18/07/2006, 00.00
INDONESIA
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Java: sopravvissuti allo tsunami invocano aiuto

A Pangandaran, la zona più colpita, la gente non mangia da ieri sera e chiede alle autorità locali interventi più veloci. L'onda anomala ha danneggiato anche alcune chiese; una parrocchia diventa centro per accogliere gli sfollati.

Jakarta (AsiaNews) – Invocano aiuto e hanno paura di essere trascurati dai soccorsi i circa 23 mila sopravvissuti allo tsunami di ieri a Pangandaran. La famosa località turistica è stata la più colpita dall'onda anomala abbattutasi sull'isola di Java in seguito a un forte sisma sottomarino a largo di Jakarta. Nel disastro sono morte almeno 379 persone. E il bilancio è ancora provvisorio.

Intanto laddove non arrivano gli aiuti ufficiali i locali si mobilitano come possono, cattolici compresi. Centinaia di rifugiati, che hanno dormito all'aperto la notte scorsa in moschee e campi allestiti d'urgenza, lamentano che il governo locale non ha ancora distribuito sufficiente cibo e acqua, né vestiti. "Non ho nulla da indossare - dice Tuminah, i cui due figli sono ancora dispersi – non ci sono più cibo né scorte d'acqua".

"Da ieri notte - aggiunge Parsono Anjar Sumyana di Purbahayu, vicino a Pangandaran – abbiamo mangiato solo una volta: il nostro campo, con circa duemila persone, dispone di soli 24 Kg di riso".

Le autorità della reggenza di Ciamis negano responsabilità nei ritardi sulla consegna degli aiuti e spiegano che "ci sono ostacoli che impediscono o rallentano i trasporti".

A Cilacap, altra zona fortemente colpita dal maremoto, circa 2500 sfollati oggi sono tornati a casa. Erano fuggiti in località più elevate ieri per paura di nuove scosse.

Molti ancora i feriti da curare: il governo di Java centrale si è fatto carico delle spese sanitarie che dovranno affrontare i sopravvissuti, mentre oggi il vicepresidente, Jusuf Kalla, ha annunciato lo stanziamento di 100mila dollari per la prima fase degli aiuti post tsunami.

Cattolici di Bandung, capitale della provincia di Java ovest, raccontano che l'onda anomala ha danneggiato seriamente anche alcune chiese a Pangadaran e Cipatujah. La parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Tasikmalayaha – 50 Km da Pangadaran – ha aperto una missione di soccorso all'interno dei suoi stabili e dato il via ad una raccolta di donazioni per le vittime.

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