12/03/2012, 00.00
INDIA – ITALIA
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Kerala, più di 230mila pescatori in marcia contro il governo indiano

Chieste nuove misure di sicurezza e protezione per chi va in mare: sistemi di comunicazione satellitari, una linea di emergenza e maggior personale per la guardia costiera. Stallo nel caso dei marò italiani detenuti in Kerala. Parroco di Quilon: “Anche noi aspettiamo la perizia balistica: è l’unico modo per sapere la verità”.

Kochi (AsiaNews) - Più di 230mila pescatori cattolici, indù e musulmani hanno marciato questa mattina fino al segretariato (uffici governativi, ndr) di Trivandrum, per chiedere al governo del Kerala maggiore sicurezza in mare. Per p. Stephen Kulakkayathil, parroco di Quilon, "un evento speciale, che ci auguriamo spinga il nostro governo ad ascoltare davvero le nostre richieste. Nelle ultime settimane, troppi incidenti hanno colpito questa povera comunità". Il più critico è quello del 15 febbraio scorso tra la petroliera italiana Enrica Lexie e il peschereccio indiano St. Anthony, nel quale sono morti due pescatori, Jelestein e Ajai Binki. Per queste morti, due marò italiani sono accusati di omicidio e detenuti nel carcere di Trivandrum dalle autorità indiane.

Partita da Chingavanam, la marcia è stata organizzata dal Kerala Fisheries Joint Action Council (Kfjac), che riunisce sotto di sé tutti i sindacati e le associazioni laiche e religiose di pescatori. Al termine della manifestazione, l'associazione ha presentato una petizione scritta a Oomen Chandy, capo del governo del Kerala. In essa si chiede: un intervento congiunto di Marina, guardia costiera, dipartimento mercantile e sindacati per controllare la situazione in mare; un sistema di comunicazione che si avvalga dell'uso del satellitare per tracciare le rotte delle navi mercantili, e metterle in contatto con i pescherecci locali; una linea d'emergenza; un numero maggiore di personale; sostegno economico e lavorativo alle famiglie dei deceduti.

Intanto, la vicenda dei due marò italiani detenuti per l'omicidio di due pescatori indiani attraversa una fase di stallo. Dai laboratori indiani si attende ancora il risultato della perizia balistica (condotta da una squadra di esperti indiani e italiani, ndr) sulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie. "Dovrebbero arrivare questa settimana - commenta p. Stephen - ma ci stanno mettendo troppo tempo. È una prova fondamentale. Da essa dipendono le vite di molti: delle famiglie degli uccisi, e dei marò. Se non fossero loro i colpevoli, bisognerà continuare a cercare la verità". (GM) 

 

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