte fra il 25 e il 26 maggio migliaia di persone si sono radunate all’esterno del museo di Tel Aviv, capitale economica e commerciale del Paese, in una manifestazione “pro-democrazia” che ha visto uniti i principali schieramenti dell’opposizione. 

Le manifestazioni di piazza del fine settimana sono le prima dalla vittoria elettorale del premier uscente a inizio aprile. Alcuni fra i manifestanti indossavano fez rossi in stile ottomano e brandivano ritratti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo i quali egli “incarna la tipologia di regime contro il quale ci battiamo”. 

Per gli organizzatori, alla protesta avrebbero aderito decine di migliaia di persone ma non vi sono dati ufficiali relativi alle presenze. Fra i leader della protesta vi era anche Benny Gantz, ex generale dell’esercito e principale sfidante di Netanyahu alle ultime elezioni, che si è rivolto alla folla incitandola a manifestare. Egli ha quindi attaccato con forza il premier incaricato, accusandolo di far “cadere a pezzi” il sogno di Israele con la sua leadership. “Vi sono persone - ha aggiunto - che stanno cercando di rimpiazzare il governo del popolo con il governo di un singolo uomo e di asservire gli interessi di una intera nazione a quelli di un singolo”.

Secondo quanto riferiscono i principali esponenti dell’opposizione, Netanyahu - che in queste ore ha presieduto una riunione della maggioranza agitata ed è apparso particolarmente nervoso - non può ricoprire l’incarico di capo di governo in caso di incriminazione. La Corte suprema è l’organo chiamato a decidere se egli dovrà dimettersi i meno; tuttavia, secondo i critici e la società civili il Primo Ministro sta cercando di limitarne - se non esautorarne - i poteri per restare in sella. Il suo obiettivo, aggiungono, è di far approvare una norma che lo tuteli dalle accuse di corruzione. 

Netanyahu è accusato fra gli altri di aver intascato beni e regalie per quasi 270mila dollari in sigari e champagne di marca, in cambio di favori politici. In secondo filone di inchiesta, egli avrebbe varato regolamenti favorevoli alla compagnia di telecomunicazioni Bezeq, in cambio di una copertura stampa a lui favorevole. Infine, avrebbe beneficiato di articoli e reportage lusinghieri sul proprio operato e sulla famiglia del quotidiano Yedioth Ahronot, il più venduto del Paese, in cambio di provvedimenti vessatori e discriminanti nei confronti di un media rivale.

Egli rischia condanne da tre a 10 anni di prigione. Di fronte alle accuse ha sempre replicato rivendicando la propria innocenza, parlando di una “caccia alle streghe” di matrice politica. 

In questo contesto si fa più complicata la strada verso la formazione di un nuovo governo. Il termine ultimo per la presentazione del nuovo esecutivo è fissata per il 29 maggio, ma le tensioni interne e le proteste di piazza - con la scure della magistratura calata sulla testa del premier incaricato - hanno rallentato il processo. Lo scenario politico e istituzionale si fa sempre più ingarbugliato con il passare delle ore e alcuni membri del Likud (il partito di Netanyahu) arrivano a profilare nuove (e clamorose) elezioni anticipate se la situazione non dovesse sbloccarsi. 

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