27/07/2009, 00.00
AFGHANISTAN
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Kabul ottiene una tregua dai talebani. Perchè l'occidente sta perdendo la guerra

Per il voto del 20 agosto, i talebani di Badghis si impegnano a non attaccare i seggi e a ritirarsi da zone strategiche. Fonti di AsiaNews: i Paesi occidentali devono chiedersi, e capire, perché stanno perdendo la guerra.

Kabul (AsiaNews) – Il governo afghano ha concordato oggi una tregua con i ribelli talebani nella provincia nordoccidentale di Badghis, in vista delle elezioni presidenziali del 20 agosto. Fonti locali spiegano ad AsiaNews la difficile situazione e perché l’Occidente sta perdendo la guerra.

I talebani hanno promesso di non attaccare i seggi elettorali e di consegnare 3 zone chiave della regione alle autorità delle tribù locali. Kabul manifesta la speranza di raggiungere accordi analoghi in altre province.

C’è soddisfazione tra i Paesi impegnati con forze militari, che sperano di raggiungere un accordo generale di pace con i talebani più moderati. Esperti osservano che a Badghis negli ultimi mesi gli scontri già erano molto diminuiti.

Fonti locali di AsiaNews commentano che i Paesi occidentali hanno capito che non possono vincere la guerra con la forza militare ma non riescono a trovare una vera alternativa. Ne è dimostrazione anche la polemica scoppiata in Italia, dopo che il 26 luglio 3 soldati italiani sono rimasti feriti in due diversi attacchi, a Bala Baluk e a Adraskan, zone non lontane da Herat.

“Sembra che per molti politici – commenta la fonte, che chiede l’anonimato – l’alternativa sia tra ritirare i militari o garantire loro la massima sicurezza e potenza bellica. Nessuno parla davvero di cosa si possa fare per l’Afghanistan. Nessuno si chiede davvero come mai i talebani, dopo 8 anni dall’intervento Usa, ancora resistono e, anzi, aumentano gli attacchi”.

“In realtà – prosegue – tutti sanno che i Paesi occidentali stanno perdendo la guerra: controllano Kabul e le grandi città ma intere regioni sono in mano ai talebani. Anche i talebani sanno che non possono vincere, ma dalla loro parte hanno il tempo. Prima o dopo gli occidentali andranno via e i talebani aspettano. Per questo non hanno bisogno di fare la pace.”

Secondo esperti locali, due sono le principali cause per cui Kabul e i suoi alleati stanno perdendo: “l’inefficienza dell’organizzazione della ricostruzione del Paese, l’incapacità di gestire i rapporti con la popolazione locale. Non è un problema militare, ma una popolazione che manca di servizi elementari”.

Dopo tanti anni di intervento, in molte zone di Kabul manca l’acqua potabile. L’energia elettrica è razionata ed erogata solo per alcune ore. Mancano le strade. Non sono nemmeno state costruite nuove scuole. La sanità è carente, si muore ancora per malattie come la dissenteria e la mortalità sotto i 5 anni è oltre il 20%. Anche un parto cesareo diventa pericoloso, se privo di assistenza. La mortalità materna è di una ogni 50 nascite, ma arriva a uno ogni 16 nascite in alcune province come il Badahashan.

“Sono arrivati fiumi di denaro, ma i Paesi donatori non si sono preoccupati di vedere come fossero investiti. A parte la corruzione, che pure è diffusa, molti progetti sono stati pensati male, buoni sulla carta ma non adeguati alla realtà locale. Ora, forse, lo si inizia a comprendere e nell’ultimo G8 molti Paesi hanno detto che la ricostruzione va fatta con una collaborazione diretta dei Paesi occidentali”. La corruzione è diffusa e sono frequenti le accuse anche contro il governo di Karzai. La popolazione è al limite della sussistenza: nel solo 2007 il prezzo del grano è aumentato del 70% e l’inflazione del 17%. Crescono sempre rapidi i prezzi di idrocarburi e legna, essenziali per riscaldarsi nel freddo inverno. “Però – aggiunge la fonte - la gente vede i funzionari delle Nazioni Unite usare auto costose e avere molti impiegati. A Kabul le ville di lusso crescono come funghi: segno che qualcuno si è arricchito”.

C’è, poi, il problema del rapporto con la popolazione locale, orgogliosa e indipendente. La nostra fonte ripete che: “Non sarà mai possibile un controllo del territorio, senza il sostegno della popolazione. Nel 2001 la gente aveva una gran voglia di cambiare, era disponibile a cambiare. Ma non è successo nulla. Ora non crede più possibile un cambiamento. Ora non sarà facile recuperare una fiducia e una disponibilità simili”.

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