14/09/2017, 11.30
INDIA
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Jharkhand, card. Toppo ‘dato alle fiamme’. Mons. Mascarenhas: frenare l’odio del chief minister

di Theodore Mascarenhas*

A Ranchi circola una foto dell’arcivescovo in fiamme su un manichino. Il segretario generale della Conferenza episcopale chiede al premier Modi di intervenire. Soldi dei cittadini spesi per pubblicità diffamatorie contro i cristiani. Tribali e dalit convertiti dai missionari perché “semplici e muti come le vacche”. Accorata lettera-appello per frenare l’odio religioso contro i cristiani.

New Delhi (AsiaNews) – A Ranchi, nel Jharkhand, circola un’immagine del card. Telesphore P. Toppo, arcivescovo locale, che brucia su un manichino. Lo denuncia addolorato mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci). L’immagine del suo vescovo data alle fiamme da radicali indù del Bjp (Bharatiya Janata Pary, il partito del premier) lo ha spinto a rompere il silenzio, scrivendo una lettera-appello al primo ministro indiano Narendra Modi. Dura è la conclusione: “Se Raghubar Das, chief minister del Jharkhand, non è capace a controllare il suo odio ideologico, è tempo che se ne vada”.

Mons. Mascarenhas chiede a Modi di frenare il clima di odio contro i cristiani diffuso dal chief minister statale. Riporta l’esempio di una pubblicità fatta pubblicare da Das, con una falsa citazione del Mahatma Gandhi che accuserebbe i seguaci del Vangelo di convertire poveri tribali e dalit. Questi ultimi, a loro volta, sono descritti come “innocenti e ignoranti”, “semplici e muti come le vacche”. Non solo, il segretario dei vescovi cita anche la legge anti-conversione promulgata di recente dall’Assemblea statale, “approvata quasi senza discussione in aula”, e criticata dallo stesso card. Toppo. “Non è possibile – aggiunge – che una autorità costituzionale dello Stato sia coinvolta nel promuovere in modo attivo l’odio”. Poi rivolto al capo del governo, conclude secco: “Il suo partito ha molti altri leader che potrebbero svolgere meglio il lavoro su tutti i fronti”. Di seguito la lettera (traduzione a cura di AsiaNews).

Onorevole primo ministro,

le rivolgo questo appello con grande dolore e angoscia, ma anche con speranza. Deve essere informato su quanto sta accadendo in Jharkhand, uno Stato governato dal Bharatiya Janata Party. Deve essere a conoscenza che esiste una spirale d’odio creata dal chief minister appartenente al suo partito, che se non messa immediatamente sotto controllo, potrebbe portare lo Stato e la sua popolazione su un sentiero di violenza e di odio.

Finora mi sono trattenuto dal fare commenti sui tragici eventi nello Stato. Ma la notte scorsa [la lettera è datata 13 settembre 2017, ndr] mentre ero sul punto di andare a dormire, ho ricevuto questa spaventosa e inquietante foto (v. foto 1). Me l’ha inviata un giovane cristiano del Jharkhand, con questa frase di Gesù in hindi: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Sono andato a letto, ma non riuscivo a dormire. Forse coloro che sono alla guida di questo odio ideologico – dove l’obiettivo sono i cristiani – non sanno davvero cosa stanno facendo, su quale strada stanno conducendo le persone: quella dell’odio e della divisione. Mentre mi rigiravo nel letto, mi è venuto in mente che c’era una persona cui avrei potuto fare appello: lei, onorevole primo ministro. Perché più volte lei ci ha detto “sabh ka sath, sabh ka vikas” [“sforzi collettivi, crescita inclusiva” – ndr]. Se non mi sbaglio, è con questo slogan che lei ha condotto la campagna per lo Stato del Jharkhand, che ha portato Raghubar Das al soglio di chief minister statale.

Il Jharkhand è uno Stato dove una miserabile povertà ed estreme condizioni di vita non hanno impedito a persone di ogni fede e confessione, tribali e non tribali, dalit e altri di vivere in pace l’un con l’altro. Questo è avvenuto fino a quando il chief minister non si è lanciato in una differente agenda politica. Egli ha iniziato qualche mese fa, con attacchi al vetriolo contro la comunità cristiana. Per la prima volta per qualsiasi chief minister, egli si è esposto con questa particolare pubblicità in prima pagina, [pubblicata] sul noto quotidiano statale Dainik Bhaskar (v. foto 2). 

Non so se lei sapeva di questa pubblicità. Essa contiene una falsa citazione del Mahatma Gandhi, peraltro senza citare la fonte, che diffama la comunità cristiana. La pubblicità accusa i missionari cristiani di convertire i poveri dalit e tribali (chiamati Vanvasis, un termine che nemmeno Gandhi ha mai usato per riferirsi a loro), che la citazione descrive come innocenti e ignoranti. I tribali e i dalit sono rappresentati come “semplici e muti come le vacche”.

In Jharkhand tutte le persone di buon senso e i tribali sono inorriditi di fronte a tale descrizione. La gente si domanda se lo Stato meriti un simile chief minister, che consente una pubblicità con una propria foto, o un simile “Bappu” (padre) che riduce i tribali e i dalit a livello delle mucche. Molti si sono stupiti di come Raghubar Das abbia fatto a diventare chief minister con i voti dei tribali e dei dalit, dato che nel testo della pubblicità essi sono “muti e semplici come le vacche”.

