25/11/2015, 00.00
MYANMAR
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Kachin, ancora violenze: L’esercito birmano sequestra e tortura due civili

di Francis Khoo Thwe
I due uomini fermati perché sospettati di legami con le milizie ribelli Kia. Per giorni sono rimasti nelle mani dei soldati, che li hanno malmenati con brutalità. Gli ospedali hanno rifiutato di curarli e ora sono sorvegliati dall’intelligence. La vittoria dei democratici alle urne non basta a pacificare i focolai di conflitto nelle aree in cui vivono le minoranze.

Yangon (AsiaNews) – Il trionfo della Lega nazionale per la democrazia e della sua leader Aung San Suu Kyi alle elezioni generali dell’8 novembre sembra aver traghettato il Myanmar verso una nuova era di pace e di democrazia. Tuttavia, nel Paese asiatico violenze e conflitti continuano senza sosta, in particolare nelle aree etniche Kachin e Shan. L’ultimo episodio è avvenuto proprio nello Stato settentrionale al confine con la Cina, dove da oltre quattro anni è in corso un conflitto fra esercito governativo e milizie ribelli Kia (Kachin Indipendence Army). La situazione sul campo appare sempre più ai limiti del collasso.

Secondo quanto riferisce ad AsiaNews l'attivista cattolica Khon Ja Labang, già membro del movimento Kachin Peace Network, l’esercito birmano ha sequestrato, malmenato e abbandonato in stato di incoscienza due civili di etnia Kachin. Il fatto è avvenuto il 19 novembre scorso e conferma il clima di violenza e tensione che si respira nell’area, a dispetto del voto e dei proclami ottimistici degli osservatori internazionali.

Protagonisti della drammatica vicenda il 23enne Sai Yee Lin e il 44enne Maung Sam (nella foto), originari dei villaggi di Naung Mun e Naung Lote, nell’area della cittadina di Mansi. Durante un tragitto, i due sono stati fermati dai militari e accusati di essere miliziani del Kia.

Dal momento del fermo i due sono stati oggetto di torture fisiche e psicologiche per giorni, prima di essere “abbandonati mezzi morti” all’interno di “sacchi di plastica colorati” in una stazione di polizia di Mansi alle 3 del pomeriggio del 22 novembre scorso. Entrambi erano molto deboli e ricoperti di sangue.

In queste ore i due uomini, prosegue l’attivista Kachin, hanno ricevuto la visita dei familiari e sono sottoposti a cure mediche in ospedale. Dimessi, entrambi hanno fatto ritorno a casa. Tuttavia, denuncia Khon Ja, sono oggetto di “attenzione continua” da parte dei servizi dell’intelligence e “non possono lasciare le loro abitazioni”.

Ieri uno dei due uomini si è rivolto a un ospedale della zona per forti dolori alla testa, conseguenze delle percosse, ma i medici non hanno voluto intervenire e alcuni soldati hanno di fatto impedito al paziente di ottenere le cure mediche, costringendolo a rientrare nella propria casa.

Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui i Kachin nell'omonimo territorio a nord, lungo il confine con la Cina, e più di recente con i ribelli Kokang nello Stato Shan, dove il presidente ha dichiarato l’emergenza.

Divampata nel giugno 2011 dopo 17 anni di relativa calma, la guerra fra Tatmadaw e Kachin ha causato decine di vittime civili e almeno 200mila sfollati; lo scorso anno i vescovi della regione hanno lanciato un appello per la pace, auspicando una soluzione "duratura" al conflitto.

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