15/03/2017, 08.52
MYANMAR
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Ko Ni aveva trovato una “scappatoia” per abolire la Costituzione. I militari lo hanno ucciso

È quanto afferma un collaboratore dell’avvocato musulmano, assassinato a fine gennaio. Sarebbe bastato un unico voto in Parlamento, a maggioranza semplice, per “abolire” la Carta e “adottarne una nuova”. La morte un “segnale” dell’esercito a chi opera per una riforma. “Clima di paura” all’interno della Nld. 

 

Yangon (AsiaNews) - Ko Ni - costituzionalista di primo piano e consulente della Lega nazionale per la democrazia (Nld), partito di Aung San Suu Ky al potere in Myanmar - ucciso a fine gennaio, lavorava a una riforma volta a ridurre il potere dei militari. È quanto afferma uno stretto collaboratore dell’avvocato musulmano, freddato a colpi di pistola all’aeroporto internazionale di Yangon. Una rivelazione destinata ad alimentare i sospetti - più volte negati in via ufficiale - di coinvolgimento delle alte sfere dell’esercito nell’omicidio. 

Il 63enne Ko Ni, era un avvocato musulmano conosciuto nel Paese per il suo attivismo in ambito giuridico. Una delle sue molte battaglie, forse quella più importante e che gli è costata la vita, era dedicata ai tentativi di riforma della Costituzione imposta nel 2008 con un referendum farsa dai militari. 

Egli rientrava in Myanmar dopo aver partecipato in Indonesia a un forum interreligioso sulla tolleranza e la riconciliazione. Lo scorso anno, in un’intervista incentrata sulla riforma costituzionale, aveva sottolineato che “è impossibile” modificare la Carta vista la “persistente” opposizione dei militari. Ecco perché, ha aggiunto, “scriverne una nuova è la soluzione migliore per dare al Paese una Carta democratica”.

Sebbene l’odierno Myanmar sia retto da un governo civile, l’esercito birmano - il famigerato Tatmadaw, che ha guidato per oltre 50 anni la nazione attraverso un manipolo di generali - resta sempre il vero potere forte del Paese. Il 25% dei seggi in Parlamento è riservato ai miliari e la Costituzione prevede che ogni tentativo di riforma debba essere approvato da oltre il 75% dei deputati. Ai militari sono inoltre affidati in via esclusiva alcuni ruoli chiave a livello governativo, fra cui i dicasteri della Difesa, degli Interni e dei Confini. Condizioni che, di fatto, rendono impossibile la modifica della Carta senza il benestare di generali e colonnelli. 

Secondo quanto riferisce Bertil Lintner, uno stretto collaboratore di Ko Ni, il costituzionalista birmano avrebbe scoperto di recente una “scappatoia” per aggirare il veto militare in un tentativo di riforma. In un’intervista a Voice of America (Voa) il giornalista svedese sottolinea: “[Ko Ni] diceva che non vi è alcun punto nella Costituzione del 2008 secondo cui la Costituzione stessa non può essere abolita mediante un singolo voto in Parlamento”. Ecco perché basterebbe una sola votazione a maggioranza semplice “per abolire la Costituzione e adottarne una nuova. Stava lavorando su questo”. 

Lintner parla anche di divergenze di opinioni fra Ko Ni e Aung San Suu Kyi: la leader della Nld, oggi ministro degli Esteri, predilige una riforma “graduale” della Carta; diverso il parere del costituzionalista, che chiedeva una prova di forza in aula. Da qui la decisione delle alte sfere militari di ordire l’omicidio del legale, un segnale di “avvertimento” degli uomini in divisa rivolto a quanti operano per ridurne il potere e l’influenza. 

La morte di Ko Ni, conclude Lintner, ha creato un “clima di paura” all’interno della Nld. Giudizio respinto da Win Thein, portavoce dei democratici, secondo cui non si tratta di paura ma di dolore “per una grande perdita”.

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