29/04/2015, 00.00
INDONESIA - FILIPPINE
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Jakarta ferma il boia per Mary Jane. La madre: “I miracoli si avverano”. Giustiziati gli altri otto condannati

di Mathias Hariyadi
Felicità e commozione nelle parole di Celia Veloso, che aveva “perso la speranza”. Soddisfazione anche dall’arcivescovo di Jakarta e dal padre spirituale che ha accompagnato la donna negli ultimi istanti. La svolta determinata dal fatto che la persona sospettata di aver reclutato Mary Jane si è consegnata alle autorità filippine.

Jakarta (AsiaNews) - “I miracoli si avverano”. Con queste parole cariche di gioia e commozione la madre della domestica filippina nel braccio della morte in Indonesia ha commentato la decisione, all’ultimo minuto, delle autorità di Jakarta di sospendere l’esecuzione. Soddisfazione viene espressa anche dal ministero filippino degli Esteri che, attraverso il portavoce Charles Jose, sottolinea in una nota: “Siamo sollevati che stanotte non sia stata giustiziata […], il Signore ha ascoltato le nostre preghiere”. Con una decisione dell’ultimo minuto che sa di miracoloso, Jakarta ha risparmiato la vita di Mary Jane Fiesta Veloso, 30enne domestica filippina condannata a morte in Indonesia - sebbene presunta innocente - per traffico di droga internazionale. 

Raggiunto da AsiaNews il sacerdote gesuita tedesco Bernhard Kieser, padre spirituale della donna e primo a sostenerne l’innocenza, racconta i momenti decisivi della vicenda. Egli ha trascorso i momenti finali con Mary Jane e la stava seguendo verso il punto in cui era prevista la fucilazione. Tuttavia, all’improvviso lungo il tragitto un ufficiale gli ha comunicato che l’esecuzione era “sospesa o cancellata”. Soddisfazione e sollievo anche nei primi commenti dell’arcivescovo di Jakarta mons. Ignatius Suharyo, che ha ricevuto dallo stesso sacerdote gesuita la bella notizia. 

Diversa, al contrario, la sorte degli altri otto detenuti con lei nel braccio della morte, finiti secondo le aspettative davanti al plotone e giustiziati per fucilazione. L’esecuzione è avvenuta alle prime ore di mercoledì 29 aprile nella prigione di Besi, sull’isola di Nusakambangan, nella provincia di Java centrale, ribattezzata l’Alcatraz indonesiana. Fra le vittime il duo australiano Andrew Chan e Myuran Sukumaran e un cittadino brasiliano. 

Il governo australiano aveva lanciato nelle ultime ore un appello perché venisse rimandata l’esecuzione, ma le autorità hanno voluto procedere secondo il programma stabilito. Del resto l’Indonesia è fra le nazioni al mondo con la legislazione più ferrea nei confronti del traffico di droga e nel 2013 ha messo fine a quattro anni di moratoria; oggi l’applicazione delle condanne, secondo quanto indicato dallo stesso presidente Joko “Jokowi” Widodo, è rigorosa. 

In risposta Canberra ha richiamato il proprio ambasciatore a Jakarta. Proteste ufficiali sono state sollevate anche da Brasilia, che minaccia ritorsioni diplomatiche per la seconda fucilazione in meno di tre mesi di un cittadino brasiliano in Indonesia. 

Unica ad essere risparmiata la filippina Mary Jane Fiesta Veloso, per la cui liberazione si erano spesi ieri il campione di pugilato Manny Pacquiao e l’arcivescovo di Jakarta mons. Ignatius Suharyo. “Siamo così felici” ha dichiarato a caldo Celia Veloso, madre di Mary Jane. “Non riesco ancora a credere che mia figlia vivrà”. “Non nutrivamo più alcuna speranza - ha aggiunto la donna - gli altri miei figli erano sull’isola in attesa di ricevere il cadavere. I suoi bambini erano ancora svegli quando è arrivata la notizia”. 

Secondo fonti locali, la marcia indietro dell’ultimo minuto è legata al fatto che la persona sospettata di aver reclutato e coinvolto May Jane - a sua insaputa - nel traffico di droga internazionale si è consegnata ieri pomeriggio alle autorità filippine. Per questo Jakarta avrebbe riaperto il caso, decidendo di risparmiare la vita della donna anche se non vi sono stati provvedimenti definitivi di grazia. Anzi, ieri pomeriggio la Procura generale di Jakarta attraverso il suo capo Prasetyo aveva affermato che, a prescindere dalla colpevolezza o dell’innocenza, Mary Jane sarebbe stata “giustiziata questa notte”.

Fino alla scorsa settimana fra i condannati a morte vi era anche un francese, il 51enne Serge Atlaoui; tuttavia, l’intervento all’ultimo del presidente Francois Hollande, che ha minacciato ritorsioni diplomatiche, è riuscito a sfilarlo dalla “lista nera”. Anche per lui la procura di Jakarta precisa che l’esecuzione è solo sospesa e si procederà non appena verrà conclusa la revisione del processo chiesta da Parigi. 

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