02/04/2009, 00.00
NEPAL
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Kathmandu proclama martiri 8mila maoisti

di Kalpit Parajuli
Sono per lo più guerriglieri che hanno combattuto la guerra civile. I partiti dell’opposizione e i comunisti che sostengono il governo insorgono: così si“svilisce il martirio di coloro che hanno sacrificato la loro vita per la nazione”.C’è anche un risvolto economico.
Kathmandu (AsiaNews) - Il governo del Nepal dichiara martiri della nazione 8mila persone, morte durante le rivolte maoiste di Janaandolon-II, che nel 2006 fecero cadere la monarchia, ed il movimento indipendentista Madhesh.
 
La lista dei candidati al titolo di martire riporta i nomi raccolti dai comitati maoisti in tutti i 75 distretti del Paese. In essa figurano 25 combattenti della rivolta Janaandolon-II e 21 indipendentisti madheshi. Ma l’elenco comprende anche persone citate solo con il nome di battaglia o addirittura prive di identità e segnalate solo con la generica indicazione di “mongolo” (l’origine di molti ribelli maoisti) o “madheshi”.
 
Il Nepali Congress (Nc), principale partito dell’opposizione, ed il Communist Party of Nepal (Cpn), partner dei maoisti nella coalizione di governo, criticano la decisione dell’esecutivo del premier Pushpa Kamal Dahal.
 
Ram Sharan Mahat, leader del Nc afferma che dichiarare martiri un così alto numero di persone “suona come uno scherzo” e “svilisce il martirio di coloro che hanno sacrificato la loro vita per la nazione”. Shankar Pokharel, segretario del Cpn, chiede al premier di chiarire gli elementi su cui basare il riconoscimento del martirio di una persona.
 
Secondo la norma vigente, il riconoscimento del martirio comporta che lo Stato devolva ai parenti dello scomparso un risarcimento di 1milione di rupie nepalesi (pari a 9.325 euro). Nel caso degli 8mila nuovi martiri sono previste solo 100mila rupie a famiglia.
 
La vicenda si inserisce nella polemica tra gli ex-guerriglieri maoisti ed il resto del Paese. Il People’s Liberation Army (Pla) ha combattuto per dieci anni (dal 1996 al 2006) contro l’esercito regolare: la guerra civile si è conclusa con la caduta della monarchia e le prime elezioni democratiche del Nepal. Oggi però i ribelli sono una presenza ingombrante per la società, ed il governo, anch’esso maoista, sembra incapace di trovare una soluzione.
 
Secondo le stime Onu sono 19mila gli ex guerriglieri ancora impegnati con il Pla. Il loro reinserimento nella società prosegue a rilento, il progetto di integrazione nell’esercito regolare è osteggiato dall’opposizione e dai partiti della colazione governo, e all’inizio  di marzo il Pla ha iniziato una nuova campagna di reclutamento per portare a 25mila il numero dei suoi effettivi.
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