21/01/2016, 12.47
INDONESIA
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Kalimantan, villaggio musulmano al rogo: 1200 persone in fuga

di Mathias Hariyadi

La popolazione locale ha deciso di cacciare i membri del Gafatar (Gerakan Fajar Nusantara), considerata setta eretica dell’islam tradizionale. Il fondatore è stato condannato nel 2007 per esseri dichiarato ultimo profeta. Il governo ha organizzato il trasporto dei profughi a Java. Ministro: “Bisogna punire le dottrine false del movimento, ma quando i suoi membri sono in pericolo lo Stato deve intervenire”.

Jakarta (AsiaNews) – Almeno 1200 persone, appartenenti ad una minoranza musulmana, sono state costrette a fuggire dalle proprie case, dopo che il loro villaggio è stato dato alle fiamme dalla popolazione locale con l’accusa di blasfemia. L’episodio è avvenuto ieri a Moton Panjang, nel distretto di Mempawah, Kalimantan (Borneo).

Una settimana fa, la comunità musulmana locale aveva protestato contro i “troppi membri” del Gafatar (Gerakan Fajar Nusantara) nella zona, considerati eretici. Quando la minoranza ha rifiutato di andarsene, decine di musulmani hanno appiccato il fuoco alle case dei “blasfemi”, costringendoli alla fuga.

Il governo indonesiano è subito intervenuto per fornire ai fuggitivi un trasporto fino a Java, loro terra nativa. Diverse navi sono attraccate al porto di Pontianak (capoluogo del Kalimatan) in attesa di imbarcare i profughi.

Il Gafatar è finito sulle prime pagine dei giornali locali nelle ultime settimane, perché accusato della sparizione di alcune persone, avvenuta a dicembre 2015. Un medico di Yogyakarta (Java) è stato dato per disperso dal marito insieme alla figlia. Entrambi sono stati ritrovati qualche giorno dopo in stato di shock.

Il Gafatar è nato nel 2006 grazie al carisma di Ahmad Moshadeq, autoproclamatosi ultimo profeta dell’islam e fondatore di una scuola di pensiero. Ad ottobre 2007, il Consiglio degli ulema indonesiani ha dichiarato Moshadeq “falso profeta” e i suoi insegnamenti “illegali”, bandendo il Gafatar dalla comunità islamica. Il leader del movimento è stato condannato a quattro anni di carcere per aver dato un’interpretazione sbagliata dell’islam.

Nonostante la messa al bando del leader, i suoi numerosi seguaci hanno continuato a dare vita al movimento in diversi centri dell’arcipelago, soprattutto nel Kalimantan, organizzando attività caritatevoli ed eventi sociali.

Appena venuto a conoscenza dell’attacco al villaggio, il presidente Joko Widodo ha assicurato la vicinanza dello Stato alle vittime, e ha dato ordine all’ex generale Luhut Panjaitan, coordinatore del ministero della Sicurezza, di occuparsi dell’emergenza.  

Pramono Anung, ministro del governo, ha accusato le autorità di Menpawah di non essere intervenute in tempo per proteggere la popolazione e ha sottolineato la doverosa distinzione fra gli insegnamenti “falsi” del Gafatr e i suoi membri. Se le dottrine del movimento sono contro l’islam, ha detto, verranno prese misure adeguate, “ma quando i suoi membri sono in pericolo, lo Stato deve intervenire per garantire la sicurezza della loro vita”.

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