A meno di due settimane dal manifesto, mentre i cittadini del Jharkhand era ancora scioccati per l’odio di cui era intrisa la pubblicità, il partito di governo ha portato e fatto approvare dall’Assemblea statale due importanti leggi: il Freedom of Religion Bill e gli Amendments to Land Acquisition Act 2013. Entrambe sono passate in tempi record e praticamente senza discussione. Verrebbe da chiedersi se la pubblicità piena d’odio e il “Freedom of Religion Bill” siano serviti da copertura al vero scopo dell’emendamento al Land Acquisition Act. C’è qualcosa di più che salta all’occhio, in particolare perché la governatrice in precedenza aveva rifiutato di firmare l’emendamento al Cntpt Act [la legge che avrebbe ceduto le terre dei tribali al miglior offerente, cui si era opposto il card. Toppo – ndr]. [Ciò che salta all’occhio] è che il chief minister sta creando una tattica diversiva di odio crescente.

Caro primo ministro, più volte la Chiesa cattolica ha ripetuto che essa si oppone con forza alle conversioni forzate. Ma allo stesso tempo essa afferma che è suo diritto “predicare, praticare e diffondere” la fede, così come stabilito dagli artt. 25-28 della Costituzione. Ritorniamo a quella pubblicità contro la comunità cristiana che ha reso più repentino il passaggio degli emendamenti al Land Acquisition Bill: noi crediamo possa minacciare i mezzi di sussistenza e l’esistenza stessa dei tribali, soprattutto quando ci sono così tante terre governative non utilizzate.

Caro primo ministro, torniamo indietro a quella foto che mi sta perseguitando. Si tratta del rogo dell’immagine del più importante e rispettato leader religioso del Jharkhand. Il card. Telesphore P. Toppo – come credo lei ben saprà – è un leader indiscusso, rispettato non solo nella cerchia cristiana ma anche nella società civile, da tribali e non. Egli è anche ambasciatore di Swatch Bharat Abhiyan [“Clean India Mission”, una campagna del governo per ripulire le strade del Paese – ndr]. La storia ci dimostra che l’odio che inizia da una piccola scintilla può inghiottirci in un fuoco indomabile. Come lei sa, appiccare il fuoco ad un’immagine spesso conduce alla violenza fisica.

Come l’intero Paese sa, noi siamo una comunità di pace amorevole. I nostri missionari si sono sacrificati e molti hanno perso la vita in tenera età a causa della malaria e della tubercolosi per servire i settori svantaggiati della società in aree remote. Non lo abbiamo fatto per motivi politici o egoistici. Continueremo a lavorare per le fasce dimenticate della società attraverso l’educazione, l’assistenza medica e altre attività di conforto. Non lo facciamo per “allattare la povertà”, cioè per farli diventare cristiani – lo facciamo perché così la nostra religione ci insegna, a servire i più poveri tra i poveri.

Caro primo ministro, come al solito la Chiesa non ha risposto alle provocazioni del chief minister. E non perché abbiamo paura, non perché siamo deboli. Il fatto che i cristiani non abbiano risposto, non deve essere interpretato come segno di debolezza. Noi non parliamo di noi stessi, parliamo del popolo del Jharkhand. Non è possibile che un’autorità costituzionale dello Stato abbia speso così tanto denaro pubblico per una pubblicità di prima pagina che istiga l’odio, mentre le strutture sanitarie sono talmente mediocri che fa notizia il fatto che i genitori siano costretti a portare i propri figli all’ospedale più vicino percorrendo a piedi fino a 10-12 chilometri [proprio per questo la diocesi sta costruendo un ospedale a Ranchi per tribali e poveri, per consentire loro un accesso immediato alle cure mediche – ndr].

Non è possibile che un’autorità costituzionale dello Stato sia coinvolta nel promuovere l’odio in modo attivo, come nel caso del manifesto pubblicitario.

Caro primo ministro, siamo rimasti affascinati quando lei, parlando alla nazione il 29 maggio 2016, ha detto che “noi indiani siamo fortunati che i nostri antenati abbiano creato una simile tradizione. L’India e i suoi 1,25 miliardi di persone sono orgogliose del fatto che qui si trovano esponenti di tutte le comunità e credo”.

Ci siamo emozionati il 31 ottobre 2015 quando lei ha affermato che “dobbiamo muoverci verso il mantra dell’unità, della pace e dell’armonia”.

L’intera nazione ha battuto le mani quando lei, nel giorno dell’indipendenza parlando dal bastione del Red Fort [di Delhi], ha lanciato un chiaro appello: “La violenza non può essere perpetrata in nome della fede”.

Negli ultimi due mesi, Raghubar Das e i suoi consiglieri non hanno mostrato affinità con la visione che lei proclama.

Io mi appello a lei, onorevole primo ministro, con fiducia e speranza, affinchè intervenga a mettere un freno alla diffusione dell’odio creata dal chief minister del Jharkhand. I cittadini e il Jharkhand stesso merita di meglio. Se il chief minister non è capace a controllare il suo odio ideologico, è tempo che se ne vada. Il suo partito ha molti altri leader che potrebbero svolgere meglio il lavoro su tutti i fronti.

*segretario generale della Conferenza episcopale indiana, vescovo ausiliare di Ranchi

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